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V GIORNO DEL RICORDO

In memoria delle vittime delle foibe, dell'esodo giuliano-dalmata, delle vicende del confine orientale del secondo dopoguerra.Istituito con la legge n. 92 del 30 marzo 2004, il Giorno del Ricordo in Italia si celebra il 10 febbraio.
Il Giorno del Ricordo ai sensi dell'art. della legge n. 260 del  27 maggio 1949, è considerato una solennità ufficiale.
La legge recita: « La Repubblica riconosce il 10 febbraio quale "Giorno del ricordo" al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale. Nella giornata […] sono previste iniziative per diffondere la conoscenza dei tragici eventi presso i giovani delle scuole di ogni ordine e grado. È altresi' favorita, da parte di istituzioni ed enti, la realizzazione di studi, convegni, incontri e dibattiti in modo da conservare la memoria di quelle vicende. Tali iniziative sono, inoltre, volte a valorizzare il patrimonio culturale, storico, letterario e artistico degli italiani dell'Istria, di Fiume e delle coste dalmate, in particolare ponendo in rilievo il contributo degli stessi, negli anni trascorsi e negli anni presenti, allo sviluppo sociale e culturale del territorio della costa nord-orientale adriatica ed altresi' a preservare le tradizioni delle comunità istriano-dalmate residenti nel territorio nazionale e all'estero. » (legge n.92 del 30/03/2004)
In questo giorno si ricordano le vittime delle foibe, dell'esodo giuliano-dalmata, delle vicende del confine orientale del secondo dopoguerra.
Le foibe, cavità carsiche naturali, tra il 1943 e il 1945 vennero usate dai partigiani di Tito per gettare dentro, il più delle volte vivi, migliaia di italiani, civili e non, colpevoli di opporsi all’espansionismo comunista slavo propugnato da Josip Broz conosciuto come “Maresciallo Tito”.
Da sempre il numero dei morti infoibati è oggetto di dibattiti, ma le stime vanno dai 6000 ai 12000 morti.

Francesco Pellegrino