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Vieste, oggi al Santuario di S. Maria di Merino s’innalza la croce

Il segno di Cristo glorioso      Può sembrare un fatto scontato innalzare una croce in un luogo sacro se non fosse per due particolarità che la caratterizzano.
     Una croce grande, enorme, alta 12 metri che domina il Santuario di S. Maria e la piana circostante. É una croce gloriosa, senza Cristo, il segno della salvezza, che farà balzare subito agli occhi, anche da lontano, l’ubicazione del Santuario.
     Essa è elevata come segno d’incontrastata vittoria di Cristo e della fede su quel sito da cui è partita, e si è radicata nei viestani, la devozione a Maria, madre di Cristo e madre nostra. Ẻ lì, alta, solenne, testimone eloquente della gloria di Cristo, a dominare con la su altezza il luogo più caro ai viestani  e a proteggerne la fede.  La croce è il segno non più della morte, bensì della gloria di Cristo, nel quale vincerà ogni uomo che crede. É il segno della nostra vittoria. “In hoc signo vinces”. Sono le parole che Costantino il grande, prima della battaglia del ponte Milvio, ha visto delinearsi nel cielo in una visione notturna luminosa, portatrice di un grande messaggio che ha cambiato la vita di quell’imperatore e della storia.
     La croce di Cristo continua a dividere e a far discutere. Nessuna meraviglia. Il Vangelo lo ha preannunciato. Cristo è il segno di contraddizione. Rovina per alcuni, vittoria per altri.  La croce, piantata nel piazzale antistante il Santuario, continuerà a dirci che in questo segno vinceremo le paure, i conflitti della nostra società.
     Mentre racconto la genesi di questa croce, raccomandiamo ai viestani d’imparare ad assumerla come segno della propria devozione a Maria. Maria porta inevitabilmente a Cristo. Il nostro percorso verso il Santuario ha un traguardo: Cristo. Maria è il nostro cammino verso di Lui. La croce sarà lì ad accoglierci, ad indicaci che la meta della nostra devozione a Maria è Cristo glorioso.
     Da molti anni sul presbiterio della Chiesa esterna dominava una croce. Anch’essa alta e con una storia dietro. Improvvisamente, durante questo inverno, essa è caduta. La base, immersa nella terra, non ha retto. Come poter continuare a tenere alta la croce in quel luogo. La prospettiva di costruire sul presbiterio una tenso struttura che metta al sicuro la celebrazione dal sole o da improvvisi temporali, ha suggerito l’dea di spostarla da quel luogo e posizionarla altrove. Quale soluzione migliore che porre la croce all’ingresso del piazzale, amica accogliente del popolo pellegrino a Merino?
     La croce doveva essere alta e maestosa. Alcuni giorni dopo la decisione, una telefonata di una ragazza o signora di Vico del Gargano. Essa si è detta portatrice di un messaggio da parte di una presunta visione privata che le aveva affidato la  missione di invitare i sacerdoti del luogo ad innalzare tre croci di 12 metri: una a Vico, una seconda al santuario di Loreto in Peschici e la terza S. Maria di Merino. Una mera coincidenza, ma la croce, nella decisione assunta giorni prima, già c’era e di 12 metri, secondo i suggerimenti di quella signora, che non conosco. Inconsapevolmente abbiamo realizzato il suo suggerimento.
     Dalle pagine de Il Faro voglio rivolgere l’invito a visitare la croce di S. Maria di Merino e ringraziare quelli che hanno contribuito ad innalzarla a titolo completamente gratuito e a devozione della Madonna. Lì, attorno a quella croce, ci sono le mani e l’opera di una moltitudine di operaio, artigiani e professionisti viestani. Vi è anche raccolta la fede e la speranza di tutti noi. Grazie anche a nome della Madonna.
     Cristo e Maria gloria dei viestani!

Sac. Giorgio Trotta