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RIGNANO, IL PAESE DELLE VEDOVE

Un motto coniugato per scherzo nei tempi andati: "Rignano Garganico, paese delle vedove"? Resiste ancora. Veridicità confermata da un recente studio statistico.
Da sempre Rignano nei testi di storia e di folklore è indicato come il "balcone delle puglie", ma ai più è conosciuto anche come il "paese delle vedove", comunità dove per tanti secoli la popolazione femminile (quella coniugata) ha superato di gran lunga la popolazione maschile.

E questo è certo fino agli anni ’70-’80 del secolo scorso, come attesta uno studio statistico, compiuto da un distinto ricercatore, che ha messo a fuoco con dati e date quello che fino allora era considerata una vera e propria leggenda. Cavalcando il vocìo popolare, una Compagnia Teatrale del posto, era addirittura riuscita a mettere in scena l’intera "storiella", riportando alla luce nel contempo antiche tradizioni e usanze ormai estintesi nella memoria collettiva delle nuove generazioni, ma fermamente presenti in quella degli anziani. Ecco, comunque, la storia. Rignano, da sempre, basa gran parte della sua economia sul settore agricolo. Questo si verificava anche anticamente, quando centinaia e centinaia di braccianti si recavano nella "pugghja" (le campagne sottostanti) per lavorare e portare a casa quel poco che gli serviva per sopravvivere (grano, ortaggi, olio, ecc.). La maggior parte di loro moriva in giovane età. Rientrando, infatti, a piedi dai luoghi di lavoro (Rignano si trova ad un’altezza di 590 m s.l.m.), dopo una tremenda faticata, mista a sudore e a quel gelido venticello che in paese non manca mai all’imbrunire, si ammalavano di broncopolmonite e dopo mesi di atroci sofferenze (i medicinali scarseggiavano e la guarigione era affidata esclusivamente alla clemenza divina) perivano lasciando mogli e figli in balia di se stessi. I funerali erano un misto tra comico e tragico. Ai pianti delle mogli e dei parenti, si sommavano gli scherzi, le barzellette e i "rumori" corporali delle veglie notturne. Donnine in nero, "piagnucoloni" a pagamento, vecchi malridotti e sopravvissuti alle insidie delle malattie, bambini malnutriti, facevano da scenario a tante vicende umane realmente accadute e infilate, come accennato, in una "piéce" teatrale che andrebbe ripetuta, elargendo riso e pianto a volontà. C’è di più. Si è appreso che il nuovo Circolo “Giulio Ricci”, che da anni si sta attivamente occupando di usanze, tradizioni e costumi di una Rignano che non c’è più, è intenzionato a ritornarci su , con la pubblicazione di un racconto – fiction, semmai corredato dei medesimi testi della commedia. Questi ultimi sono quasi tutti in dialetto rignanese. Un dialetto che spesso viene italianizzato per dar più peso e immediatezza a gag, trovate e improvvisazioni dell’ultimo minuto.

Angelo Del Vecchio