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Inchiesta donna viestana morta. Il rene sparito non è nel barattolo di formalina

Non ci sarebbe nessun rene nel barattolo di formalina ritrovato nella sala mortuaria dell’ospedale di Pescara. Sarebbe questa una delle prime indiscrezioni trapelata dalle prime operazioni svolte dai periti delle parti, nominati nell’ambito della inchiesta della procura sulla morte di Costanza Vieste, la donna di 74 anni deceduta dopo il terzo intervento all’addome, decesso dovuto a complicazioni renali.
Per la vicenda sono indagati due medici del reparto di Chirurgia 1, Marco Basile e Franco Ciarelli. Basile da poche settimane sarebbe ritornato al lavoro reintegrato dopo la revoca degli arresti domiciliari.
I periti all’opera dal 29 maggio scorso a Bologna sono molti: ci sono quelli nominati dai due indagati, quelli del pm che coordina le indagini e quelli del gip.
Dalle prime indiscrezioni sarebbe emerso quanto già si sospettava alla vigilia e cioè che nel famoso barattolo di formalina utilizzato in sede di autopsia non vi sarebbe un rene e, dunque, non potrebbe essere quello della donna morta.
Su quel barattolo si erano poste soprattutto le attenzioni della difesa che aveva ipotizzato come in realtà non ci sarebbe stato alcuno scandalo o "rene scomparso".
Secondo la tesi difensiva l’organo sarebbe in realtà stato trovato al momento della autopsia svolta da due medici legali e riposto nel barattolo per essere analizzato.
Nella redazione del verbale di autopsia però questa cosa sarebbe stata dimenticata dai due anatomopatologi.
Il referto parlava però di un cadavere, quello della donna di 74 anni, nel quale era stato trovato un solo rene, mentre la donna doveva possederli entrambi.
Da alcune lastre effettuate prima della terza operazione risulterebbe -secondo le indagini svolte dalla squadra mobile di Pescara- la presenza evidente di entrambi i reni il che ha fatto presumere che fosse stato asportato durante la terza operazione e mai verbalizzato dai medici.
Da qui -ma non solo da qui- le ipotesi di errori medici celati con una serie di omissioni ed interventi ripetuti che avrebbero dovuto nascondere in realtà l’imperizia delle equipe mediche coordinate dai due medici indagati.
Se la notizia dovesse essere confermata potrebbe essere un punto a favore della tesi dell’accusa ed un quadro da rivedere per la difesa.
Per gli inquirenti, comunque, quella del "rene sparito" era una questione contestata tra le altre, e per certi versi marginale.
Per la procura rimangono in piedi le altre accuse mosse a Basile che deve rispondere anche di soppressione di atto pubblico, falso ideologico in atto pubblico e omicidio colposo.
Sul tappeto rimangono da chiarire il perché di tre interventi, il perchè della sostituzione dei verbali inviati via fax, il perché di certi discorsi al telefono.
Fatti da spiegare nel processo, che a questo punto potrebbe iniziare non prima del 2009.
Ora però il prossimo passo sarà quello della riesumazione del cadavere che avverrà il 1° luglio.
Si procederà ad una seconda ricognizione cavaderica che si concentrerà tutta sull’addome per verificare la sede dei due reni e accertare una volta per tutte se nel cadavere vi siano due o un solo rene.
La prova schiacciante che gli inquirenti cercano sono eventuali punti di sutura che potrebbero dimostrare senza dubbi che il rene è stato asportato proprio nel terzo intervento senza che nulla fosse registrato.