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Tre mesi di siccità, bacini a secco

Riserve idriche dimezzate, acqua potabile sino a gennaio.

 

Con l´estate del 2008 all´ottavo posto tra le più calde degli ultimi duecento anni, con temperature superiori di 1,59 gradi rispetto alla media del periodo 1961-1990, la situazione siccità in Capitanata è drammatica. Non piove da oltre tre mesi e le dighe fanno registrare livelli da incubo. "Se la situazione meteorologica non dovesse mutare, le riserve idriche di acqua potabile finirebbero a gennaio, massimo febbraio 2009". Lo dice Giuseppe D´Arcangelo, direttore generale del Consorzio di Bonifica di Capitanata, che opera su un comprensorio di 441.000 ettari (dal torrente Saccione, che segna il confine con il Molise al fiume Ofanto che delimita la provincia di Foggia da quella di Bari).

Una situazione drammatica anche se non raggiunge il record del triennio 2000-03 quando l´Acquedotto Pugliese fu costretto a mettere in moto le idrovore, per recuperare tutto ciò che poteva essere utilizzato nell´invaso di Occhito. Tastando il polso alla situazione attuale, se il minimo non è stato raggiunto, certo non si può sorridere. La diga di Occhito, al confine tra il Foggiano e il Molise, ha una capacità di acqua utilizzabile di circa 250 milioni di metri cubi, ma in questi giorni, con dati aggiornati in tempo reale sulle pagine web del Consorzio di Bonifica (www. consorzio. fg. it) se ne registrano soltanto 35 milioni e mezzo disponibili (contro i circa 39 milioni dello scorso anno).

La diga Capaccio sul torrente Celone ha invece una capacità di circa 17 milioni di metri cubi, ma la disponibilità odierna si aggira intorno ai 2 milioni e 300 mila. Non buone le notizie neanche dalla diga di San Pietro sull´Osento, con 7 milioni di metri cubi sui 14, 5 di capacità e dalla diga Capacciotti, che fa registrare una disponibilità del 10% rispetto alla normalità: 4 milioni e 600 mila metri cubi su 48 milioni. In Capitanata, dunque, su circa 330 milioni di metri cubi di portata di acqua potabile, in questi giorni la disponibilità si aggira intorno ai 50 milioni.
 "È certamente il clima arido l´unico responsabile della grande siccità in Puglia e Basilicata, non le notizie di spreco d´acqua da parte dell´Acquedotto Pugliese, che si aggirerebbero intorno al 50% delle risorse – continua D´Arcangelo – e questo è un dato di fatto: se il Consorzio fornisce ad Aqp 60 milioni di metri cubi d´acqua, infatti, anche con uno spreco del 50%, cioè di 30 milioni di metri cubi, la restante massa d´acqua sarebbe comunque enorme, tale da allagare l´intera Capitanata. La vera emergenza idrica – continua il direttore del Consorzio – è data da un sistema irriguo incompleto. Lo Stato, a partire dagli anni ’50, ha speso migliaia di miliardi del vecchio conio in infrastrutture, ma il programma di costruzione è stato interrotto e ha causato un grave danno a tutto ciò che con l´acqua ha a che fare quotidianamente". Le principali vittime della siccità sono le aziende agricole, che ogni anno sono impossibilitate a fare programmazione aziendale, visto che sono costrette a vivere alla giornata a causa della mancata continuità della disponibilità di acqua.

"A chi acquista i prodotti agricoli – conclude D´Arcangelo – non interessa quale sia la programmazione delle aziende agricole, che sono ridotte sul lastrico". La necessità di ulteriori infrastrutture potrebbe trovare uno spiraglio a fine settembre, quando i rappresentanti delle regioni Puglia e Molise si incontreranno per prendere decisioni sulla diga di Piano dei Limiti, a valle di quella di Occhito, che dovrebbe raccogliere l´acqua dalle colline molisane e che è stata oggetto di diatribe e polemiche, perché considerata inutile, anche perché la sua costruzione cancellerebbe diversi ettari di colture. Piano dei Limiti, comunque, non rappresenterebbe la panacea di tutti i mali di Capitanata, ma solo una riserva di 42 milioni di metri cubi d´acqua, che comunque non è poco.

Un´intesa tra Puglia e Molise potrebbe sbloccare i finanziamenti del Piano Irriguo Nazionale, pari a 136 milioni di euro, pronti nel cassetto, ma che si rischiano di perdere perchè già in proroga da due anni.
Piero Russo