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Sgarbi e il ponte di Re Ferdinando alle Tremiti

Da quanto afferma il suo progettista e propugnatore, l’ingegnere manfredoniano Michelangelo De Meo si intuiscono simpatie borboniche unite a un vivo desiderio di fare qualcosa di buono e di grande per quella parte di territorio duosiciliano, qualcosa che lo faccia primeggiare nel panorama turistico italiano. E le due cose, le simpatie borboniche e l’amore per la nostra terra, nella nostra ottica sono un tutt’uno! Dice l’ing. De Meo che “l’idea di ripristinare un vecchio ponte in legno, esistito nel periodo Borbonico, che collegava le Isole Tremiti tra di loro, continua a incuriosire e a far parlare a livello nazionale!” Egli afferma che il ponte “non deve imporsi sul paesaggio ma deve diventare parte di esso, in armonia con tutto ciò che lo circonda, deve arricchire il paesaggio ed essere un monumento” in modo che esso “incrementi il valore scenico e panoramico, sia un valore aggiunto”. Secondo l’ing. De Meo “per attirare il turismo internazionale sul Gargano non bastano più le coste e un mare cristallino, serve qualcosa che altre località non hanno, un simbolo unico a livello mondiale”.
Infine conclude chiedendosi: “perché non recuperare un pezzo di storia importantissimo del nostro territorio? Il Re Ferdinando II di Borbone, costruii un collegamento tra le isole per 400 detenuti, perché non dovremmo ripristinarlo noi per gli attuali 400.000 turisti?”
 
A sua controparte s’è prontamente eletto il neo-garibaldese nonchè critico d’arte nonchè sindaco d’importazione di Salemi, on. Vittorio Sgarbi, il quale, evidentemente intuendo le simpatie verso i Borbone di Napoli da parte dell’ing. De Meo, dalle pagine del settimanale “OGGI” ha ironizzato: “c’è qualcuno (che) rifacendosi pedestramente alla storia, ripropone una idea di Ferdinando I di Borbone (1751-1825): collegare le isole di San Domino e San Nicola con un moderno ponte. L’idea del ponte è neo-borbonica e attenterebbe all’integrità paesaggistica delle isole. I nuovi Borboni si mettano il cuore in pace, indietro non si torna”.
 
A mio avviso l’ingegner De Meo ha ragioni da vendere. Sin da quando è nato il mondo, l’uomo ha sempre provato ad arricchire la pur meravigliosa creazione divina con la sua opera. A volte c’è riuscito (a titolo di esempio e per rimanere in tema, ricordiamo il ponte sospeso sulla baia di San Francisco), mentre a volte ha fatto pasticci (l’Italia e il mondo sono pieni di eco-mostri). In questo caso, considerando che l’intenzione non è rivolta ad un tornaconto privato, ma ad apportare valore aggiunto al territorio, e considerando le immagini che ci anticipano quale sarà il risultato, credo che ci troviamo di fronte ad un fatto positivo.
La sensazione è che l’on. Sgarbi voglia provare a lasciare tutto così com’è per permettere ad altre zone turistiche, sicuramente al di sopra del Tronto, di avvantaggiarsene. In questo, del resto, è ben coadiuvato da quegli avvoltoi dei TG, per esempio, i quali ad ogni incendio che avviene al di qua del Tronto, un minuto dopo danno già per certo che si tratta di incendio doloso, gettando così gratuitamente fango sulle Due Sicilie e sul suo popolo.
 
Non è bastato all’on. Sgarbi di aver venduto le case abbandonate dagli emigrati di Salemi dopo il terremoto del 68, mai recuperate dallo Stato e lasciate in stato di completo abbandono, all’incredibile prezzo di 1 € ad unità immobiliare? Naturalmente le hanno comprate i ricchi capitalisti padani, perchè i poveri cittadini di Salemi, se pure hanno un euro per comprarle, non hanno i tanti soldi necessari a ristrutturarle. Questa è la politica di Sgarbi a Salemi: un nuovo colonialismo che si vuole man mano allargare a tutto il territorio delle Due Sicilie!

Giovanni Mustafa