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Peschici – LA RESURREZIONE DI CALENA

Firmata la Convenzione Comune-proprietà. Una parte del bene (il settore strettamente religioso) è stato concesso in fruizione per l’eventuale recupero, ristrutturazione e uso   

Cosa fatta, capo ha. L’agonia di Calena sembra terminata. Usiamo il dubitativo perché se la Convenzione è stata firmata dai quattro eredi della famiglia Martucci proprietaria dell’Abazia di Calena, ora inizia la procedura che dovrebbe portare al finanziamento europeo dell’Obiettivo Uno in cui è rientrato il programma di “Area Vasta-Capitanata 2020” (si parla di due milioni e mezzo di euro), augurandoci che il progetto del recupero del millenario cenobio benedettino (872 d.C.) non rimanga fuori della scrematura dell’Ente Regione quando ci sarà la selezione di tutti i progetti presentati dalle località dell’intera Puglia.

Ebbene sì: la Convenzione, con la quale la proprietà dà in fruizione alla Municipalità peschiciana le due antiche chiese, ha visto oggi alle 19.30 – dopo tre ore e mezza di necessari chiarimenti, velate minacce, piccoli ricatti, tutti smussati dalla “intelligenza” dei convenuti – la firma del rappresentante del Comune, il sindaco Domenico Vecera, e dei fratelli Martucci (Vincenzo, Francesco, Maria e Annalisa).

I punti degli ultimi contrasti si sono coagulati intorno a tre parametri: durata della Convenzione, disponibilità dell’aranceto adiacente al tempio più grande e limitazione del tempo di fruizione del bene (apertura in certi orari e determinate giornate).

DURATA – La discussione è stata lunga e animata. Le differenti proposte erano circoscritte a tre soluzioni: tempo indeterminato, 99 anni e 50-60 anni. Alla fine si è giunti a un accordo per cui la durata è stata fissata a 40 anni. Indiscutibile “vittoria” della famiglia Martucci o passo falso dell’Amministrazione? Staremo a vedere. Lo sapremo quando si tratterà di quantificare in Regione il fondo da destinare alla ristrutturazione.

ARANCETO – Si è addivenuti a un accordo sulla base del quale, quando il Comune la richiederà, gli eredi ne concederanno la fruibilità. E’ abbastanza evidente che si corre il rischio di trovarsi di fronte a momentanee indisponibilità dei proprietari supportate dalle più disparate motivazioni, per cui gli accessi rimarrebbero sprangati. Anche per questo parametro… staremo a vedere.

LIMITAZIONI – Qua il Comune è stato irremovibile, non ha ceduto e non ha inteso ragioni di sorta. Per cui il bene sarà utilizzato 24 ore su 24, tutti i giorni della settimana e dei quarant’anni della Convenzione per l’uso cui esso sarà destinato. Essendo chiese, non c’è tanto da spiegare.

Finisce qui (per ricominciare fra 40 anni?), senza vinti e senza vincitori, la lunga “agonia di pietra” dell’Abazia che ha conosciuto una storia ricchissima di eventi e personaggi e loro transiti e permanenze, la cui documentazione non è stata ancora del tutto riportata alla luce. Una storia dipanatasi all’ombra della sua Madonna lignea, da poco restaurata (nella foto).

Resta da mettere in risalto che se la proprietà avesse avuto l’accortezza di non abbandonarla al degrado, di curarla molto più di quanto non abbia provveduto negli ultimi decenni, non si sarebbe arrivati a scontri durati troppo a lungo, cause civili, tribunali, minacciati espropri, ingiunzioni della Soprintendenza (che ha avuto anche la sua parte di responsabilità), pettegolezzi nati sull’onda della gratuita malizia e tanto altro ancora.

Comunque, ci risentiamo fra 40 anni… per chi ci sarà.

Piero Giannini