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Mimì Spina: “Vieste rischia il declino se non investiamo sulla qualità dei servizi”

Mimì Spina Diana e l’imperfetto passaggio di consegne. “Questa giunta ricorda quelle degli anni ‘80”

 

Sindaco di Vieste per un decennio, parlamentare di Forza Italia,
Mimì Spina Diana affresca gli ultimi anni di politica nel suo paese.
Parla di una giunta “senza progetti” e del suo ritorno sulla scena con
un’associazione pulsante di società civile oltre il bipartitismo..

Vieste è la capitale del Gargano.La sensazione dall’esterno è che
ci sia un impazzimento di interessi che non riescono ad essere “tenuti
insieme”, governati. Insomma, non c’è più la camera di compensazione
dell’ex Sindaco che veniva dalla Prefettura.

Non credo sia una questione di appetiti ed interessi crescenti, credo
che ci sia il bisogno delle aziende di riqualificarsi, bisogno che non
trova uno sbocco nella politica generale ed hanno bisogno di fare gli
imprenditori “da corridoio”. E’ il degrado della politica quando l’imprenditore
gira nei corridoi delle istituzioni. Dico che il declino è nella
progettualità e nel miglioramento dei servizi.
A cosa pensa quando parla di servizi?
La tutela dell’ente paesaggistico è un servizio. Il disastro ambientale
sotto gli occhi di tutti è stato provocato dalla mancanza di vigilanza.
Manca il senso di protezione. Altro punto, il convento seicentesco
dei Cappuccini. E’ stato ultimato, ho fatto la lotta ma non esiste
il concetto di gestione. Mi dicevano che ero un megalomane perché
ripetevo: “basta con i centri visite con gli animali imbalsamati,
facciamo un centro visite con giovani che hanno competenze professionali,
anche in economia, e che sappiano organizzare servizi per
i turisti”. Per il resto il centro visite può essere autogestito o assistito
ma l’importante è fare qualcosa di diverso. E’ stato un recupero stupendo
di quel convento, voleveo metterci gli arredi sacri del Gargano,
fare una libreria di studi sul mare, tante piccole nicchie che lo rendessero
interessante. Insomma un turista deve poter dire: “Caspita,
che Gargano”. Manca la passione civile che si integra alla progettualità.
La scommessa di quest’amministrazione dovevano essere i servizi.
Usiamo parole d’ordine o suggestioni: glianni ’60-’70 sono stati
il take off del turismo, gli anni ’90 la compiuta riqualificazione;
questo era, avrebbe dovuto essere il tempo della terza fase, appunto,
i servizi.

Penso che nel piccolo eravamo stati un comune d’avanguardia.
L’ultimo mio consiglio comunale aveva approvato il progetto di promozione
del libro e della lettura, un reticolato di biblioteca anche
multimediale. Non hanno nemmeno fatto la delibera…eppure,
quello è un servizio ma anche un processo di miglioramento del tessuto
cittadino, di tutela dell’infanzia perché c’è sempre il tasso di abbandono
scolastico. Abbiamo costituito l’istituto polivalente, altre
scuole elementari, però poi bisogna renderle piene di contenuti, non
è che si fanno solo gli edifici. L’istituto alberghiero è stato sempre il
fiore all’occhiello di Vieste, ma prevedeva che si costituisse anche
un’azienda, l’attivazione dell’integrazione.
Come mai è venuta meno sfida?
Noi non abbiamo conoscenze, perché si parla sempre degli stessi
fatti, cioè l’edilizia, poi alla fine si riduce tutto a questo. Anche se credo
che le due lottizzazioni non debbano destare scandalo.
Una sensazione forte: è come se accanto alla città turistica si sia
sviluppata una città del mattone.

Sì, perché è la soluzione più facile.
Il mattone è la cosa più facile?
Sì. Un altro processo che avevamo cominciato con Paolo Rosiello
era quello di fare il villaggio artigiani perché a Vieste c’è assoluto bisogno
di riconvertire la classe operaia generica. Abbiamo un enorme
patrimonio edilizio e turistico enorme che fra qualche hanno ha
bisogno di un processo di manutenzione, ma devi avere le specializzazioni.
Ma come si fa ad affossare un processo del genere? Non abbiamo
professionisti a Vieste, mancano i medici, gli ingegneri, gli architetti.
Bisogna convincere la gente ad andare all’università, non
che devono diventare ricchi facendo quattro bungalows abusivi o il
commercio così..
Avete la stima, i numeri di chi si ferma alla scuola superiore e non
va all’università?

L’avevo fatta, anche se in modo non scientifico, la Pinto Minerva
me lo suggerì ma gli appunti stanno sul Comune.
Il fallimento di quest’amministrazione è sulla progettualità, insomma.
Sì, gli operatori si sentono appagati dalle commercializzazioni.
L’aereoporto serve al Gargano perché dia sostegno alla produttività.
Non bisogna guardare all’areoporto, alla strada, non è la singola infrastruttura
che fa crescere…
Gli imprenditori negli anni ‘90 erano convinti che bisognava riqualificare
l’offerta.

Sì ma dobbiamo fare un processo di turismo, un sistema di protezione
civile, una rete di servizi.
Con chi si ritrova a ragionare come imprenditori? Perché pare
prevalga un senso di chiusura.

Non è così. Ci sono i Manzionna, Rosiello, gente che ha ancora passione,
intelligenza, ma devono essere coordinati, non guidati, perché
non vanno a briglia di nessuno, ma hanno bisogno di sostegno.
Poi c’è Gino Notarangelo ed altri ragazzi cauti, ragionatori ma aperti
a queste prospettive.
E questa amministrazione?
L’amministrazione ricalca gli anni ‘80,
è vecchia.
Qual è la sua interlocuzione con questa
amministrazione?

Hanno un complesso, per ogni cosa
che va male vedono sempre la mia mano..
ma non esiste proprio, anzi, mi sono
staccato, non frequento il partito.
Chi ce l’ha con lei?
Ci sono imprenditori che ripetono: “lasciaci lavorare!”, capeggiati
pure da questo Rosiello (Giovanni, ndr). Ma lavorate pure, ma con
uno standard più alto. Poi c’è il fatto che non si muovono mai da Vieste,
io non restavo due giorni consecutivi sul comune. Che deve essere
un’azienda moderna, d’avanguardia.
La scusa è che non ci sono soldi.
Non è la spesa corrente quella che qualifica una città o un comune,
è l’investimento sui servizi soprattutto, sulla qualità della vita in
una città. Ci sono leggi che finanziano ancora, i fondi europei non sono
utilizzati. Ma bisogna attivare i progetti.
Insomma, il patto di stabilità è un alibi?
Certo, un’amministrazione si qualifica sul parco progetti, sulla visione
complessiva dello sviluppo della comunità. E’ l’anima quello
che conta… non il piccolo orticello di consenso o la coltivazione della
clientela.
Da dove riparte Vieste?
Bisogna trovare una giunta con entusiasmo, non sentirsi sempre
assediati, non aver paura di togliere qualcuno invece di tenerlo con
lo zuccherino. Buttarsi, fare una giunta di giovani con competenze
fuori dal consiglio comunale.
Politicamente è critico con il Pdl?
Vabbè quest’operazione è fatta da Berlusconi e saremo aggrediti
da AN . Pensi a Ruocco, Lambresa, quelli ci pigliano a schiaffi, Morra
ha trovato la sua sistemazione con i suoi interessi e sta bene. Chi ci
deve difendere più? Non c’è nemmeno tanta partecipazione alla politica,
in più sono in vigore leggi sbagliate, la cooptazione non radica
il deputato sul territorio, non lo mette in discussione. Io mi sento impoverito
dalla politica, voglio fare un’associazione politica e culturale
ed uscire fuori da certi schemi.
Qual è il suo giudizio su questi primi mesi di amministrazione Pepe?
C’è stata discontinuità?

Intanto c’è una rivalutazione dei vecchi amministratori… Però
Stallone battagliava molto, aveva assessori di spessore come Bernardo
Lodispoto e Franco Parisi. Ce ne sono anche adesso, teoricamentemente
potrebbe anche andare. Una cosa mi
disse Pepe quando si parlava di un mio ingresso
in giunta: “Fatti segnalare dal tuo
partito perché non voglio seccature”. Parlai
con Morra ma una mia segnalazione so che
non è mai pervenuta. Un lavoro positivo lo
sta portando avanti Nino Santarella: vivace,
propositivo, pieno di idee. Pecorella è incerto…
Vito Guerrera è un ciucciarello di fatica.
Ha molta concretezza nei discorsi. Ma Stallone, comunque fosse,
pure per la questione del calcio faceva una battaglia, non temeva
mai di sputt…..bisogna andare a cercarlo, non abbandonarlo.
Il giudizio su questa giunta di Vieste non è positivo. Possono maturare
condizioni per un suo ritorno?

Non saprei rispondere. Negli ultimi tempi sono stato motivato,
prima lo escludevo. La gente oggi mi sollecita: “se non parli tu qua chi
parla”, mi dice. Non so se mi esporrò in prima persona. Intanto mi
voglio curare questo discorso sull’associazionismo.
Ha già un’idea di come chiamare quest’associazione culturale?
L’idea c’è, la chiameremo ‘Città libera e attiva’.
Ci sono già i primi iscritti?
Diciamo di sì. E’ un’associazione prima politica e poi culturale per
evitare equivoci. Certo non andremo ad interessarci delle beghe del
Comune.
L’associazione è una sorta di suo ritorno sulla scena pubblica?
Sì, prendo dal centro, dalla sinistra, da gente che vuole fare, non
vado a rompere a rompere le scatole a nessuno. A gennaio la costituzione.
E sta sorgendo anche un’associazione di sinistra.
Di chi si tratta?
Antonio Giuffreda, un dissidente in seno al pd, ma è più partitica
della nostra. Non vorrei essere frainteso, non nasciamo per dissidenza
nel Pdl ma per fare qualcosa di un poco più alto. Ma voglio collaborare
anche con loro.
La prossima volta potranno nascere operazioni politiche fuori
dalle logiche di schieramento classiche?

Vieste è una città democristiana, che non vuole rischiare ma deve
avere una persona che le dice cosa fare. Poi si allinea, quindi è un terreno
fertile. Ripartiamo dal basso e facciamo amministrazioni che
superano la contrapposizione bipartitica e raccolgono il meglio della
comunità. Bisogna riaffermare il principio che una comunità deve
essere aristocraticamente governata…
In che senso?
Devono essere i migliori a cimentarsi nell’arte del governo,
non chi ha bisogno di sfamarsi.

L’Attacco