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Un territorio a cinque stelle

In questi primi giorni del 2009, ciascuno di noi ha certamente ancora in memoria i buoni propositi enunciati prima del 31 dicembre. In un periodo di recessione generale, economica e finanziaria, corre inoltre l’obbligo di sentirsi ricchi almeno di auspici per l’anno nuovo. E ciò vale in particolare per quanti – come me – si occupano di sviluppo locale e di turismo, settori in difficoltà già da alcuni anni nell’intero territorio nazionale. Capita però di imbattersi subito, al rientro, nella “lettera aperta” che l’amico giornalista Gennaro Tedesco ha inviato al sindaco di Orsara, pubblicata da vari organi d’informazione. Ed è così che, oltre l’obbligo morale di esprimere vicinanza all’amico per le disavventure patite, mi trovo subito proiettato nella dimensione professionale che m’induce a qualche riflessione.
Fare del turismo un’occasione di sviluppo diffuso e di benessere per il territorio è una scommessa che appassiona e fa dibattere molti. Tra questi, da oltre tre anni, un veneziano come me che – non solo per professione – rimane convinto delle grandi opportunità presenti in Capitanata, terra ricca di “giacimenti” materiali ed immateriali.
Per riconoscere i primi è sufficiente pensare ai beni culturali ed ambientali, paesaggistici e gastronomici (dei quali non sono certo il primo “straniero” ad appassionarmi). Ma per quanto concerne il patrimonio immateriale, man mano che ci si allontana dalla Grotta dell’Arcangelo o dalle spoglie di Padre Pio, occorre fare leva sulla capacità ospitale di un territorio e delle sue genti.
Esiste una grande predisposizione “umana”, in Gargano, sui Monti Dauni ed in tutta la Capitanata, a comprendere l’ospite e le sue esigenze: si è giustamente orgogliosi della consapevolezza di essere stati scelti per un viaggio da persone curiose di conoscere; ed è ancora molto presente una grande tradizione di accoglienza. Un’attitudine “naturale”, che io stesso desidero testimoniare, in Puglia come nell’intero Mezzogiorno, che ritengo dovrebbe costituire un valore aggiunto per ogni viaggiatore. Ma la disavventura occorsa al giornalista locale, nei panni temporanei del turista, svela quanto lavoro ci sia ancora da fare…
La propensione ad essere ospitali non è sufficiente. Va alimentata, attraverso la FORMAZIONE del capitale umano che si candida ad accogliere i viaggiatori da quando scendono dal mezzo di trasporto a quando ripartiranno per tornare a casa e raccontare le proprie esperienze di viaggio. E contemporaneamente occorre fare quanto possibile per aumentare la capacità collettiva di FORNIRE GARANZIE all’ospite, affinché non si ritrovi a vivere una qualche disavventura.
Il turista ha già fatto molto per il territorio: ha raccolto informazioni, l’ha scelto come propria meta, ne ha pregustato il sapore della scoperta, ha alimentato l’attesa con la straordinarietà di quanto sta per accadergli mentre si sposta lontano da casa. Tocca a tutti noi, ora, comprendere che tale distanza da casa lo trasforma anzitutto in un “cacciatore di sicurezze”, che va rassicurato e garantito.
E non mi riferisco tanto alle risorse necessarie ad eliminare i possibili disservizi – che possono sempre accadere – quanto alla volontà ferma da parte delle Istituzioni di operare sul piano della sicurezza, dell’igiene, della qualità, della formazione, dell’informazione e dell’educazione. La nuova classificazione delle “stelle” degli alberghi va in questa direzione, ma va estesa con un marchio d’area a tutti i servizi ed a tutte le produzioni locali, soprattutto quelle maggiormente esposte alla contraffazione.
E’ necessario comprendere che il benessere dei residenti e degli ospiti vanno di pari passo. Per questo ritengo imprescindibile una sorta di “alleanza per la qualità territoriale”, che certifichi quanto di buono questa terra e questa gente sa offrire: verso un intero comprensorio a cinque stelle…