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IL MIO NOME E’ GARGANO… “GARGANO OLTRAGGIATO”

Riflessioni “in libertà” a margine dell’incontro del 9 gennaio completate da una proposta: organizzarne un secondo convocando quelle realtà associative sfuggite per un motivo o per l’altro al primo setaccio.

 

Siamo stati convocati a Vico del Gargano, ospiti della “consorella” Io sono Garganico insieme a presidenti e portavoce di altre realtà associative garganiche attive sul territorio. Ci siamo conosciuti (qualcuno usa un verbo più colorito: “annusati”). Ci siamo stretti la mano (c’è stato anche chi si è scambiato un abbraccio). Ci siamo parlati. Ci siamo confrontati. Ci siamo guardati negli occhi mancando di evitare gli sguardi inquisitori della serie “ma chi c… sei!”
   Qualche esponente di Associazione meno navigata ha già chiesto lumi e conforto (nel senso: dammi un’idea per la mia prossima iniziativa), qualche altro ha voluto “fare il maestro” (capita sempre, in un gruppo appena costituitosi, il personaggio che aspiri a diventare “leader del branco”, come per i lupi, tanto per dire, ma non accadrà nella circostanza in questione visto che nel dna dei presenti la leadership è sacra), qualche altro ancora ha voluto buttarla sul politico ma si è subito ripreso (notando la scarsa accettazione della velata proposta) calando l’asso della alternatività alle istituzioni e non della loro sostituzione. Altri ancora hanno espresso la volontà di non voler morire e hanno chiesto aiuto. E altri, infine, hanno reso comuni le diverse “armi” a disposizione.
   Conclusione: nessuno ha taciuto, nessuno è rimasto all’ancora, nessuno si è messo nella scia, nessuno si è posizionato al traino di questa o quella realtà associativa. E nessuno ha manifestato un personale obiettivo che non sia stato possibile accomunare all’obiettivo degli altri. Un obiettivo che ha un solo referente: basta con la sopraffazione, basta con l’inerzia, finito il tempo di attesa della manna, finite le decisioni a pioggia – scarse e tante volte inconcludenti – di chi sia chiamato a regolare il traffico, comportandosi poi da “vigile” poco accorto e sprecone.
   Ma su tutto l’ambaradan voluto e creato da “Io sono Garganico” spicca l’ultima (ma non definitiva) considerazione: sembrava che la riunione si effettuasse fra gente che si conosceva da una vita, che sapesse le intenzioni del vicino e le avesse già esaminate con lui in decine e decine d’incontri. Un feeling apparso subito esaltante e provocatoriamente positivo avviato sulla corrente continua di un fil rouge che via via si è andato arroventando fino al punto da spingere qualcuno a saltare un passaggio e rivolgersi a soluzioni che necessariamente dovranno venire col tempo, quasi a voler bruciare le tappe di un percorso che per necessità sarà lento… ma inesorabile.
   Un vecchio detto sentenzia: “Chi vivrà, vedrà”, ma se il futuro nasce su un rendez-vous in cui si sono rivelate e rilevate una confluenza e una convergenza di intendimenti quali quelli del 9 gennaio scorso (data memorabile nella storia del Gargano, da inserire in quel particolare calendario che fra cent’anni scriverà cosa sia successo in questo giorno), ci sarà poco da… vedere. Quanto si doveva “vedere” lo si è visto il 9 gennaio: la voglia di “cambiare”, la volontà di interrompere e stoppare un processo di inaridimento apparso all’orizzonte con modalità subdole e rischiose, la ferma decisione di non subire.
   Cattive “politiche”, calamità naturali, mancati o errati ricambi generazionali, solchi perversi scelti per necessità e diventati “norma”, hanno favorito il processo di cui sopra. Ma ora sul suo avanzare si è frapposto un fusto di patriarca vegetativo caduto sulla strada per aver subìto l’onta di essersi visto “bruciare” le radici, di aver assistito all’offesa del rogo delle proprie colonne portanti. Un tronco possente e straordinario, difficile da spostare, la cui imponenza abbattuta reclama giustizia. Ha anche un nome questo patriarca: si chiama “Gargano Oltraggiato”.

piero giannini
(presidente Associazione Culturale “Punto di Stella” – Peschici)