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Sanità, la prevenzione in Puglia sarà affidata a 12 Dipartimenti

E alla fine di una lunga giornata di confronto in occasione della prima uscita ufficiale del neonato sindacato nazionale Fvm (Federazione veterinari e medici), ecco l’annuncio che tutti attendevano. L’assessore regionale alle Politiche della salute, Alberto Tedesco dà per chiusa l’intesa sul nuovo regolamento pugliese dei dipartimenti di Prevenzione. I dipartimenti saranno dodici e rispecchieranno le peculiarità del territorio di riferimento. In attesa del documento definitivo, sospiro di sollievo della categoria (in particolare dei veterinari): l’idea che l’organizzazione dei dipartimenti potesse continuare a seguire la logica dell’attuale estensione territoriale delle Asl (una per ciascuna provincia) è superata. I dipartimenti saranno quattro in provincia di Bari, tre in provincia di Foggia, due in provincia di Lecce, uno a testa nelle tre province più piccole di Taranto, Brindisi e Bat. Controlli sulla qualità degli alimenti, sulla salubrità degli spazi per la ristorazione, sulla macellazione delle carni, sulla conservazione e manipolazione dei cibi congelati e surgelati: tutti gli strumenti per prevenire possibilità di veicolare infezioni (anche attraverso il cibo) interessa l’attività del dipartimento di prevenzione. E poi il collegamento con i sistemi della comunicazione, dell’informazione e dell’educazione, le corrette pratiche da infondere nei ragazzi in età scolare e negli adulti a rischio obesità. Insomma, attività che presuppone conoscenza diretta delle aree interessate dal servizio. Il nuovo regolamento parrebbe consolidare e garantire la specificità del legame tra dipartimento e territorio.

L’iniziativa di Fvm ha consentito di portare alla ribalta una serie di contraddizioni pericolose del nostro modo di vivere e alimentarci. Medici e veterinari, inaugurando una nuova stagione di multidisciplinarità nell’approccio ai problemi, hanno rappresentato una realtà nella quale i maggiori pericoli di veicolare infezioni da sbagliate abitudini alimentari si annidano sotto il tetto domestico. Così, partendo da un nuovo panorama di conoscenze messe a frutto in maniera coordinata, i tesserati di Fvm propongono un modello di salute nel quale il paziente non sia al centro, ma sia parte attiva, contribuendo attraverso gli operatori ad acquisire coscienza e conoscenza dei problemi e a valutarli in maniera il più possibile critica. I problemi di salute derivano anche dalla condizione sociale e incidono maggiormente dove la condizione è di livello medio-basso.

L’assessore al Welfare del comune di Bari, Susy Mazzei con l’annuncio dell’imminente avvio nel capoluogo pugliese del punto di intervento sociale (telefono amico attivo 24 ore su 24 per i bisogni e le emergenze di chi è più debole) e il segretario nazionale di Fvm, Sergio Grasselli, con la constatazione che la crisi economica in atto sta già spostando sul sistema sanitario pubblico anche quella parte di spesa che finora era a carico del privato, hanno fornito indicazioni utili a spiegare il perché di questo fenomeno. Il direttore generale dell’Asl/Ba, Lea Cosentino, spiegando che il modello verso il quale si va non può che essere la medicina del territorio (quella della deospedalizzazione delle cure è una questione prioritaria da almeno un ventennio), ha poi annunciato che la risposta a una domanda di interventi che è sanitaria solo in via indiretta verrà dalla realizzazione di 8 case della salute. La prima, a breve, nel quartiere popolare S. Paolo di Bari.
GIUSEPPE ARMENISE