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Olio extravergine, su etichette indicazione provenienza olive

Finalmente in Europa non sarà più possibile spacciare come Made in Italy l’extravergine ottenuto da miscugli di olio spremuto da olive spagnole, greche e tunisine senza alcuna informazione per i consumatori. È quanto afferma con soddisfazione la Coldiretti nel sottolineare che il Comitato di gestione olio di oliva della Commissione europea ha approvato la modifica al regolamento riguardante l’etichettatura dell’olio di oliva.
Si tratta di una storica svolta per l’Unione Europea che – sottolinea la Coldiretti – interpreta il bisogno di sicurezza e trasparenza dei cittadini ed evidenzia una sostanziale identità con il programma pubblicato sul sito della casa bianca dal presidente eletto Barack Obama che ha dichiarato l’intenzione di introdurre l’etichettatura d’origine per gli alimenti in commercio, cosicchè i produttori americani possano distinguere i propri prodotti da quelli importati. L’estensione dell’obbligo di indicare in etichetta l’origine delle olive impiegate nell’extravergine in tutti i paesi europei è – sottolinea la Coldiretti – una risposta coerente alla necessità di garantire la trasparenza alle scelte di acquisto dei consumatori comunitari e di combattere le truffe. Una necessità per un paese come l’Italia che nel 2008 – stima la Coldiretti – ha importato circa 500 milioni di chili di olio di oliva che in assenza di etichettatura si ‘confondonò con la produzione nazionale che è stata pari a poco più di 600 milioni di chili, in aumento del 10 per cento rispetto allo scorso anno e di alta qualità.
Una situazione che – continua la Coldiretti – ha avuto un forte impatto negativo sui prezzi pagati agli agricoltori che sono crollati del 30 per cento al di sotto dei costi di produzione mettendo a rischio il futuro del settore. L’aumento produttivo diffuso su tutto il territorio nazionale, risulta particolarmente evidente nelle regioni centrali che l’anno scorso avevano invece subito le maggiori perdite, a causa del clima sfavorevole. Nelle stime produttive di olio Made in Italy fornite da Unaprol, dopo un monitoraggio effettuato presso 6 mila aziende, vede aumenti di produzione, rispetto al 2007, più consistenti in Toscana (fino al +50 per cento); Marche (+40 per cento), seguite da Liguria (+35 per cento) e con un incremento stimato a +30 per cento Emilia-Romagna, Umbria, Abruzzo e Molise. Con il via libera del comitato di gestione – precisa la Coldiretti – si può completare l’iter di approvazione del regolamento comunitario che entra in vigore il primo luglio mentre nel frattempo resta vigente a livello nazionale il decreto ministeriale pubblicato sulla gazzetta ufficiale del 18 ottobre 2007 che ha imposto in Italia l’obbligo di etichettatura dell’olio extra vergine di oliva. La norma per l’indicazione di origine in etichetta consente di verificare oltre al marchio la reale origine delle olive impiegate e quindi anche di valorizzare gli oliveti italiani che possono contare su 250 milioni di piante, molte delle quali secolari o situate in zone dove contribuiscono al paesaggio e all’ambiente.
L’Italia – conclude la Coldiretti – è il secondo produttore europeo di olio di oliva, con due terzi della produzione extravergine e con 38 denominazioni (Dop/Igp) riconosciute dall’Unione Europea, che sviluppano un valore della produzione agricola di circa 2 miliardi di Euro e garantiscono un impiego di manodopera per circa 50 milioni di giornate lavorative.

COLDIRETTI PUGLIA: UN BENE PER LA PRODUZIONE OLIVICOLA PUGLIESE
«Il comparto olivicolo-oleario – dice il direttore della Coldiretti Puglia, Antonio De Concilio – è uno dei settori più colpiti da frodi e sofisticazioni in Puglia. Nonostante il riconoscimento comunitario per 5 oli DOP (Denominazione d’Origine Protetta) al "Terra di Bari", "Terra d’Otranto", "Dauno", "Collina di Brindisi" e "Terre Tarentine" ed una produzione pari a 11 milioni di quintali di olive ed oltre 2,2 milioni di quintali di olio, sono circa 500 i milioni di litri di olio di oliva importati ogni anno per essere miscelati con quello italiano ed in particolare con quello pugliese, dato che l’incidenza della produzione olivicola regionale su quella nazionale è pari al 32% e al 12% su quella mondiale».
Le massicce importazioni nel 2008 hanno determinato un andamento da profondo rosso del prezzo dell’olio extravergine di oliva pugliese che ha sfiorato i 2,4 euro al chilogrammo. Ancora più drammatico il costo delle olive, sceso drasticamente fino a toccare i 30 centesimi di euro al chilogrammo. Di contro sono aumentate del 30% le importazioni di prodotto dall’estero, tanto che sugli scaffali dei supermercati è straniero l’olio di oliva contenuto in una bottiglia su due».