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L’ANTITRUST COLPISCE IL ”CARTELLO” DELLA PASTA

Anche la Tamma tra le scocietà multate

 

L’Antitrust sanziona alcune aziende produttrici di pasta e associazioni di categoria per intese restrittive della concorrenza. Le multe, pari complessivamente a 12.496.333 euro, sono state determinate tenendo conto dell’eccezionale incremento del costo della materia prima e della situazione di difficoltà del settore. Lo rende noto la stessa Autorità in un comunicato precisando che sono stati valutati, caso per caso, il ruolo specifico svolto dalle aziende nella realizzazione degli accordi, le iniziative tese a contenere gli aumenti, le perdite di bilancio registrate nell’ultimo triennio.
In particolare l’Antitrust, nella riunione di ieri, ha deliberato che le società Amato, Barilla, Colussi, De Cecco, Divella, Garofalo, Nestlè, Rummo, Zara, Berruto, Delverde, Granoro, Riscossa, Tandoi, Cellino, Chirico, De Matteis, Di Martino, Fabianelli, Ferrara, Liguori, Mennucci, Russo, La Molisana, Tamma, Valdigrano, insieme all’Unipi, Unione Industriali Pastai Italiani, hanno posto in essere un’intesa restrittiva della concorrenza finalizzata a concertare gli aumenti del prezzo di vendita della pasta secca di semola da praticare al settore distributivo. Sono invece risultate estranee all’intesa, a diverso titolo, le società Gazzola, Mantovanelle e Felicetti, nei confronti delle quali era stata ugualmente avviata l’istruttoria.
I produttori sanzionati sono rappresentativi della stragrande maggioranza del mercato nazionale della pasta (circa il 90%) e Unipi è l’associazione di categoria più rappresentativa del settore. L’Autorità ha sanzionato, con 1.000 euro, anche l’intesa realizzata da Unionalimentari, Unione Nazionale della Piccola e Media Industria Alimentare che, in quanto associazione d’impresa, ha divulgato una propria circolare per indirizzare gli associati verso un aumento uniforme di prezzo.
Le due intese hanno di fatto interessato l’intero mercato della produzione della pasta ed hanno avuto effetti evidenti sul mercato in termini di aumento medio dei prezzi di cessione alla grande distribuzione organizzata e, conseguentemente, del prezzo finale praticato dai distributori ai consumatori. In particolare l’intesa realizzata da Unipi e dai 26 produttori è durata dall’ottobre 2006 almeno fino al primo marzo 2008. Dal maggio 2006 al maggio 2008 il prezzo di vendita della pasta al canale distributivo ha registrato un incremento medio pari al 51,8%, in buona parte trasferito al consumatore, visto che il prezzo finale è cresciuto nello stesso periodo del 36%.
Da parte sua l’associazione rappresentativa dei pastifici italiani, l’Unipi, a fronte della maxi multa inflitta dall’Antitrust replica che nessuna intesa restrittiva della concorrenza è stata fatta tra le aziende produttrici per influenzare i prezzi della pasta di semola. "Relativamente alla conclusione del procedimento riguardante i listini dei prezzi della pasta condotto dall’Autoritaà Garante della Concorrenza e del Mercato, l’UN.I.P.I – Unione Industriali Pastai Italiani – si legge in una nota – ribadisce che nel settore non vi sono state speculazioni, né si è mai configurato alcun accordo lesivo degli interessi dei consumatori".
”Una vittoria del Codacons e dei consumatori italiani!”, commenta invece Carlo Rienzi, leader dell’associazione. ”Nel 2008 – afferma Rienzi – abbiamo più volte denunciato all’Autorità come i prezzi al dettaglio della pasta crescessero senza alcuna ragione, mentre il costo del grano diminuiva sensibilmente (fino al -62%). Una speculazione – continua – ora confermata dall’Antitrust, che ha determinato un danno non indifferente per le famiglie italiane, ognuna delle quali nel 2008 ha speso 140 euro in più solo per gli aumenti ingiustificati su pane e pasta”.

Adnkronos