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Elezioni/ E’ resa dei conti adesso nel Pd regionale

Ore di fermento in casa Pd, ore di attesa per l’esito dei ballottaggi (con gli occhi puntati sul caso nazionale di Bari) e per il congresso, ma anche di trattative. Al punto che c’è chi paventa qualche emoraggia qui e là.  Un pezzo del partito, entrato in sofferenza, sta guardando sia al successone dell’Idv che allo smacco dato a tutti da Vendola (quasi il 7% dei consensi pugliesi alla sua Sinistra e Libertà). Un’area che non ha mandato giù la «trombatura» di Enzo Lavarra alle europee, nonostante i suoi 82mila voti e che punta l’indice sulle scelte fatte dal segretario regionale Emiliano.

L’europarlamentare uscente, infatti, è stato stretto in una morsa: se la Campania – questo il ragionamento nei corridoi del Pd pugliese – ha fatto quadrato su Cozzolino e la Calabria su Pirillo, qui in Puglia a Lavarra, oltre alla capolistatura di De Castro, gli sono piombati addosso due concorrenti che hanno giocato in casa: l’imprenditore De Gennaro (63mila voti) e l’avvocatessa Cinzia De Marzo (11mila), baresi anche loro. E in queste scelte, la prima delle quali ha consentito anche il ripecaggio di Tedesco al Senato, c’è un nome e cognome: Michele Emiliano.

Se non sarà guerra aperta, dunque, di sicuro appena chiuse le urne dei ballottaggi partirà una guerra di nervi col segretario-sindaco, che in caso di vittoria aveva già preannunciato le sue dimissioni dalla guida regionale del partito. E la successione, quantomeno per risarcirlo del danno, potrebbe scattare proprio per lui, il «beffato» Lavarra.

Il malcontento non riguarda solo le europee, alle quali al Pd pugliese è andato maluccio e può consolarsi solo della perdita di voti (circa 200mila, sottolineano i Democratici) subìta dal Pdl. Sulle amministrative è Francesco Boccia a cantarle a tutti. a Bari il candidato sindaco Emiliano ha ottenuto più voti delle liste, mentre il Pd ha ottenuto solo il 16%. «Abbiamo dovuto fare tre liste civiche – spiega – perché molte delle persone a cui abbiamo chiesto di candidarsi hanno rifiutato di farlo sotto il simbolo del Pd, mentre hanno accettato di dare un contributo dentro una lista civica di centrosinistra. Evidentemente il Pd non riesce a parlare a certi mondi, ad essere credibile ai loro occhi. Gli risultiamo estranei. Per esempio nel mondo del lavoro, accettano di candidarsi solo quadri sindacali; ma il mondo del lavoro autonomo o dell’impresa ha rifiutato. E questo spiega il risultato deludente delle Europee». Secondo il deputato barese «ci manca un progetto complessivo per la società con cui il cittadino si possa identificare, e a cui senta anche il desiderio di dare il suo contributo, magari candidandosi. La destra questo progetto ce l’ha, anche se è profondamente sbagliato. Noi non sappiamo dire che Italia vogliamo costruire, perché non lo sappiamo. Il congresso nazionale deve servire a chiarire questo».

Il fronte dalemiano per ora preferisce non esporsi. Dopo aver pressato Vendola perché allargasse la sua maggioranza in Puglia ai centristi, il braccio destro dell’ex ministro Nicola Latorre ammette «l’importante risultato personale ottenuto da Nichi», che ovviamente sarà oggetto di valutazione dal Pd. Quanto all’usicta di Lavarra da Strasburgo, «ci crea grande amarezza perché non è lui, ma tutto il Pd che perde un immenso patrimonio di esperienza e lavoro. Credo che il primo obiettivo del Pd dopo i ballottaggi debba esser quello di capitalizzare questo patrimonio: non si tratta di risarcimento, ma di un’operazione per il bene del Pd perché è una risorsa che non può in alcun modo restare inutilizzata.

Il fronte lettiano, intanto, scalpita più degli altri, suffragato proprio dal suo leader di riferimento. «C’è poco da brindare» per il risultato del Pd alle europee e ai ballottaggi, spiega Enrico Letta, «ci si gioca il futuro. Il 21 giugno, da Milano a Bari, ci giochiamo parte di questo futuro».

BEPI MARTELLOTTA