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Gheddafi – Calabrese/ La verità sul ritardo? Le chiacchiere con l’amico sindaco delle Tremiti

La causa del grave ritardo di Gheddafi? Forse è stata una chiacchierata con l’amico sindaco delle Tremiti.

 

A Villa Algari, sede dell’ambasciata libica in Italia, era in visita il primo cittadino delle isole Diomedee, Giuseppe Calabrese, quando un diplomatico ha annunciato l’annullamento dell’incontro alla Camera dei deputati, notizia che ha animato – e non poco – la giornata del Colonnello e del suo entourage. Gheddafi era atteso da due ore a Montecitorio, quando il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha annunciato che il convegno italo-libico non si sarebbe più tenuto a causa del ritardo «prolungato e ingiustificato» dell’illustre ospite. A Villa Algari c’è stato subito un susseguirsi di voci e commenti e sorpresi dall’annuncio sono sembrati i funzionari dell’ambasciata. Ma il leader libico s’è dimostrato più interessato al dialogo con l’«amico» Giuseppe giunto ad ossequiarlo dall’arcipelago. Calabrese è da sempre suo ammiratore ed è stato già tre volte ospite in Africa, tanto da essere insignito dell’«onoreficenza della Jamahiriya» norrmalmente attribuita «agli amici della Libia».
«Gli ho rinnovato l’invito a visitare le nostre isole – commenta il sindaco – e non è escluso che ciò possa accadere nel prossimo luglio quando il colonnello parteciperà al G8 dell’Aquila. Raggiungere le Tremiti dal capoluogo abruzzese non è poi così difficile».
Per strappargli quale promessa? «Non gli chiederò nulla – aggiunge Calabrese – perché a un amico non si può chiedere nulla. Verrà da noi per visitare il Mausoleo che la nostra comunità ha voluto erigere per dare degna sepoltura ai corpi dei deportati libici che, sulle nostre isole, trovarono la morte perché colpiti dal tifo petecchiale. E un gesto che ha gradito moltissimo e che ha rinsaldato l’amicizia tra la nostra piccola comunità e il paese nordafricano a noi legato da un cordone ombelicale speciale. Di certo non gli chiederò di acquistare l’Isola di Pianosa, che sarà comunque ceduta a italiani o europei».
Antonio D’Amico