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Fu una donna a disegnare i cavalli di Grotta Paglicci nel paleolitico?

La bizzarra teoria di Dean Snow, archeologo e docente della Pennsylvania State University, che ha analizzato le impronte di mano rinvenute in varie grotte preistoriche del pianeta. Chi erano gli artisti che hanno affrescato Grotta Paglicci e hanno realizzato importantissime opere d’arte mobiliare tra 25.000. Sicuramente preistorici molto colti, con capacità espressive, visive e d’ingegno simili o uguali alle nostre. Seppellivano per esempio i propri morti, avevano una propria religione, avevano un proprio linguaggio, probabilmente avevano pure una rudimentale forma di comunicazione scritta, si radunavano in clan, avevano una propria gerarchia interna di potere e conoscevano sicuramente forme artistiche e culturali all’avanguardia. A Paglicci, come nel resto delle tribù paleolitiche organizzate d’Europa, il ruolo della donna doveva essere molto importante ed emancipato. A testimoniare ciò l’importante teoria di un archeologo americano, il prof. Dean Snow della Pennsylvania State University, secondo cui ad occuparsi dell’arredamento e della cura estetica della grotta erano le donne (o molte di loro). Snow ha studiato molte cavità ubicate nei vari continenti e si è soffermato maggiormente su quelle europee, soprattutto i siti paleolitici di Pech Merle in Francia e di Grotta Paglicci in Italia. La sua "curiosità scientifica" si è concentrata sulle "firme" lasciate dagli artisti, ovvero le impronte di mano trovate vicino ad ogni dipinto, quasi sempre realizzati con ocra e carbone. Pech Merle e Grotta Paglicci, da questo punto di vista, sono molto importanti perché le impronte (per meglio essere precisi: le contro-impronte) sono state rinvenute nelle adiacenze di pitture parietali di cavalle gravide tra i 25.000 e i 20.000 anni fa. Artisti, anche donne, secondo l’archeologo americano, erano in attività in Europa e nel mondo già a partire da 40.000 anni or sono. Non sappiamo quale ruolo avesse il gentil sesso nella società paleolitica, sicuramente però la donna era considerata alla pari dell’uomo. Dean aggiunge che molte di esse avevano uno spiccato senso dell’arte. Quanto dice lo ha appreso direttamente dalle impronte, in positivo e in negativo, e dai graffiti di mani lasciati nelle grotte: molte sono piccole e sottili, a testimoniare che appartengono al genere Homo Sapiens femminile. Per meglio avvalorare la sua tesi ha effettuato un esperimento: ha confrontato le antiche impronte con alcune più moderne lasciate da diversi volontari. Molte di quelle arcaiche hanno evidenziato il dito anulare e l’indice lungo e il mignolo piccolo (mani di femmina). Le ricerche di Dean per il momento si sono limitate all’analisi di foto e al sopralluogo in alcune caverne in Francia e in Spagna, in futuro potrebbero concentrarsi su quelle pugliesi rinvenute a Grotta Paglicci nell’entroterra del Gargano.
Chissà se la donna cromagnoniana rinvenuta nella grotta rignanese nel 1986 e vissuta tra i 23.000 e i 24.000 anni fa amasse o praticasse l’arte, certamente amava l’estetica e la bellezza, così come testimonia la ricostruzione del suo viso ad opera del prof. Francesco Mallegni dell’Università degli Studi di Pisa e gli oggetti di “bigiotteria” rinvenuti nella sua fossa tombale.

Angelo Del Vecchio

Ulteriori informazioni sul portale internet www.paglicci.net

Fonte Garganopres.net