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Sanità e malaffare, ecco le cinque inchieste della Procura di Bari

In quattro emerge sempre come centrale la figura dell’imprenditore barese Gianpaolo Tarantini.

 

Cinque le inchieste della Procura di Bari sul malaffare della sanità pugliese. In quattro di queste emerge sempre la figura dell’im­prenditore barese Gianpaolo Taran­tini. Nell’indagine che porta la firma del pm Roberto Rossi, l’imprendito­re 34enne barese è indagato per dro­ga. Secondo quanto è emerso da in­tercettazioni telefoniche era lui ad acquistare la cocaina che veniva of­ferta agli ospiti delle feste che orga­nizzava nella sua villa a Giovinazzo o in altri locali pugliesi. Ed è sempre l’imprenditore barese al centro di in­dagini di tre pm della procura di Ba­ri e il suo nome compare in almeno quattro filoni di indagine: uno di questi, il più vecchio, quello del pm Rossi, risale al 2002 è giunto alla conclusioni lo scorso mese di lu­glio. Nelle inchieste della procura barese si fa riferimento a cocaina, escort, appalti e tangenti e la corru­zione sembra essere il comune deno­minatore delle indagini in cui è coin­volto Tarantini. L’indagine di Rossi, riguarda fatti che si sarebbero verificati tra il 2003 e il 2006, ma con riferimenti che ri­salgono sino al 2000-2001, quando praticamente Tarantini era poco più che ventenne. L’indagine si occupa «dell’alterazione di gare pubbliche» che le società messe in piedi da Gianpaolo Tarantini con suo fratel­lo Claudio si sarebbero garantite rea­lizzando «cospicui e indebiti guada­gni evidenziati dallo sproporziona­to aumento del fatturato in pochi an­ni ». Poi c’è il filone investigativo del pm Giuseppe Scelsi sul presunto gi­ro di escort nel quale Tarantini è ac­cusato di induzione alla prostituzio­ne: avrebbe accompagnato ragazze baresi e straniere – così come emer­ge dai verbali di interrogatorio – fe­ste tenute nella residenza del pre­mier Silvio Berlusconi a Palazzo Gra­zioli e nelle residenze di altri uomi­ni politici, senza distinzione di parti­to. In Puglia è spuntato da queste in­dagini il nome del vicepresidente della Regione Puglia Sandro Frisullo (Pd). Ne è derivato l’azzeramento dell’intera giunta regionale. Dall’in­dagine escort è nato anche il filone cocaina per il quale Tarantini sareb­be coinvolto. Un altro filone investi­gativo, sempre del pm Scelsi e dal quale di fatto è nata l’indagine sul giro di escort, è per associazione per delinquere finalizzata alla corruzio­ne, un presunto giro di mazzette (fatti accaduti nel 2008) legato alla fornitura di protesi sanitarie a strut­ture pubbliche da parte della società di famiglia dei Tarantini, la Tecno Hospital. Ma c’è anche un altro filo­ne investigativo nel quale non si sa per ora se Gianpaolo Tarantini risul­ti formalmente indagato. Questa in­dagine porta la firma della pm Desi­rè Digeronimo e conta 15 indagati tra dirigenti regionali e imprendito­ri e riguarda un presunto intreccio tra politica e affari per la gestione della fornitura di servizi e prodotti nella sanità pugliese: lo scorso 6 feb­braio, l’inchiesta portò alle dimissio­ni dell’ex assessore regionale alla sa­nità Alberto Tedesco formalmente indagato. La pm indaga anche sul presunto finanziamento illecito ai partiti di centrosinistra. Al punto che a luglio scorso ha acquisito una valanga di documenti per ricostrui­re il flusso di denaro. Il sospetto è che anche politici nazionali abbiano usufruito dei finanziamenti illeciti. Infine c’è l’indagine del pm Loren­zo Nicastro su presunte irregolarità nelle procedure per l’accreditamen­to delle cliniche private alla Regio­ne. Da questi accertamenti è nato un altro filone: quello di un presun­to giro di escort e professioniste ba­resi che in cambio di una consulen­za o un posto di lavoro concedeva­no prestazioni sessuali ad un asses­sore.