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Infarto è pugliese una delle migliori task force: il 50% in meno di vittime

Infarto? In Puglia si muore di meno. In 11 anni, si è passati dal 5% (950 morti) nel 1998 all’attuale 2,5% (521). I dati sono dell’Osservatorio epidemiologico regionale. In sintesi, pur essendo in aumento il numero di casi di infarto al miocardio, la mortalità è diminuita del 50%. Ogni anno ben 6 mila pugliesi chiamano il 118 per una sospetta emergenza del cuore. Per far fronte a tal numero di richieste d’aiuto, sono stati attivati il servizio di telecardiologia in tutte le ambulanze e la ‘Rete IMA’. Con il primo si ha un collegamento diretto con un cardiologo dal momento in cui il malato viene portato sull’ambulanza fino al ricovero, con il secondo invece si garantisce l’angioplastica primaria, ora istituzionalizzata, o terapie trombolitiche immediate. Cure efficaci e tempestive dunque stanno assottigliando la percentuale di decessi e la ricerca sta mettendo in campo strategie di intervento sofisticate. Questi temi saranno discussi durante il Congresso sulle emergenze cardiovascolari che la Cardiologia Ospedaliera e Cardiologia d’urgenza del Policlinico organizzano a Bari venerdì e sabato. Saranno poi discussi gli studi delle coronarie con la ‘tac’ e l’applicazione delle onde d’urto nell’angina, le terapie antiinfarto e i trattamenti delle tempeste aritmiche che portano a morte improvvisa. La più elevata incidenza di infarti riguarda la fascia d’età 80-85 anni nei maschi, mentre nelle donne oltre gli 85 anni. La mortalità intraospedaliera per infarto al miocardio è mediamente pari al 5%. Un dato rilevante è l’aumento registrato di coronarografie eseguite su soggetti ricoverati, dal 9% nel 2001 18% nel 2008. “Grazie alle nostre strategie di trattamento delle emergenze cardiovascolari, la nostra regione è all’avanguardia tra quelle d’Italia”. Meno attrezzata la provincia di Foggia, attualmente pronta per la terapia solo nelle strutture di S. Giovanni Rotondo e Ospedali Riuniti.