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Nicola Pinto e Giuseppe Maratea assolti con formula piena (3)

Sullo sfondo del processo ci sono anche “i veleni” nella Comunità Montana

Il pianto degli imputati, la soddisfazione dei loro legali subito dopo aver sentito i giudici sentenziare che «il fatto non sussiste», con l’assoluzione di presidente ed assessore della comunità montana del Gargano. «Vogliamo ringraziare il collegio giudicante» dice l’avv. Raul Pellegrini che insieme al collega Vincenzo Palumbo difende Peppino Maratea «estremamente attento e coraggioso, per aver saputo leggere anche quello che c’è dietro le carte processuali. Hanno capito i giudici che le parole di Verrocch erano mosse da intenti che noi sosteniamo essere calunniosi». Sulla stessa lunghezza d’onda l’avv. Michele Curtotti, codifensore insieme al collega Bernardo Lo dispoto di Nicola Pinto, il presidente dell’ente montano accusato da Verrocchi non solo d’aver preteso la tangenti, ma di averle materialmente riscosse in tre distinte occasioni tra il 2006 e il 2007. «I giudici hanno permesso di avere accesso ad una serie di documenti e dati presso la comunità montana del Gargano, di cui ci era stata impedita la visione ed acquisizione da parte di alcuni funzionari dell’ente, attraverso i quali al abbiamo dimostrato i benefici di Verrocchi ha goduto, a nostro avviso senza averne titolo. In quei documenti acquisiti grazie al collegio giudicante c’erano
anche le certificazioni telepass che dimostravano gli spostamenti gli spostamenti di Verrocchi e dei due imputati, attraverso i quali abbiamo potuto sostenere e dimostrare che alcuni incontri di cui aveva parlato la presunta vittima non potevano esserci stati». Nelle dichiarazioni dei legali appare, sia pure sfumato, uno degli argomenti portati avanti dalla difesa sin dal momento dell’arresto di Pinto e Maratea: le accuse infondate di Verrocchi farebbero parte di un complotto ordito all’interno della comunità montana del Gargano, da alcuni funzionari che ce l’avevano con i due imputati i quali, dopo il loro insediamento ai vertici politici dell’ente, aveva manifestato l’intenzione di azzerare alcuni incarichi. Tesi, quella del complotto, giudicata infondata dal pm Enrico Infante che ne aveva accennato durante la requisitoria il 9 ottobre scorso: il segretario generale dell’ente, Galli, non nutriva alcun motivo di rancore nei confronti di Maratea – aveva detto il pm per cui la tesi che Verrocchi fosse la longa manus del complotto ordito da Galli non poteva reggere.