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Il sindaco Damiani racconta il suo amore per Vico e…Napoli

Il padre era un magistrato che a causa del lavoro l’ ha portato via da Vico. A Napoli, per la precisione, dove lui è nato, ha studiato e si è pure sposato Durante l’ infanzia Vico per me rappresentava la famiglia le vacanze spiega.  Fino a quando a distanza di molti anni non ne è diventato il sindaco, finendoci col trascorrerci un sacco di tempo .Anzi, quasi tutto. E’ Luigi Damiani, 53 anni, primo cittadino da tre, una vita a metà tra il promontorio del Gargano e il fascino del Vesuvio. L’Attacco lo ha intervistato.

Sindaco, ci racconti qualcosa di lei. E’ nato a Napoli e vive un pò in Campania e un po’ a Vico. Quali sono i suoi legami con i due territori?
 Sono nato a Napoli perche mio padre era magistrato li. A Napoli mi sono laureato in giurisprudenza; mi sono sposato e da bambino avevo lì tutta la mia vita. Vico invece era il luogo delle vacanze e della famiglia. Ho finito col tornarci nel 1980, dapprima stabilmente, quando eravamo in due, poi tutta la settimana ad eccezione per il week end. Da quando sono sindaco invece sto a Vico la maggior parte del tempo. La mia famiglia aveva qui un azienda agricola e una struttura turistica (quella di Calenella) che io oggi gestisco

Che posto è Vico del Gargano?

Ha il suo fascino, anche se si tratta di un’opinione soggettiva. Certo, un metereopatico potrebbe pensare a Vico in inverno come ad un luogo di solitudine Per me non e cosi.

Cosale piace soprattutto?

Mi piace stare in un posto dove la natura la senti. Dove la scansione delle stagioni si avverte. Le stagioni qui sono bellissime. Certo, l’estate lo è per tutti. Ma l’autunno con i colori della Foresta Umbra e le campagne circostanti, è davvero meraviglioso.
 
Alcune porzioni di cittadinanza foggiana hanno scelto Vico come meta per il fine settimana?

Si, soprattutto il centro storico, che conserva un buon tasso di autenticità. Non è un luogo aggiustato preparato pulito ma in compenso mantiene un buon tasso di autenticità. Anni fa fu interessato dall’operazione albergo diffuso in cui vennero coinvolti ottimi architetti del calibro di Gae Aulenti. Il paese fu al centro dell’interesse pubblico ed ebbe forte visibilità. E’ stato allora che alcuni hanno investito. In seguito quella operazione non andò a buon fine ma oggi ci sono nuove iniziative come il progetto Hospitis della Regione Puglia laddove la Regione ha selezionato 20 comuni per creare una rete di ricettività diffusa nei centri storici di buona qualità. E qui siamo a buon punto.

Tra i vantaggi di vivere a Vico piuttosto che a Napoli, potremmo elencare la mancanza di traffico, la possibilità di muoversi a piedi….

Certo Vivendo a Vico si possono programmare le cose da fare nella giornata con molta meno ansia rispetto a Napoli. Si fa una vita tranquilla, dove ci sono delle buone opportunità.

Quali?

Sicuramente la possibilità di impegnarsi direttamente nelle cose. A Vico il cittadino non è mai solo utente, perché facilmente diventa attore. Utenza e attori qui quasi sempre coincidono. Nello sport ad esempio o nel teatro.  La nostra compagnia in un attimo diventa l’artefice del movimento culturale. E nel concerto di San Valentino, il gruppo Armonia, composto esclusivamente da uomini, era un ottimo esempio di trasversalità sociale nel nome della musica in una passione che prende tutti. E’ stato bello vederli, rappresentavano un ottimo campione sociale della città.

Quella di San Valentino, per voi, è una data molto importante?

Si, e le ragioni sono tante. Il santo è il patrono della città ed il protettore degli agrumi, che fino ad alcuni anni fa costituivano una voce importante nell’economia del paese. C’è quindi il discorso religioso e quello della protezione del raccolto. Il giorno di San Valentino è una buona occasione per dimostrare alla gente che venire a Vico è bello E che ci si può venire in molti periodi dell’anno godendo dei nostri prodotti agricoli di qualità e dell’artigianato di pregio.
I giovani resistono in città?

Questo è un tasto dolente. Purtroppo in tanti sono fatalmente costretti ad andare via per motivi di studio o lavoro, pur essendo bravissimi in ciò che fanno.

Resta dunque una città vecchia?
 
Non più di altre città e periferie. Il problema è anche la politica, nel senso letterale del termine. Quando 3 anni fa divenni sindaco, mi identificarono come il nuovo. Nuovo a 50 anni? E’ una cosa che fa riflettere. Io credo che per fare scelte intense, audaci e coraggiose ci sia bisogno della gioventù. Solo ciò che è spericolato può essere anche creativo e fresco.

Quanto cambia il volto di Vico in estate?

Cambia parecchio. Si ripopola. C’è un buon flusso turistico. L’utenza che ci interessa è il Ceto Medio Riflessivo. Certe arene competitive non sono le nostre. In agosto c’è chi invita Corona e la Morich e chi (come noi) fa altro. Ma lo dico senza presunzione. Da noi basta una serata culturale nel centro storico ed è già bellissimo, perché le nostre strade fanno da valore aggiunto e da attrattore turistico. Ma sono offerte indirizzate solo a chi sa riconoscerle. E poi c’è la nostra spiaggia di Calenella, dove anche in pieno agosto non esiste la folla. E ancora, le varietà vegetali, i paesaggi.

Quali sono gli obbiettivi che sente di avere raggiunto come sindaco. E cosa resta ancora da fare?

La cosa più importante è la pianificazione urbanistica, su cui siamo ben partiti. E poi c’è la situazione sanitaria. Il Gargano nord non dispone di un ospedale. Eppure siamo 5000 in inverno e oltre 300mila in estate. In caso di problemi occorre fare un ora e mezza di curve per raggiungere San Giovanni Rotondo. E proprio lì, tra San Giovanni Rotondo, Manfredonia e Monte Sant’Angelo esistono ben 4 ospedali. Si tratta di una vecchissima storia che spero di poter riequilibrare. L’ospedale a Vico è stato approvato dalla Asl Fg, mancano i tempi necessari allo sblocco dei fondi. Si tratterebbe di un piccolo centro con 44 posti letto e un poliambulatorio di primo livello. La sua realizzazione per noi sarebbe molto importante.

In quanto a offerta culturale in inverno come siete messi?

Negli ultimi 2 inverni abbiamo organizzato una piccola produzione teatrale. Il cinema non c’è, ma speriamo di ricrearlo in una sede comunale, come facevamo in passato. Vico è stata sede di una delle Accademia culturali più importanti nella fine del 700. Credo quindi che la predisposizione storica alla cultura appartenga profondamente a tutta la comunità, che vi si riconosce. La nostra cifra è sempre accettabile, con il premio letterario del romanzo breve che continua da 10 anni, ad esempio.

I luoghi di Vico che ama di più?

La chiesa di Santa Maria Pura, con la sua sorgente ed il lavatoio e San Menaio.

Alla fine dove crede che invecchierà, aVico o a Napoli?
Vivere a metà trai due posti mi piace. E credo di avere trovato il mio equilibrio nell’altrove. Mi compensa. Credo però sceglierò di diventare vecchio qui. A Vico.
Modesta Raimondi
L’Attacco