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Tutto il Subappennino rischia di scivolare a valle

E’ in programma domani un nuovo vertice operativo alla Protezione civile sulla frana a cavallo fra la Capitanata e l’Irpinia che dall’11 marzo ostruisce il passaggio dei treni sulla linea Foggia-Benevento. Individuato il sito dove stoccare il terreno caduto a valle per un fronte di circa 3 chilometri, le ruspe possono ora proseguire il lavoro per liberare il fronte dal terreno di risulta. Poi bisognerà ripristinare i luoghi, ricostruire la massicciata per i binari, mettere soprattutto in sicurezza la zona con un piano di consolidamento organico previsto già nel 2006 (quando crollò un tratto della statale 90 proprio nei pressi di Montaguto) e non attuato. Previsioni sulla ripresa dei collegamenti ferroviari parlano di «trenta giorni, forse anche prima» come ha detto all’uscita del tavolo tecnico con Bertolaso venerdì il commissario delegato della Campania Mario De Biase. Ma oltre al ripristino della linea ferrata quel che preme ora è predisporre un piano di contenimento della frana che pregiudichi il territorio e le popolazioni da nuovi rischi. Il sindacato Filt-Cgil chiede alle autorità competenti di argirare «una volta per tutte» proprio il dissesto idrogeologico che colpisce non solo l’area di panni-Montaguto, ma un po’ tutto il Subappennino.

«E’ una situazione – rileva il segretario provinciale del sindacato, Giovanni Occhiochiuso – certamente legata ad eventi naturali eccezionali per il nostro territorio, ma è anche vero che il dissesto idrogeologico che caratterizza larga parte del subappennino Dauno rappresenta la condizione primaria affinché tali eventi manifestino i loro effetti con drammatica violenza e frequenza». Una precondizione essenziale, rimediare al dissesto idrogeologico, se si intendono realizzare tutti quei progetti di potenziamento dei collegamenti ferroviari da tempo all’ordine del giorno: l’alta capacità e il raddoppio del binario sulla linea adriatica.

«La Capitanata, per quanto attiene le principali infrastrutture viarie e ferroviarie che la tengono “legata” al resto del Paese, sconta un’arretratezza intollerabile per un territorio che aspira a svolgere il ruolo di cerniera tra la Puglia, il Molise e l’asse tirrenico. Anche la strozzatura presente sulla linea ferroviaria Lecce-Bologna con il tratto ancora a binario unico tra Lesina e Termoli – sottolinea Occhiochiuso – preme in maniera soffocante sul sistema produttivo ed industriale della nostra provincia e dell’intera regione. E’ ancora vivo il ricordo degli allagamenti verificatisi su quel tratto di linea ferroviaria oltre che sulla statale 16 nel tratto San Severo – Chieuti in occasione delle esondazione del torrente Fortore a seguito dello svuotamento della diga di Occhito. Se i due eventi dovessero verificarsi cont emporaneamente, l’isolamento della nostra provincia sarebbe totale». «Fino a quando – si chiede la Filt-Cgil – la Capitanata potrà sostenere questa condizione di separatezza dal resto del Paese? La realizzazione della linea alta capacità Bari- Foggia-Napoli ed il completamento del raddoppio Lesina-Termoli rappresentano condizioni non più eludibili. Ma i fondi per queste opere vengono sottratti al Mezzogiorno a favore delle aree del Nord del Paese. Accanto ad un gap esistente tra Nord e Sud del Paese, se ne vuole aggiungere un altro tra Est ed Ovest».

Massimo Levantaci