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Puglia, vaccini inutili per la febbre suina un danno di 4 milioni

Ci sono 635mila vaccini contro la febbre suina nelle celle frigorifere dei magazzini delle Asl pugliesi. Che in soldi pubblici corrispondono a 4 milioni e 445mila euro. Fiale inutilizzate. Da smaltire perchè prossime alla scadenza. Da restituire, comunque, al Ministero della Salute unitamente a 130 scatoloni contenenti 260mila siringhe. Sarà compito dell’Azienda sanitaria di Brindisi recuperare le scorte ed organizzare il loro viaggio a ritroso: nel periodo caldo dell’influenza H1N1, è stata “Centro” di stoccaggio e distribuzione del vaccino per la regione Puglia. Insomma, alla spesa inutile che lo Stato ha sostenuto per acquistare vaccini e siringhe, ora deve aggiungersi anche il costo di trasporto per la loro (altrettanto inutile) restituzione.

In più riprese, nel corso degli ultimi mesi dello scorso anno, nelle celle frigo dell’ex ospedale Di Summa sono state depositate oltre 684mila dosi destinate a tutte le province pugliesi: 210.049 a Bari, 65.482 alla Bat, 107.579 a Foggia, 136.201 a Lecce, 94. 463 a Taranto e 67.660 alla provincia di Brindisi. È solo la metà del quantitativo preventivato (circa 1 milione e 160mila fiale) all’epoca dei primi casi quando si riteneva che sarebbe stato prudente ed opportuno assicurare anche una dose di richiamo alle categorie a rischio.

Le previsioni catastrofiche avevano trovato conferme dall’Oms tanto che in un primo momento era stato stabilito l’invio di oltre un milione di dosi. Quando si è capito che la febbre A non avrebbe mai avuto conseguenze devastanti e che perciò non sarebbe stata necessaria la somministrazione della seconda dose di vaccino, l’ordine di produzione è stato bloccato e a seguire la campagna di distribuzione. Si è cercato di evitare una produzione fuori misura, incontrollata ed inutile, ma il “danno”, seppure di proporzioni più contenute, era stato già fatto.

Nei depositi delle Asl, infatti, le scorte straripano: oltre 62mila fiale sono il residuo di quelle destinate a Brindisi, alle quali vanno aggiunti ulteriori quantitativi appartenenti ad altre province pugliesi. Sembra che la Asl locale, centro di stoccaggio e smistamento per la regione Puglia, abbia visto confluire nel capoluogo migliaia di farmaci che, rientrato l’allarme data la modesta diffusione dell’influenza, nessuno si sia mai presentato a prelevare. Più o meno quanto accadde all’epoca dell’aviaria quando furono acquistate quantità ingenti di vaccino. Poi anche dell’aviaria non si è sentito più parlare.

Non hanno bisogno di commenti le 635mila dosi residue, sparse per la Puglia, che la Asl brindisina si dovrà far carico di recuperare e restituire. Non si hanno dati ufficiali sui vaccini somministrati, sembra però che non diversamente da quanto accaduto nel capoluogo, dove la copertura dalla sindrome influenzale è stata assicurata solo a 5mila persone, si tratti ovunque di percentuali risibili. Vaccini che faranno ritorno al ministero nelle prossime settimane, dicono dalla Asl brindisina.

Niente di più facile che il termine si dilati fino a superare l’estate, visto il periodo feriale alle porte. Ma soprattutto data la complessità delle operazioni di restituzione al mittente: dalla ricognizione del prodotto inutilizzato, al suo recupero presso le sedi delle Asl delle diverse province pugliesi, all’inventario dei farmaci distinti per ditta produttrice e data di scadenza. Un lavoro enorme per distribuire ed ora per ritirare per il quale il Dipartimento di Prevenzione dell’Azienda sanitaria (diretto da Vito Martucci) dovrà richiedere ulteriori sacrifici alle già ridotte unità lavorative che devono pure assicurare ulteriori servizi altrettanto essenziali. Tutto questo per rimandare indietro dosi scadute.

VALERIA CORDELLA ARCANGELI