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L’ora della verità per il Gino Lisa

Ma sul progetto si allunga l’ombra del parco fotovoltaico voluto da Adp, che eroderà 28 ettari di superficie: più di un decimo del sedime aeroportuale. A colloquio con Vascello (Apt), Marzano e Rizzi (Assolisa)
L’aeroporto Gino Lisa di Foggia davanti ad un bivio, decisivo per il suo futuro. Da un lato, la possibilità che reinvestendo in loco i proventi delle royalties che saranno garantite dal parco fotovoltaico voluto dalla società di gestione Aeroporti di Puglia, possano finalmente schiudersi nuove prospettive di crescita per lo scalo foggiano, soprattutto per quanto riguarda il riconoscimento e la valorizzazione della sua vocazione turistica. Dall’altro, che una cattiva ubicazione dei pannelli solari (che si estenderanno su 28 dei 245 ettari di cui consta il sedime aeroportuale) possa pregiudicare le prospettive dello scalo, e di conseguenza dirottare altrove le risorse finanziarie che giungeranno dall’impianto per la produzione di energia. Il bando prevedeva una basta d’asta di 20 milioni di euro, per i 125 anni di durata della concessione. Ma pare che la società tedesca che si è aggiudicato la concessione abbia offerto una cifra ben più consistente.
Sufficiente, tanto per dire, a risolvere – sempre ammesso che i proventi della concessione restino a Foggia – per sempre i problemi dell’aeroporto. La questione non è soltanto politica, ma anche tecnica. Rispetto al futuro dell’aeroporto c’è infatti da sciogliere un nodo, di non poco conto. La
pista attuale è insufficiente a permettere l’atterraggio e il decollo dei voli charter turistici. Ma non c’è una “vision” precisa e soprattutto condivisa sul progetto da perseguire. Pochi sanno, comunque, che già in passato lo scalo foggiano ha ospitato una pista in grado di permettere il traffico di velivoli di grandi dimensioni: è la cosiddetta pista degli inglesi, costruita nella seconda guerra mondiale dagli anglo americani, che utilizzato il Lisa quale base per le operazioni europee. Qualche anno fa, Aeroporti di Puglia ha elaborato un progetto che prevede proprio il rifacimento’ dell’antica pista, ortogonale a quella attuale. Ma pare che negli ultimi tempi Aeroporti di Puglia abbia cambiato opinione, “affezionandosi” ad un progetto alternativo, che prevede l’allungamento della pista attuale. Quale delle due ipotesi conviene maggiormente? Ne parliamo nella seconda parte della nostra conversazione (la prima parte è stata pubblicata ieri) con Nicola Vascello, commissario provinciale dell’Apt (Azienda Provinciale per il Turismo), Roberto Marzano e Walter Rizzi, rispettivamente presidente e segretario di Assolisa, che – come abbiamo già riferito – hanno deciso di costituire un comitato per chiedere che gli utili del parco fotovoltaico vengano investiti a Foggia e per fare chiarezza sulle reali intenzioni di AdP sulle sorti dell’aeroporto di Foggia. Per spiegare la sua tesi, Roberto Marzano, che propende senza esitazione alcuna per la costruzione della nuova pista (ovvero per la ricostruzione della cosiddetta pista degli inglesi) parte da lontano. “La pista attuale – sostiene il presidente di Assolisa – è sufficiente ad assolvere alle necessità del traffico aereo privato o business che dir si voglia. Per gestire gli attuali voli di linea, la Darwin utilizza un biturbo elica da 50 posti. Nelle attuali condizioni, potrebbero atterrare e decollare dal Lisa anche ATR 72 da 70 posti: per la realtà e per il bacino di utenza del capoluogo dauno, difficilmente si può ipotizzare la necessità di macchine dalla capienza superiore. Ma il discorso è diverso,’se poniamo mente alla necessità dei voli charter turistici. La prospettiva cambia radicalmente.”
In che senso, presidente Marzano?
“Tecnicamente, il traffico charter non è che un volo noleggiato: si può noleggiare un velivolo da 4 posti oppure da 150. E evidente che più sono i posti, minore è il costo a carico dei passeggeri. La stragrande maggioranza dei voli charter che trasportano i turisti nelle mete delle vacanze avviene a bordo di vettori che hanno almeno 150 posti, da 150 posti in su.”
Discorso che non fa una grinza. Ma che significa questo, per il Gino Lisa?
“Significa che per valorizzare la vocazione turistica del nostro aeroporto e venire incontro alle istanze più volte rappresentate dagli operatori garganici, è necessario attrezzare l’aeroporto di Foggia che una pista che consenta l’atterraggio ed i decollo di velivoli di grandi dimensioni, come ad esempio il Boeing 737: velivoli che hanno bisogno di una lunghezza della pista utile di almeno 1.900 metri, il che significa che c’è bisogno di una pista di almeno 2.000-2.200 metri.” – .
“Per fare capire meglio ai nostri lettori di che stiamo parlando – interviene il segretario di Assolisa, Walter, Rizzi – bisogna considerare che non tutta la lunghezza della pista è effettivamente utilizzabile. Bisogna per esempio garantire una certa superficie al cosiddetto clearway (letteralmente, strada libera, n.d.r.), che è uno spazio necessario per consentire la possibilità di manovre critiche, soprattutto in fase di decollo.”
Torniamo a noi. La “pista degli inglesi” misura 2.140 metri: sarebbe dunque sufficiente ad affrontare il problema?
“Sì – risponde Nicola Vascello – ed ho personalmente maturato l’idea che è la sola prospettiva che possa finalmente rendere possibile quel connubio tra il turismo garganico e l’aeroporto di cui parliamo tanto spesso, ma che non abbiamo ancora realizzato.”
Ma perché ritenete irrealizzabile, o addirittura controproducente, il progetto che prevede, anziché la realizzazione della nuova pista, l’allungamento di quella attuale?
“Su questo aspetto chiediamo chiarezza ad Aeroporti di Puglia – afferma Marzano. Nella recente relazione svolta in Fiera, raccolta dall’emittente Onda Radio di Vieste, l’amministratore unico di Aeroporti di Puglia ha affermato che l’allungamento della pista attuale potrebbe non risolvere il problema degli operatori turistici del Gargano. Allungare la pista tanto per allungarla, senza che ciò renda possibile il traffico turistico, significa gettare via danaro pubblico.”
Ma non si può allungare la pista attuale fino i fatidici 2.000 metri?
Rizzi ci mostra una slide, che per ragioni di riservatezza non ci ha consegnato, e che abbiamo cercato di riprodurre sulla mappa Google che pubblichiamo in questa pagina. Dalla slide e dalla nostra mappa si evince chiaramente che l’allungamento della pista attuale fino ai 2.000/2.200 metri andrebbe ad interessare palazzine, civili abitazioni ed opifici (“tutti realizzati con regolare concessione edilizia”, precisa Vascello) che dovrebbero essere espropriati e successivamente demoliti, con costi esorbitanti. Va detto anche che la superficie interessata è notevole non soltanto in termini di lunghezza, ma anche di larghezza. “La pista deve avere, a destra ed a sinistra – precisa Rizzi – una fascia di rispetto, le cosiddette strip, per cui ha una “bocca” di ben 350 metri.”
La freccia nella parte inferiore dall’immagine mostra invece la direzione della pista ortogonale, che insisterebbe interamente nel sedime aeroportuale, e che perciò non avrebbe alcun costo aggiuntivo di esproprio. “Quindi – insiste Vascello – Adp deve dirci la verità sulla natura del progetto al quale sembra si stia convertendo: perché o parliamo di un allungamento limitato, e dunque non in grado di risolvere il vero problema dell’aeroporto e del turismo, o di un allungamento tanto costoso da essere virtualmente irrealizzabili.”
L’allungamento vagheggiato da Adp dovrebbe essere in effetti limitato a 200/250 metri: considerato che la pista attuale ne misura 1.560 (di cui però effettivamente utilizzabili soltanto 1.350, un po’ per la clearway, un po’ perché  la parte finale lambisce ostacoli che andrebbero rimossi, come il famoso comignolo di uno stabilimento che ha sede in zona) avremmo nella migliore delle ipotesi una pista di 1.800 metri, insufficiente a soddisfare le necessità dei Boeing 737 e velivoli similari.
Il progetto di allungamento della pista attuale viene propugnato anche da altri appassionati foggiani, come Mondo Gino Lisa, che a loro volta sono perplessi circa la convenienza della realizzazione della nuova pista ortogonale per due ragioni: la presenza di vento sfavorevole e le possibili interferenze che la direzione della nuova pista potrebbe avere con le attività dell’aeroporto militare di Amendola.
“Cominciamo con il rispondere alla seconda obiezione, che è la più semplice – spiega Rizzi -, il sistema di controllo degli spazi aerei e gli aeroporti italiani è di tipo scatole cinesi o se si preferisce di matrioske: il più grande contiene il più piccolo. Per quanto riguarda la Puglia, l’aeroporto che esercita la supervisione è quello di Brindisi che “contiene” quello di Amendola che, a sua volta, “contiene” quello di Foggia. Quindi il Gino Lisa è già sottoposto alla supervisione ed alla vigilanza di Amendola, che garantirebbe l’opportuno coordinamento anche se le attività di volo dolesse svolgersi sulla pista ortogonale.”  Alla questione vento, risponde invece Marzano, che l’ha sperimentata di persona, avendo al suo attivo numerosissime ore di volo. “A Foggia e di conseguenza sul Lisa, spira per due terzi delle giornate ventose dell’anno vento da nord, con una velocità media di 20-21 nodi. Il restante terzo è coperto dal vento estivo, il cosiddetto favonio che spira a velocità più consistente, che arrivano a 40-42 nodi (circa 90 chilometri all’ora) e può in qualche caso infastidire le manovre. Il favonio spira da sud ovest, ed arriva sulla pista attuale a .90 gradi, ovvero nel modo più fastidioso.  Quindi è vero il contrario: fu proprio per aggirare il rischio del favonio che gli angloamericani pensarono bene di costruire la loro pista. Quello del vento è comunque un falso problema: basti dire che la Darwin non ha mai saltato un atterraggio per il “vento attraverso”.
Chissà che a porre fine alla diatriba (e a indurre finalmente Adp a voltare le carte) non possa essere il comitato preannunciato da Vascello, Marzano e Rizzi, al quale è auspicabile che aderiscano tutti quanti hanno veramente a cuore le sorti dell’aeroporto, a prescindere dalle opinioni su questo o quel progetto.
Perché un dato di fatto è assodato, ed è con questo che bisogna fare i conti e subito: l’aeroporto Gino Lisa sta per essere interessato da un progetto (quello del parco fotovoltaico) che da un lato produrrà ricchezza, ma dall’altro implicherà scelte logistiche (la localizzazione dei 28 ettari su cui dovranno essere installati i pannelli solari) che potrebbero condizionare pesantemente e forse definitivamente, in senso negativo.
I giochi non sono ancora fatti, anche perché una clausola del capitolato di appalto che ha aggiudicato la concessione prevede che a stabilire la localizzazione della superficie del sedime aeroportuale che sarà interessata dal parco fotovoltaico, sarà esclusivamente Adp, che potrà variarla anche il giorno prima dell’inizio dei lavori. Una ragione in più per vederci chiaro, e per saggiare una volta per tutte, le reali intenzioni della società di gestione degli aeroporti pugliesi sulle prospettive dell’aeroporto di Foggia.

Geppe Inserra
Quotidiano di Foggia