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Vieste/ Lo pneumologo s’imbosca e buca il malato il caso fa ancora discutere

La denuncia della Figlia Ivana: “ mio padre è malato cronico, ma gli specialisti se ne fregano”.

 

A Vieste farsi visitare da un pneumologo sembra un’impresa. Lunedì scorso la signora Ivana Ceschini ha atteso per ore una visita medica domiciliare per il padre, ma il medico specialista non è mai arrivato. Eppure le era stato fissato un appuntamento, e il padre malato ottantenne di Ivana aveva ottenutò l’autorizzazione per ricevere una visita a domicilio, in quanto non deambulante per le conseguenze subite dopo un ictus cerebrale che lo costringe a letto ormai da tempo. “Mio padre è permanentemente allettato — ha dichiarato a l’Attacco la figlia, Ivana Ceschini — ed è malato cronico. Il suo medico di base, visto il persistere di una sintomatologia preoccupante, dopo l’ennesima valutazione clinica, gli ha prescritto una visita specialistica pneumologia, da effettuarsi, viste le condizioni di mio padre, a domicilio”. Qui ha inizio il calvario di Ivana. Dopo la prescrizione del medico di base, la donna si è subito attivata, come aveva già fatto in altre occasioni per altre visite a domicilio, ma non di pneumologia, per ottenere tutti i permessi. “Abbiamo attivato tutte le procedure burocratiche, tra cui l’autorizzazione del dirigente del distretto — ha rivelato al’Attacco— e ci è stato fissato l’appuntamento per la mattina di lunedì scorso, 7 marzo”. Tutto sembra andare per il verso giusto. Fin quando non arriva la mattina del 7 marzo. Ivana e il padre attendono invano l’arrivo del medico specialista pneumologo nella loro casa di Vieste. “Solitamente, — ha proseguito Ivana — quando si tratta di visite a domicilio gli
specialisti che arrivano a Vieste si fanno venire a prendere dai familiari dei. pazienti alla sede Asl. Lunedì mattina ho contattato gli uffici della Asl per chiedere se il medico aveva bisogno di essere andato a prendere per poter visitare mio padre. Mi ha risposto l’impiegato che si sarebbe informato e mi avrebbe fatto sapere. Dopo un quarto d’ora ho richiamato e lo stesso impiegato mi ha comunicato che il medico specialista c’era ma non faceva visite a domicilio. Al che—ha aggiunto la donna—mi sono recata agli uffici per capirci qualcosa di più. Non sono riuscita a parlare direttamente con lo specialista che però ha fatto sapere che lui visite a domicilio non ne fa”. Il padre di Ivana è gravemente malato. I suoi figli lo accudiscono costantemente, tanto che sono costretti a fare i turni di notte per accudirlo 24 ore su 24. Se il medico di base ha prescritto la visita pneumologia è perché la situazione dell’ottantenne ne richiedeva l’urgenza. “Mi sembra strano — ha risposto a l’Attacco Michele Carnevale, il dirigente della Asl unico autorizzato a firmare i permessi per le visite domiciliari — perché solitamente gli specialisti fanno a gare per le visite domiciliari, essendo pagati bene”. Dopo avergli spiegato bene la situazione della signora Ceschini, il dirigente medico è entrato nei dettagli: “Le visite pneumologiche domiciliari servono a ben poco – ha evidenziato Carnevale — perché solitamente vengono fatte per prescrivere ossigeno. Il problema è che per poterlo fare, il paziente deve essere sottoposto ad un esame, l’emogas analisi. Questo tipo di esame si può fare solo in ambulatorio” . Stando a quanto dichiarato da Carnevale quindi, quel tipo di visita sarebbe pressoché inutile, o comunque solo finalizzata poi all’emogas analisi, e alla conseguente richiesta, da parte della famiglia “della bomboletta portatile. Che costa un sacco di soldi — ha risposto il dirigente medico – quando basterebbe un concentratore di ossigeno” . Sulla questione della visita da lui stesso autorizzata, Michele Carnevale ha risposto così: “Ho autorizzo solo la visita domiciliare, nel caso in cui il paziente non è deambulante – ha risposto il medico — e comunque, non si preoccupi, che mi occuperò personalmente di questa vicenda”. Carnevale è uno di parola, e siamo pronti a scommettere che già oggi si sarà messo in contatto con la signora. Il problema però è un altro. Quando Ivana lunedì mattina si è rivolta agli uffici della Asl per chiedere delucidazioni sulla vista al padre, il medico specialista che lo avrebbe dovuto visitare si è letteralmente rifiutato di visitare il paziente a casa sua. “Non conosco e né mi interessa il contratto di categoria degli specialisti ambulatoriali e le leggi che ne regolano i loro diritti e doveri – ha ripreso Ivana Foschini – .Questi sono problemi di altri. A me interessa l’etica morale, e la sensibilità di questi medici che dovrebbero considerare il loro mestiere una missione e invece se ne fregano. A me non interessa se non sono convenzionati o se possono rifiutarsi, quanti soldi prendono, ma se tutti gli specialisti si appellassero ai loro diritti e dovessero sempre rifiutarsi di recarsi a casa di chi grida aiuto, come, o meglio, chi garantirebbe a questi pazienti il loro sacrosanto diritto, di continuare a vivere o sopravvivere in maniera dignitosa?”. La risposta è contenuta nel secondo punto del giuramento di Ippocrate al quale tutti i medici dovrebbero ispirarsi. Recita così: “Giuro di perseguire la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica dell’uomo e il sollievo della sofferenza, cui ispirerò con responsabilità e costante impegno scientifico; culturale e sociale, ogni mio atto professionale”. Ivana ha poi aggiunto: “Volevo ringraziare la mancanza di sensibilità di un professionista, e di un uomo, che in dieci minuti avrebbe potuto regalare salute al malato e tranquillità ai familiari. E non l’ha fatto. Grazie dottore”.

LUCA PREZIUSI