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Scandalo Sanità Puglia/ La sfida di Tedesco: «Il Senato autorizzi il mio arresto»

«Non posso accettare che la magistratura chieda il mio arresto e che il Senato mi salvi. Per questo quando il provvedimento giungerà in aula inviterò l’assemblea ad autorizzare il carcere». Commenta così il senatore Pd Alberto Tedesco – intervistato da un settimanale – la richiesta di misura cautelare, presentata in Parlamento dal tribunale di Bari. Nell’intervista l’ex assessore alla Sanità pugliese parla della sua vicenda giudiziaria e attacca il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola. «Un uomo – dice – privo di sentimenti. Con lui, sino a quando gli sono stato utile elettoralmente, ho avuto ottimi rapporti. Anche quando ero indagato. Dal giorno dopo le elezioni del 2010 mi ha accuratamente ignorato».

Il parlamentare non risparmia il sindaco di Bari, Michele Emiliano, che – si legge nell’anticipazione – si interessava delle nomine «perchè era preoccupato di mantenere gli equilibri all’interno del partito; ha sempre cercato di influenzare le politiche regionali e questo ha creato in quegli anni attrito anche con Vendola».
Il senatore punta infine il dito anche contro i compagni di partito Rosy Bindi e Francesco Boccia, che «senza aver letto una carta, si sono scagliati con inaudita violenza contro di me».

CAFORIO (IDV): TEDESCO SI COMPORTA DA PADRINO, SENATO AUTORIZZI ARRESTO 
«Prendo atto con soddisfazione che finalmente il senatore Alberto Tedesco abbia deciso di rimettersi all’operato autonomo e indipendente della magistratura. Avrebbe fatto bene però a limitarsi a questo, invece di farsi scudo con un linguaggio altamente intimidatorio e, perché no, di vago sapore mafioso e ricattatorio». Lo afferma Giuseppe Caforio, Capogruppo dell’Italia dei Valori in Commissione Difesa al Senato, che aggiunge: «È un linguaggio che ben conosco perché già nell’agosto del 2009 ha cercato di utilizzare nei miei confronti attraverso un giornale locale di Brindisi. L’atteggiamento di Tedesco evidenzia la sua malafede e mi auguro, ma con poca speranza, che collabori in modo trasparente con la Magistratura, invece di comportarsi da padrino, e che il Senato – conclude – autorizzi il suo arresto».

TEDESCO A CAFORIO: E’ LUI CHE HA TENTATO DI INFLUENZARE LA GIUNTA REGIONALE
«Il senatore Caforio mi dà del "padrino" per presunte intimidazioni  contenute in un articolo che non ha ancora letto, e per precedenti  dichiarazioni da me rilasciate ad un quotidiano brindisino che confermo  integralmente. Per quelle dichiarazioni il senatore Caforio mi ha querelato, senza che gli inquirenti abbiano ritenuto fino ad oggi di dar corso a quella  querela. Così come la procura di Bari custodisce gelosamente nei propri  cassetti fin dal dicembre 2007 una denuncia per diffamazione, questa volta  da me presentata nei confronti dell’allora coordinatore Idv Pierfelice  Zazzera, oggi deputato. Nei due procedimenti, se venissero avviati, si dimostrerebbe che Zazzera mi ha sicuramente diffamato diffondendo notizie  false sull’attività dei miei figli e sulla mia attività di assessore  regionale alla Salute. Verrebbe invece dimostrato, nel caso della querela di Caforio, come egli abbia tentato di influenzare l’attività della giunta  regionale per l’incremento delle tariffe degli ausili protesici prodotti  dalla sua azienda nel Brindisino. Qui non si tratta di conflitto di  interessi, ma di un vero e proprio tentativo di estorsione di una decisione che il governo regionale si guardò bene dal prendere. Confido che il Senato mi consentirà di continuare a collaborare con la magistratura, come ho  sempre fatto, anche nella mia possibile nuova situazione di recluso».