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Il ministero convoca vertice sul raddoppio tratto Termoli-Lesina

Il mancato raddoppio ferroviario del tratto Termoli-Lesina (35 km nel territorio al confine tra il Molise e la Puglia), l’ultimo segmento ancora a binario unico esistente sull’intera dorsale Adriatica (800 km) da Lecce a Bologna, sarà oggetto di un vertice convocato dal ministero per le Infrastrutture per il prossimo 4 maggio. All’incontro, organizzato dal ministero delle Infrastrutture parteciperanno il ministero dei Beni culturali, quello dell’Ambiente e i vertici delle ferrovie (Rfi). Cioè i tre «soggetti» che in questi anni non sono riusciti a trovare una soluzione alla ipotesi di raddoppio presentata nel 2003 dall’Italfer, la società di progettazione del Gruppo Ferrovie dello Stato.

«L’iniziativa delle Infrastrutture mira a trovare – spiega l’arch. Giuseppe Mele – un accordo per un’opera considerata strategica dalla “Legge per il Sud” e funzionale ai programmi di investimento già avviati, con la realizzazione dei due lotti per l’Alta capacità ferroviaria Bari-Napoli. Soprattutto perchè sarebbe coerente con lo sviluppo futuro della dorsale Adriatica che, anche alla luce degli ultimi avvenimenti internazionali, potrebbe rivestire un ruolo di primo piano negli interessi della Unione europea verso l’area del Mediterraneo».

Il funzionario del ministero delle Infrastrutture, Mele (originario di Bari) al quale è stato affidato il compito di organizzare l’incontro sembra deciso a cercare un punto di mediazione tra le esigenze di salvaguardia paesaggistiche avanzate dal ministero dei Beni culturali e quelle di Rfi: quest’ultima propone il raddoppio «in affiancamento al tracciato esistente» (soluzione che prevederebbe un costo di appena 300 milioni di euro), ipotesi diversa dalla soluzione sulla quale si è invece dichiarato disponibile il ministero che continua a proporre la realizzazione del doppio binario in «affiancamento all’autostrada», distante 300 metri dall’attuale tracciato ferroviario e quindi dalla costa: con una spesa prevista 1,5 miliardi di euro.

Realizzare il doppio binario accanto a quello esistente (come chiede Rfi) o spostare l’intero tracciato più distante dal sito attuale come suggerisce il ministero? Dopo le pressioni della Protezione civile e dei prefetti, nel 2010 il ministero si era detto «disponibile ad approvare la variante (cioè l’ipotesi della Rfi di affiancamento all’attuale percorso) relativa al solo attraversamento del bacino e delle piane del Fortore, ai fini della messa in sicurezza della stessa linea ferroviaria, oggetto di ripetuti allagamenti causati dalle intense piogge». Una concessione che riguarderebbe una piccola parte dell’intero percorso. Ma che non spiega dove realizzare i 30 chilometri restanti.

La mediazione del ministero delle Infrastrutture, a cui compete la decisione finale (come prevede la Legge Obiettivo) potrebbe, a questo punto, risolvere il braccio di ferro tra Rfi e ministero dei Beni culturali. Diversamente la decisione finale passerebbe al Cipe che, in quanto organo politico, potrebbe votare a maggioranza superando gli ostacoli di natura paesaggistica. «Noi speriamo – dice Mele – di trovare una soluzione condivisa, salvaguardando per quanto possibile entrambe le posizioni: quella del ministero che punta a tutelare l’intera area paesaggisticamente delicata e quella di Rfi che propone invece un intervento più economico perché realizzabile sul tracciato esistente. Il tavolo di concertazione ha l’obiettivo di trovare una soluzione per un’opera che non è importante solo per la Puglia ma rientra in una logica di sistema, per il quale questa infrastruttura è ormai fondamentale».

E se il ministero dovesse insistere nella sua posizione? «Si potrebbe valutare l’ipotesi progettuale avanzata da Rfi – risponde Mele – ed eventualmente migliorarla con opere di mitigazione ambientale. Se anche di fronte a questo ci dovesse essere una posizione di rigidità la decisione finale passerebbe al Cipe».