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Caccia al cinghiale, la regolamentazione della Provincia

«Disegnare una cornice regolamentare per le attività di caccia agli animali selvatici sul territorio provinciale significa difendere lo straordinario patrimonio faunistico della Capitanata e nel contempo garantire l’incolumità tanto di chi esercita questa pratica quanto di coloro i quali frequentano gli ambienti rurali.  Si tratta di una misura di grande rilievo, attesa da anni e che oggi, finalmente, vede la luce». Così Savino Santarella, assessore provinciale all’Agricoltura con delega alla Caccia e alla Pesca, esprime la propria soddisfazione per l’approvazione – avvenuta all’unanimità – da parte del Consiglio provinciale del regolamento di programmazione e pianificazione del prelievo venatorio del cinghiale in provincia di Foggia.

«Il regolamento approvato dal Consiglio provinciale – spiega Santarella – è uno strumento operativo di cui da tempo si avvertiva la necessità e che è stato oggetto di una lunga fase di confronto con le associazioni venatorie, che ne hanno condiviso l’impianto e le finalità. Un ringraziamento particolare va rivolto all’Ufficio Caccia, che ha lavorato in modo puntuale per dotare la Capitanata di un quadro di regole chiare compatibili con le esigenze ambientali, sociali ed economiche del contesto territoriale, con particolare riferimento alla salvaguardia delle colture agricole, ma anche alle Commissioni consiliari “Agricoltura” e “Regolamento”, al Comitato Tecnico Faunistico, al presidente del Consiglio provinciale e ai capigruppo per l’attenzione dimostrata nell’aver portato in aula la discussione su questo tema». Il documento di programmazione e di pianificazione licenziato dall’assemblea consiliare di Palazzo Dogana dispone la creazione di “Comprensori Faunistici Omogenei”, in cui sarà delimitata – a partire dalla stagione venatoria 2011-2012 – la zona destinata alla caccia del cinghiale che si sviluppa dall’agro del comune di Rocchetta Sant’Antonio all’agro del comune di Carlantino, attraverso i comuni di Sant’Agata di Puglia, Accadia, Monteleone, Deliceto, Bovino, Panni, Orsara, Castelluccio Valmaggiore, Celle San Vito, Biccari, Roseto Valfortore, Alberona, Volturino, Volturara, Motta Montecorvino, San Marco La Catola, Pietramontecorvino, Celenza Valfortore, Carlantino e Casalnuovo Monterotaro. I 18mila 670 ettari di terreno saranno suddivisi in tre comprensori che a loro volta saranno divisi in 21 distretti nei quali sono individuate 48 zone sulle quali realizzare gli interventi di gestione della specie. Il comprensorio “A” sarà di complessivi 6mila 105 ettari e sarà costituito da territorio montano e pedemontano; il comprensorio “B” si estenderà per 6mila 125 ettari di terreno quasi esclusivamente montano; il comprensorio “C” sarà formato da 6mila 350 ettari di terreno interamente montano.

«Abbiamo inteso effettuare una suddivisione del territorio provinciale utile a circoscrivere l’area interessata da questo tipo di attività venatoria – aggiunge l’assessore provinciale – stabilendo contestualmente modalità e periodi fissi di caccia, al fine di combattere ogni tipo di esercizio abusivo e non autorizzato, estremamente pericoloso per l’incolumità di quanti vivono nelle zone interessate dalle battute di caccia». Nei comprensori la caccia al cinghiale sarà infatti consentita soltanto con il metodo della “battuta” o “braccata” e concessa alle sole squadre regolarmente autorizzate dalla Provincia ed iscritte nell’apposito registro dell’Ente. In tutti i tre comprensori, inoltre, alle squadre che ne faranno richiesta potrà essere assegnata una zona di un distretto in cui praticare in esclusiva la caccia al cinghiale, che sarà comunque consentita nei soli giorni di mercoledì e domenica.

La Provincia si doterà poi di un registro annuale delle squadre abilitate alla caccia al cinghiale, cui sarà possibile iscriversi attraverso la compilazione di un apposito modello da consegnare entro e non oltre il 31 luglio di ogni anno. Allo stesso modo il regolamento individua in maniera rigida le tecniche di caccia ammesse, come ad esempio il solo munizionamento “a palla” e la composizione delle squadre, che dovranno andare da un minimo di 10 ad un massimo di 25 cacciatori, che potranno abbattere non più di 3 cinghiali per ogni giornata di caccia per un totale di 15 esemplari nell’intera stagione venatoria. «Finalmente si chiude la lunga stagione di “deregulation” che ha contraddistinto questo tipo di caccia – conclude Santarella – che adesso sarà possibile difendere all’insegna dei principi del rispetto dell’ambiente e delle caratteristiche agricole e faunistiche della Capitanata».

statoquotidiano