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«Vergognoso far pagare il ticket da novanta euro per i farmaci salvavita»

Salvavita «generici introvabili».

 

«Un’altra batosta della regione Puglia ai danni della salvaguardia alla salute dei cittadini Pugliesi. Questa addirittura riguarda i farmaci salvavita per i pazienti Trapiantati di Organi. E’ una vergogna senza precedenti far pagare il ticket da 90 euro per i salvavita».

Ad affermarlo è Giovanni Santoro, presidente dell’Associazione Trapiantati Organi Puglia Onlus. «Dal 16 luglio ai pazienti con trapianto d’organo non viene più dispensata la terapia con l’immunosoppressore in forma gratuita. Infatti al paziente viene richiesta la quota di compartecipazione, che a seconda della formulazione varia da circa 20 euro a circa 90 euro.

La Regione puglia ha predisposto l’assimilazione della normativa vigente senza preoccuparsi minimamente di garantire I livelli essenziali di assistenza al malato. L’ennesima batosta che arriva (e ne arriveranno altre) dopo la chiusura di diciotto piccoli ospedali, il taglio di 2213 posti letto entro il 2012, l’istituzione della tassa di un euro sulla ricetta medica, i ticket sui generici, i 10 euro sulle prestazioni, il blocco del turn-over del personale sanitario e para-sanitario, il taglio del 50% delle assunzioni a tempo determinato, il controllo dei tetti di spesa per gli erogatori privati, l’appropriatezza dei ricoveri e della spesa farmaceutica, il blocco della stabilizzazione dei lavoratori privati»

«Siamo al punto – continua Santoro – che non è garantito il diritto all’assistenza medica e, quindi, alla salute. Tale principio, nonostante le dichiarazioni del governatore Vendola e dell’assessore regionale per la salute, è stato spesso messo in secondo piano, in virtù di tagli indiscriminati e spesso contrari allo stesso dettato legislativo. I sempre più diffusi casi di malasanità che si sono registrati nella regione Puglia non sono riconducibili all’incuria del comparto medico, ma più verosimilmente alle condizioni precarie in cui gli operatori sanitari si vedono costretti a operare.

Condizioni sempre più inaccettabili in termini di strutture e servizi. Nonostante la politica di tagli indiscriminati adottata dall’assessore regionale per la salute, la maggior parte delle aziende sanitarie regionali continua ad aumentare la propria situazione debitoria, a fronte di una sempre più povera offerta sanitaria».