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Vieste/ Era il tempo delle stelle marine

Riceviamo e pubblichiamo

 

Che il tempo passa ce ne accorgiamo tutti, e non c’è proprio bisogno di essere sentimentali o di una certa età per capirlo: il tempo e la vita sono proprio come una meteora o, se vogliamo ricorrere ad un passo biblico, come un fiore che al mattino sboccia ed è bello ma la sera è avvizzito.
Un’altra estate è passata, cosi’ piena di preoccupazioni per una crisi che c’è e si vede, per una Amministrazione Comunale criticata per una presenza-assenza, per i disagi che parcheggi inesistenti o sistemati all’insegna della improvvisazione hanno provocato  o per quel  “mostro giallo” che ha portato via  autovetture dei  turisti sempre alla stessa ora e sempre con lo stesso tenore. E mentre si tirano le somme per capire se l’estate (economicamente) sia andata bene… il fardello di tutti si è riempito di un altro peso di 365 giorni che, per comodità, chiamiamo anno.
Le nostre spalle si incurvano sotto questo terribile peso che non vorremmo portare mai e, tanto per  rimanere giovani, ci piace raccontare i nostri anni di gioventù per quello che eravamo e per quello che facevamo, e lo diciamo con una punta di nostalgia e tanto orgoglio.
Erano gli anni ‘70 e nasceva RadioVieste1, emittente radiofonica locale: quel desiderio di comunicare  in questo modo si spandeva soprattutto nei grossi Centri Urbani o nei paesi di una certa consistenza di abitanti. Ma la “nostra” emittente locale, che per un certo periodo divenne anche televisione ci ha fatto tanta compagnia e ha radunato intorno alle sue onde o intorno ai suoi microfoni tanti giovani, ognuno in cerca di una sua performance per poter parlare e per poter discutere dei problemi che ci legavano alla politica locale e nazionale, o al mondo del lavoro, o ancora a quello della scuola. Il tutto contornato da tanta buona musica.
Ora quei giovani sono tutti uomini maturi, con una propria famiglia ed un proprio lavoro e, se c’è chi ancora ricorda con nostalgia  quei tempi andati …quando il mitico Bruno Castiglia, scherzando, vendeva i caparrun con  urla radiofoniche, c’è chi non li ricorda più perché è preso da mille altre cose.
Molto è cambiato  da allora, ma Vieste è rimasta adagiata sul suo letto di mare per assicurare il proprio amore ai suoi figli. Per questo, amico viestano, ama la tua Vieste e fai l’impossibile per lasciarla intatta a quelli che non la conoscono perché non sono ancora nati  o non hanno avuto  mai la possibilità di visitarla. A chi verrà voglia di fare cambiamenti che compromettano la sua storia e le proprie tradizioni, poni il tuo contrasto senza esitare.
In fondo, se noi abbiamo goduto di tante sue bellezze, molto lo dobbiamo a chi ci ha preceduto e un poco si è ricordato di noi. Tutti  abbiamo avuto un nonno che, a piedi scalzi, ha attraversato le lunghe spiagge con una pipa in  bocca e un  fardello sulla schiena, alla ricerca delle stelle marine da donare ai propri nipoti… proprio quelle cadute dal cielo .                                                  
                                                                                                                     Bartolo BALDI