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Incendi, la Puglia è maglia nera d’Italia. Nel 2011 bruciati 2mila ettari di bosco

Male anche nel 2010, via 6 bandiere Bosco Sicuro su 8. L’assessore Amati: «Colpa dei piromani, denunciateli».

 

Nel 2010, in Puglia, è aumentato il numero degli incendi: 473 roghi (con 5.020 ettari bruciati) rispetto ai 277 (4.358 ettari) riferiti al 2009. Una tendenza negativa che è peggiorata nei primi mesi del 2011: da gennaio ad agosto in fumo sono andati 2.020 ettari e questo è il risultato peggiore d’Italia. I dati sono stati illustrati nel corso della conferenza stampa di presentazione di «Ecosistema Incendi 2011», l’indagine che fotografa la situazione dei comuni italiani nella lotta agli incendi boschivi realizzata nell’ambito della campagna nazionale «Non scherzate col fuoco» (realizzata da Legambiente e dipartimento della Protezione civile, in collaborazione con il corpo Forestale Pugliese). Il dato è negativo nonostante la Puglia si sia dotata di una struttura regionale della Protezione civile (localizzata all’ex aerostazione di Bari Palese).
LA SITUAZIONE DELLE PROVINCE – Il territorio più colpito, sempre nel 2010, è risultato quello della provincia di Bari con 156 incendi divampati e 2.703 ettari distrutti, seguito da Taranto, con 116 incendi e 1.221 ettari andati in fumo. La provincia con meno roghi, invece, è risultata quella di Brindisi (12 incendi, 17 ettari bruciati). «Gli incendi – ha spiegato Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia – continuano a rappresentare un danno incalcolabile per il nostro patrimonio boschivo. I dati pugliesi testimoniano come l’attenzione sul fenomeno degli incendi boschivi debba rimanere alta e come non si possa abbassare la guardia su tutte le attività di prevenzione e mitigazione che hanno portato negli ultimi anni a una riduzione dei roghi».
NEI COMUNI – Aumentano i comuni interessati da incendi nel 2010, pari a 55, rispetto ai 38 del 2009, dato che fa salire anche la percentuale dei comuni pugliesi al 21%. Quanto invece al lavoro di mitigazione del rischio incendi: il 62% dei comuni ha realizzato e aggiornato il catasto delle aree percorse dal fuoco nel quadriennio 2008-2011, il 15% ha realizzato campagne informative e il 35% ha svolto attività di avvistamento e prevenzione incendi. Nel complesso, comunque, il 75% dei comuni pugliesi svolge un lavoro positivo di mitigazione del rischio incendi boschivi.
L’ARRETRAMENTO – Nonostante l’impegno profuso comuni pugliesi scendono a due (nel 2010 erano ben 8) le «Bandiere Bosco Sicuro» assegnate a quelle amministrazioni che hanno svolto un ottimo lavoro nella mitigazione del rischio incendi. La Bandiera viene assegnata per il secondo hanno consecutivo ai comuni di Bari e Melendugno che rientrano nella classifica generale nella fascia di merito ottimo. I rimanenti comuni intervistati sono così suddivisi nella classifica generale: 25 rientrano nella fascia di merito buono (tra cui Andria, Corato, Altamura, Alberobello, Noci, Grumo Appula, Gravina di Puglia, Nardò, Oria, Minervino Murge, Foggia, Lecce, Acquaviva delle Fonti), 12 nella fascia sufficiente (tra cui Casamassima, Carovigno, Ostuni, Brindisi, Conversano, Gioia del Colle), 10 nella fascia scarso e 3 in quella di insufficiente (Lesina, Ceglie Messapica e Taranto).
L’ASSESSORE – Secondo Fabiano Amati, Assessore alla Protezione Civile della Regione Puglia: «L’attività meritoria di Legambiente, plaudire e celebrare i comuni più virtuosi e gli organi preposti allo spegnimento dei fuochi, non fanno notizia, rischiano di mettere sullo sfondo il problema principale: l’origine criminale esistente dietro ogni incendio. L’incendio non è solo una storpiatura del paesaggio, è un danno tangibile, materiale e contabilizzabile, che può causare altri danni correlati, come quelli idrogeologici, in natura infatti non esistono salti, tutto è connesso. La Regione Puglia spende milioni di euro, tra spese ordinarie e straordinarie destinate alla risoluzione del problema incendi, fondi che potrebbero essere destinati ad altre attività. Bisogna denunciare, anche in forma anonima, i responsabili, e in questo il mondo dell’informazione ha un ruolo fondamentale, deve generare un senso di vergogna nei confronti del reato».