Menu Chiudi

Che acqua beviamo? Se lo chiede anche l’Adoc

L’Aqp garantisce i controlli fino al contatore, ma nelle nostre case l’acqua potrebbe non essere buona da bere a causa delle tubature. Lì dovrebbero essere gli amministratori di condominio ad intervenire: ma non c’è la legge.

 

“Rimarrà solo un desiderio la decisione della Giunta regionale pugliese di voler redigere una carta d’identità dell’acqua del rubinetto, quella che scorre in ogni appartamento di civile abitazione”.
Ad esprimersi senza mezzi termini è l’Associazione dei consumatori pugliesi Adoc, la quale, dallo scorso maggio si confronta con l’Autorità d’Ambito Territoriale Ottimale, l’Aqp, l’Asl e altre associazioni, senza raggiungere mai una soluzione. “Anzi – sostengono i dirigenti dell’Adoc -, se si dovesse procede in tal senso, si correrà il rischio di avviare un contenzioso giudiziario per pubblicità ingannevole in quanto si sa che il gestore si assume la responsabilità della potabilità fino alla condotta realizzata in prossimità dello stabile: da lì in avanti non è di sua competenza”.
De resto, l’Adoc Puglia fa riferimento alle norme previste nel decreto legislativo n. 31 del 2001 e che va tenuto costantemente in considerazione, soprattutto in previsione di un aggiornamento della carta del servizio integrato la quale, per di più, “dovrà prevedere anche l’eliminazione della remunerazione del capitale investito dalla tariffa con l’abolizione avvenuta a seguito del referendum dello scorso giugno”.
Sarà pur vero che l’Ente regione vuole rispettare una Direttiva europea approvata nel lontano 1998 e che proprio dall’applicazione di questo adempimento dipenderà la differenza del consumo di acqua prevalente in Italia: quella potabile del rubinetto o quella minerale venduta in bottiglia.
Finora, si sa che gli utilizzatori che dichiarano di berla sempre dal rubinetto, sono passati dal 40% al 46% circa nel corso del 2010, ma è chiaro, sostiene ancora l’associazione dei consumatori pugliesi, che “da un lato, ciascuno si assuma le proprie responsabilità. E negli stabili di civile abitazione il primo è l’amministratore di condominio, senza scaricare su altri le proprie inadempienze; dall’altro, andare incontro alle esigenze dei cittadini  i quali desiderano ottenere una comodità, un risparmio economico, un’attenzione verso l’ambiente che l’acqua minerale non fornisce. Ovvero: trasporto, prezzo, bottiglie di plastica”.
In questo modo, l’Adoc regionale spera si giunga all’applicazione di una norma,  modificata nel 2002 con il DLgs n. 27, la quale, testuale, “fissa i valori di parametro estendendo all’amministratore la responsabilità dell’igiene dell’acqua somministrata dal punto di consegna da parte del pubblico distributore fino a garantire il punto in cui l’acqua esce fuori dal rubinetto”. Per di più, a leggere la norma, l’amministratore deve possedere e aggiornare un “Quaderno delle Acque” relativo al condominio in cui si annotano i punti di prelievo, la data, nonché tutti gli altri dati necessari all’identificazione e alla pulizia, oltre all’idoneità dell’impianto idrico; l’autoclave, in particolare.
Insieme a queste elementari e obbligatorie esigenze, l’Associazione dei Consumatori Adoc, ritiene che nel’attesa e in ogni caso, si debba procedere anche “all’installazione di nuove fontanine, o rendere efficienti quelle esistenti, nelle piazze delle città al fine di permettere ai consumatori di fruire di un’acqua potabile della quale, in Puglia, ci si fa un grande vanto”.