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Vieste – COLPA DEL CETO MEDIO

Non è riuscita a diventare classe borghese – Per questo Vieste è bloccata,incapace di far "sbocciare" una nuova e definitiva economia
Ripetiamo spesso che Vieste è un paese bloccato, incapace di affrontare dinamicamente la crisi che attraversiamo e la progettazione del nostro futuro sviluppo. Ma non altrettanto spesso si sentono approfondire considerazioni che aiutino a capire il perché di tale blocco. Ecco perché ogni iniziativa politica finisce e finirà per fare i conti delle ragioni profonde della situazione che si stà trascinando a Vieste oramai da 40 anni e che tanto si è accentuata in quest’ultimo decennio E’ l’ipotesi ampiamente argomentata ne «La Grande Implosione» (ed. La Ricotta). Il passaggio da una «cultura contadina» a quella da «imprenditore» tarda a completarsi. Un processo che ha portato alla formazione di un "ceto", appunto il ceto medio, che non è riuscito a diventare classe generale, cioè a una "classe borghese" capace di darsi carico di una responsabilità di sistema. Lasciando così Vieste a galleggiare senza significativi orientamenti e traguardi. Un paese ripiegato in comportamenti forse agiati ma incapaci di dar senso alla vita individuale e collettiva.
Ma perché non siamo riusciti ad avere, per dirla come la moderna sociologia esige, una "neoborghesia"? La risposta è semplice quanto brutale: il ceto medio viestano non è diventato borghese perché si è soltanto imborghesito. Ai «nostri» è interessato e interessa acquisire comportamenti tradizionalmente borghesi: nel campo dei consumi come in quello dell’acquisizione di un titolo di studio, nel campo dell’uso del tempo libero come in quello del rapporto con il proprio corpo.
Per dirla con parole povere: interessa lo status symbol. Vieste stà pagando duramente quel processo di regressione piccolo-borghese nel "particolare"; lo paghiamo nella difficoltà di ricambio della classe dirigente.
Questo ceto medio non spinge a responsabilità di leadership, è incapace di stare «insieme» di generare guide.  Mancano  gli educatori, i modelli e i punti di riferimento, dunque l’AUTORITA’: è l’autorità che distingue una classe dirigente da una classe dominante.
Ma l’autorità è pure ciò che distingue un leader da un esecutore e ancor più lo paghiamo nel diffondersi della strisciante paura di tanti ex giovani, loro figli, e di tante famiglie di dover "retrocedere" nella scala sociale; e in tale luce si può capire il clima che respiriamo da anni a Vieste. Certo, potrebbe essere il dazio fisiologico da pagare per il passaggio di «cultura», per la creazione di una vera classe borghese. Ma quest’ultimo quarantennio, purtroppo, ci dimostra di come ci vorrà non solo tempo ma anche e specialmente il coraggio politico di cavalcare i processi sociali necessari per apportare radicali innovazioni.
Se questi viestani la smettessero di coltivare sogni di potenza e si limitassero a rispettare e a coltivare la storia viestana, la propria storia, costellata di bellezze naturali e architettoniche, artistiche e culturali, farebbero la scelta giusta per la crescita sociale e umana, e di conseguenza, anche economica del nostro paese.
ninì delli Santi