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Processo “Medioevo” – IN TRIBUNALE IMPRENDITORI, COMMERCIANTI E GIOVANI DI VIESTE PER LA LEGALITA’

 

Si sono ritrovati alle sette del mattino, al parcheggio bus di piazzale Manzoni, imprenditori, commercianti e giovani di Vieste che a bordo di due pullman hanno partecipato a quella sorta di “viaggio della legalità” che è stata la trasferta a Foggia per assistere in tribunale alla prima udienza del processo “Medioevo”.

 

Giovedì 12 gennaio, in una fredda mattinata, erano così un’ottantina i partecipanti all’iniziativa promossa dall’Associazione Antiracket Vieste, dalla Confcommercio e dall’associazione giovanile “Insieme per Crescere”. Scopo della trasferta era testimoniare la vicinanza di tutta la città a quegli imprenditori che con le loro denunce avevano consentito alla magistratura ed alle forze dell’ordine di far scattare il 14 aprile del 2011 il blitz “Medioevo” che aveva portato a sette ordinanze di custodia cautelare in carcere (Domenico Colangelo, Giuseppe Germinelli, Angelo Notarangelo, Giambattista Notarangelo, Marco Raduano, Giampiero Vescera e Michele De Simio) ed un obbligo di dimora (Libero Antonio Azzarone) con le accuse, a vario titolo, di detenzione e produzione di sostanze stupefacenti, ricettazione ed estorsione, reati aggravati dalle modalità mafiose.

Mentre Vieste si preparava a vivere un’ordinaria giornata invernale, quel gruppo di “testimoni della legalità”, composto da imprenditori di lungo corso ma anche da giovani studenti si predisponeva a vivere un’esperienza che per la gran parte era certamente una novità.
Prima di mettersi in viaggio, con al seguito tre auto di scorta di Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza, c’è stato il saluto e l’arrivederci in tribunale del sindaco Ersilia Nobile che, per precedenti impegni, stava per avviarsi a Foggia per proprio conto.

 

Nel percorrere la litoranea per Mattinata, nelle pause del classico parlottare da viaggio, sono stati in tanti a sottolineare la bellezza del paesaggio quasi che quel sole che si alzava maestoso sul mare concedesse un ulteriore conforto per l’importante decisione di affidarsi unicamente alla legalità.
Poco prima delle nove i due bus sono arrivati a Foggia e, facilitati dalla scorta delle forze dell’ordine, hanno raggiunto il tribunale dauno. In breve il folto gruppo di viestani è sceso dai bus e, snodandosi in un lungo cordone, ha attraversato il piazzale di accesso all’ingresso del tribunale.
E’ stata questa immagine a destare l’attenzione dei tanti, anche frequentatori abituali del Palazzo di Giustizia di Foggia. Così tutti a chiedere ed a chiedersi: “Cosa succede?”, “Perché tutta questa gente?”. Poco dopo il gruppo si è ritrovato all’interno (anche qui fra gli sguardi sorpresi del personale) per incontrare Tano Grasso, presidente onorario della FAI nazionale che era appena arrivato con la sua scorta. Dopo un pausa al bar per un caffè e qualche chiacchiera è iniziata l’attesa per poter entrare nell’aula dove si sarebbe svolta l’udienza. Nell’occasione, visto il gran numero di persone partecipanti, era stata messa eccezionalmente a disposizione l’aula della corte d’assise. Secondo la prassi delle misure di sicurezza, i Carabinieri hanno preso nota delle generalità di tutti e prima di accedere in aula molti hanno dovuto lasciare all’esterno in un’apposita cassettiera (come si fa in banca) telefonini, chiavi ed altro materiale che non consentiva il passaggio attraverso la “bussola” sorvegliata.

 

Ed ecco apparire dinanzi a tutti, quasi ci si trovasse in un film, la grande aula della corte d’assise con a destra ed a sinistra due ampie gradinate per il pubblico ed al centro, di fronte agli scranni per la corte, un’ampia platea per gli avvocati, il pubblico ministero, le parti civili, i testimoni e la stampa.
Nello spazio alla sinistra dell’ingresso hanno preso posto i componenti del gruppo di imprenditori, commercianti e giovani partiti da Vieste. Da segnalare, oltre alla presenza di esponenti del direttivo dell’Associazione Antiracket e della Confcommercio viestana (nel prosieguo è arrivato anche il presidente provinciale), anche della segretaria cittadina del Pd e del capogruppo consiliare di “Per un’altra Vieste”.  Nei posti sulla destra erano seduti, invece, i familiari degli imputati. I sette imputati detenuti erano stati portati nello spazio loro riservato dietro le sbarre.
Si notava anche la presenza per i Carabinieri del colonnello Antonio Diomeda del comando provinciale, del capitano Maurizio Petrarca del Comando Compagnia di Vico e del tenente Leonardo Bochicchio della Tenenza di Vieste.

 

Intorno alle 10,30 tutti in piedi, entra la corte, presiede Antonello Palumbo ed inizia l’udienza. All’inizio vengono svolti i classici adempimenti formali riferiti alla presenza degli imputati, dei difensori, delle parti civili, ecc. Il pubblico ministero è Giuseppe Gatti della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, il sostituto procuratore che coordinò il blitz "Medioevo". Subito dopo gli avvocati della difesa presentano eccezioni circa la costituzione come parti civili del Comune di Vieste e della FAI, la Federazione Antiracket Italiana, rappresentate rispettivamente in aula dal sindaco Ersilia Nobile e da Tano Grasso. La corte si ritira per una decina di minuti per decidere. Al rientro il presidente Palumbo fa mettere a verbale il rigetto della richiesta, decisione pienamente in linea con quanto deciso dal giudice per l’udienza preliminare il 18 novembre 2011 allorchè spiegò che la FAI prevede espressamente nel proprio statuto la difesa delle vittime dei reati di racket e che per il Comune di Vieste "tutte le attività estorsive determinano una diretta incidenza sulla libertà di impresa, sulla libera concorrenza, sullo sviluppo della comunità”.
Aquesto punto il presidente sospende la seduta per altri dieci minuti per l’arrivo del rappresentante del Ministero dell’Interno, anch’esso costituitosi pare civile come il Commissariato Straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura. Al termine della pausa è presente in aula anche il rappresentante dell’Avvocatura dello Stato per il Ministero dell’Interno.
Si prosegue poi con la richiesta del difensore di un imputato per ottenere il rito abbreviato condizionato che però la corte rigetta.

 

Sono le 11,30 e si arriva finalmente all’apertura del dibattimento. Il pm Gatti presenta alla corte le sue richieste: visto il numero di testi da sentire, ben 70, chiede la sospensione dei termini della custodia cautelare per gli imputati e l’ammissione di alcune prove documentali. In merito a tali richieste gli avvocati della difesa espongono le proprie tesi contrarie, dandone motivazione. Quando tutte le parti hanno espresso il proprio parere la corte si ritira per decidere. Dopo una breve attesa si ritorna in aula ed il presidente Palumbo fa mettere a verbale, dandone motivazione, l’accoglimento delle tesi del pm (tranne per una certa documentazione). Per la fissazione della successiva udienza il pm Gatti chiedeva che si potesse tenere il 16 febbraio, data in cui è prevista la prima udienza di un diverso procedimento per analoghi reati estorsivi a carico di alcuni dei soggetti ora imputati per il blitz "Medioevo", e che si potesse procedere all’unificazione dei due procedimenti. Su tali richieste la corte decideva sì di fissare l’udienza successiva per il prossimo 16 febbraio ma rinviava a quell’occasione la verifica della possibile unificazione dei due procedimenti. Il presidente Palumbo indicava comunque che a partire da quella data le udienze si sarebbero tenute con cadenza settimanale.
Erano le 12,35. Finiva così questa prima esperienza in tribunale a sostegno della legalità per il gruppo di imprenditori, commercianti e giovani viestani. Subito dopo si risaliva sugli autobus per far ritorno a Vieste.