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Processo Medioevo/ La “società civile” entra in aula

Comune e associazioni antiracket parte civile contro il clan Notarangelo.

 

 La società civile entra in aula. «Da questo processo, come da tutti ci attendiamo giustizia» detta ai cronisti Tano Grasso simbolo nazionale della lotta alla mafia del pizzo. E’ un momento storico non solo per Vieste, che si mobilita contro il presunto clan Notarangelo che avrebbe taglieggiato imprenditori principalmente del settore turistico imponendo loro l’assunzione di guardiani in aziende, campeggi, lidi, villaggi, ma anche per la storia giudiziaria della Capitanata. Per ritrovare un tale schieramento di parti civili in un’aula foggiana bisogna riandare con la memoria a 19 anni fa, al ’93, quando iniziò in corte d’assise a Foggia il maxi-processo Panunzio (dal nome del costruttore ucciso in città dal racket del pizzo) che sancì la mafiosità della criminalità dauna. Ieri per la prima udienza del processo «Medioevo» a 8 viestani accusati a vario titolo di estorsione e tentata estorsione aggravata dalle finalità mafiose e ricettazione i giudici della prima sezione penale
del Tribunale di Foggia (presidente Palumbo, a latere Dello Iacovo e Buccaro) hanno «requisito» la
più grande aula della corte d’assise per consentire al numeroso pubblico di assistere: due bus da Vieste hanno portato nel capoluogo dauno decine e decine di cittadini. C’era il sindaco Ersilia Nobile costituitasi parte civile per conto del Comune: «questa è la giornata del risveglio delle coscienze della città di Vieste ma soprattutto dei giovani che sono il nostro futuro». C’era il presidente dell’ associazione antiracket di Vieste nata nel 2009, prima in Capitanata, sulla scorta di 55 attentati ai danni di imprenditori garganici nell’arco di 12 mesi; c’era Tano Grasso, già commissario antiracket per il Governo e presidente onorario della Fai, federazione antiracket italiana: «In questa aula – ha detto- è presenta la città di Vieste, i cittadini di Vieste che sono parte offesa e chiedono giustizia a questo tribunale. Da qui può partire un messaggio a tutti gli imprenditori della provincia di Foggia e di tutta la Regione. li modello Vieste, dove gli imprenditori
si sono riuniti nell’associazione antiracket, può essere uno stimolo per una collaborazione con le
forze dell’ordine anche in altre realtà». li collegio giudicante ha rigetto la richiesta di un difensore
che si opponeva alla costituzione di parte civile di Comune Fai, e autorizzato la presenza di telecamere in aula vista la rilevanza sociale. Il blitz «Medioevo» di Dda e carabinieri scattò all’alba del 14 aprile 2011 con l’arresto di 7 persone per estorsioni e ricettazioni aggravate dalle finalità mafiose (la Procura chiedeva 19 arresti anche per mafia, traffico e spaccio di droga). L’imputato principale è Angelo Notarangelo, 34 anni, viestano detto «cìntarìdd», ritenuto il capo dell’omonimo
clan: è detenuto dal giorno del blitz.