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Piano di riforma per la pesca sostenibile

Approvato a Strasburgo ed introduce, tra l’altro, il divieto di rigetto del pescato in mare. “Un cambiamento epocale che apre prospettive del tutto nuove, ma che non tiene in considerazione i diritti dei pescatori. Un paradosso”, commenta l’Assessore Angelillis.

 

Il Parlamento Europeo di Strasburgo ha approvato, il 6 febbraio scorso, la riforma per varare una nuova Politica Comune della Pesca che, una volta ratificata dagli Stati membri, dovrebbe garantire la sostenibilità del settore e metterà fine allo scarico a mare del pescato. La relazione sulla riforma, del deputato europeo tedesco Ulrike Rodust, ha ricevuto 502 voti a favore, 137 contro e 27 astensioni.
“E’ una politica che si basa – ha sottolineato la Commissaria Europea alla Pesca, Maria Damanaki – su uno sfruttamento delle risorse della pesca sostenibile, una politica che introduce un divieto di rigetto del pescato in mare, con date certe per porre fine alle pratiche di spreco che non possiamo più permetterci”. Quasi un quarto del totale del pescato finisce rigettato, cioè viene scaricata a mare quella parte di esemplari non desiderati o troppo piccoli. I “rigetti” sono formati quasi totalmente da pesci ormai morti e, per fermare questa pratica, i deputati hanno votato per obbligare i pescherecci a sbarcare tutte le catture, a partire dal 2014. I pesci più piccoli sbarcati, per esempio, saranno destinati a usi diversi dal consumo umano.
Il Parlamento Europeo inizierà ora la negoziazione con il Consiglio e la Commissione sui piani della riforma prima della seconda lettura. La presidenza irlandese del Consiglio ha più volte ripetuto che spera di raggiungere un accordo entro la fine di giugno.
“La politica della pesca intensiva, dannosa tanto per l’ambiente quanto per l’economia stessa del settore – commenta l’Assessore alle Risorse del Territorio e Sviluppo Economico del Comune di Manfredonia, Antonio Angelillis – va verso l’abbandono. Un cambiamento epocale che tiene in debita considerazione più fattori, ma non i diritti dei pescatori. Un autentico paradosso. Non sono loro la causa dell’impoverimento degli stock ittici. La delegazione italiana ha provato a mitigare nel tempo le nuove misure, senza ricevere accoglimento”.
“Serve tutelare la nostra marineria – conclude l’Assessore Angelillis – e tutti gli operatori del Paese, dissimile da quelli nordici a cui meglio si addicono le misure prospettate a Strasburgo. Fintanto che non sarà chiaro quanti e quali differenze esistono tra marinerie così diverse tra loro occorrerà continuare a lavorare per invertire la direzione presa dal Parlamento Europeo”.

 

 

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