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Report lavoro/ Capitanata maglia nera: da 2007 disoccupazione raddoppiata

Cinquantamila persone, tra quelle che le regole della statistica fanno rientrare tra gli “inattivi”, prive di lavoro ma interessate a trovarne uno, si sono recate presso i Centri per l´impiego della Puglia per dichiarare la propria disponibilità a un´occupazione.

Per l´assessore al Lavoro della Regione Puglia, Leo Caroli, è questo il dato che fa schizzare il tasso di disoccupazione al 19,2%, nonostante sia rimasto sostanzialmente inalterato il numero complessivo delle persone prive di occupazione nella regione.
E´ quanto emerge dal report “Il lavoro che c´è; oltre la crisi”, realizzato dall´Osservatorio del mercato del lavoro della Regione Puglia, che ha analizzato le dinamiche nel periodo 2007-2013. Un monitoraggio a tinte fosche, che va oltre il freddo dato statistico.
Ad esempio la drammaticità e l´acuirsi della crisi si è manifestata nel primo trimestre del 2013, è ben rappresentata dal numero dei rapporti di lavoro cessati, oltre 168mila. Un volume altissimo che pone la Puglia al terzo posto in Italia dopo Lazio e Lombardia, bilanciato in parte dall´identico terzo posto (questa volta dopo Lombardia e Lazio) per i nuovi rapporto di lavoro attivati, circa 236mila.
Anche si il numero nulla dicono della “qualità” del rapporto di lavoro. Tabelle (con settori, figure professionali richieste, durata e caratteristiche del rapporto di lavoro) in ogni caso utili “per la valutazione dei risultati e per la nuova programmazione in materia di politiche attive del lavoro e per percorsi mirati di formazione e riqualificazione”, afferma l´assessore Caroli.
I SETTORI. Nella fase recessiva che si protrae dal 2007, il calo dell´occupazione in Puglia è stato più contenuto rispetto alla media nazionale e il tasso di disoccupazione si è mantenuto mediamente su un livello inferiore a quello del Mezzogiorno. Quanto ai settori, la maggiore contrazione di posti di lavoro si è avuta nelle costruzioni, dove sono occupati un quinto dei lavoratori pugliesi. Una conseguenza dell´indebolimento del mercato residenziale, con le compravendite che si sono dimezzate rispetto al 2006. Perde anche il settore dell´industria mentre tiene il comparto dell´agricoltura; trend positivi li registra invece il settore del turismo (commercio, alberghi, ristoranti), dove trova lavoro quasi la metà degli occupati pugliesi.
LE TIPOLOGIE CONTRATTUALI. Un mercato del lavoro regionale, analizzato secondo le tipologie contrattuali, che si rivela stabile e costituito per quasi tre quarti da lavoratori che l´Istat definisce “standard”, mentre il lavoro totalmente “atipico” interessa il 16% degli occupati. Vero è che la durata media dei contratti diminuisce rispetto al 2009 per tutte le tipologie – tempo determinato, indeterminato, a progetto – mentre cresce solo per i contratti di apprendistato.
Per i contratti attivati nel solo 2012, gli assunti a tempo indeterminato sono stati il 19%, mentre a tempo determinato sono stati il 70%. Il contratto a progetto ha interessato l´8% dei lavoratori assunti mentre il 3% ha avuto con un contratto di apprendistato. Oltre ad avere maggiori difficoltà di accesso al mercato del lavoro, restano ancora differenze di genere anche nell´analisi delle tipologie contrattuali: se infatti 21 maschi su 100 hanno avuto un contratto a tempo determinato, per le donne la percentuale cala al 17%.
Anche la classe di età influisce sulla percentuale dei contratti a tempo determinato: il 73,6% dei lavoratori ultra 34enni ha avuto nel 2012 un contratto a tempo determinato, il 10% in più dei lavoratori più giovani. In sintesi si può affermare che cresce esponenzialmente il numero dei contratti stipulati a tempo determinato e che gli stessi hanno una durata sempre più breve se tradotti in giornate contrattualizzate, con un ulteriore incremento della precarietà dei rapporti di lavoro. Si assiste altresì alla quasi scomparsa dei contratti di lavoro a tempo determinato.
LE FIGURE PROFESSIONALI. Delle 272 figure professionali del repertorio regionale, quelle per le quali si manifesta una domanda molto alta sono solo dieci, mentre il grado di rilevanza della domanda è classificato come “alto” per altre 32 figure professionali, medio per 55. Complessivamente il grado di rilevanza della domanda di lavoro è basso per 175 figure professionali, il 64% del totale.
Le figure professionali con un´intensità di domanda molto alta sono costituite in prevalenza dagli addetti alla lavorazione e alla commercializzazione di carni e salumi e dei prodotti della panificazione e della pasticceria, dei cassieri, dei commessi, degli addetti alle cucine e di accoglienza dei clienti.
GLI AMMORTIZZATORI SOCIALI. Alla brusca flessione dell´occupazione, soprattutto nell´ultimo trimestre del 2012 e nel primo del 2013, si è associato un altrettanto rapido ricorso agli ammortizzatori sociali. Nel 2012 l´aumento complessivo di 6 milioni di ore di cassa integrazione è stato determinato ad una crescita della Cig ordinaria e la riduzione di quella straordinaria, mentre sono rimaste più o meno invariate le ore di cassa in deroga.
E se nella prima fase recessiva è stati soprattutto il comparto dell´industria a fare ricorso all´ammortizzatore sociale, negli ultimi anni è cresciuta in maniera significativa il ricorso alla casa per il settore dei servizi: dalle attività immobiliari all´informatica, dai servizi alle imprese ai trasporti e comunicazioni, per finire con il commercio all´ingrosso e al dettaglio.
IL DATO DELLE PROVINCE. Il tasso medio di occupazione in Puglia dal 2007 al 2012 è passato dal 46,7 al 45%, con dinamiche differenti per i territori della regione. A pagare il prezzo più alto la provincia di Foggia, che ha visto scendere il tasso dal 43,2 al 40,9. Allo stesso modo abbiamo assistito a quasi un raddoppio del tasso di disoccupazione in Capitanata, dal 9,5 al 18%; seconda performance negativa per la provincia di Bari (dal 9,7 al 16).
Sempre il Foggiano si distingue in negativo per il più basso tasso di occupazione giovanile (15-29 anni) che si attesta sul 19,8%, oltre 6 punti sotto la media regionale e molto al di sotto del 30,2% del Barese e del 27,3% della provincia di Brindisi. Non va meglio nell´analisi di genere: se mediamente in Puglia il tasso di occupazione femminile è del 31,1% (rispetto al 59,1 maschile), la provincia con la peggior performance è la Bat (22,7%) seguita ancora da quella di Foggia con il 26,8%. Sopra la media regionale Bari (34,2) e Lecce (32,6).
Di contro Foggia – per quel che concerne le tipologie contrattuali – può vantare sul totale degli occupati la percentuale più alta dei cosiddetti “standard” (a tempo indeterminato e tempo pieno) pari al 77,4%, mentre con il 20% chi ha più contratti atipici in essere nel 2012 è Brindisi.

CgilFoggia