Il sindaco vuole gestirla in proprio, oggi al Ministero si cerca una mediazione.
Questa mattina, con inizio alle 11, a Roma presso la sede del ministero dell’ambiente di viale Cristoforo Colombo si parlerà non solo dell’alluvione del Gargano ma anche di area marina protetta delle Isole Tremiti. Intorno al tavolo convocato dal ministero si ritroveranno esponenti del Parco nazionale del Gargano ed amministratori del comune diomedeo. Oggetto della discussione? La richiesta avanzata dal Comune tremitese (con tanto di delibera di consiglio comunale del giugno scorso) di trasferimento della sede e delle relative competenze – da Monte Sant’Angelo alle Isole – dell’area marina protetta. Una scelta che non ha ovviamente provocato i salti di gioia dell’ente parco. Anzi. Però dal momento che la questione risulterebbe non molto praticabile a causa della normativa vigente (a patto di improbabili deroghe), al ministero puntano a trovare un accordo tra le parti. Quale può essere l’intesa? La finalizzazione (e perché no l’incremento) delle risorse economiche destinate al fondo per la gestione della riserva marina. La richiesta del comune diomedeo non può essere accolta (salvo modifiche normative) perché la legge 394 del dicembre 1991 – ossia la legge quadro sulle aree protette – parla chiaro al riguardo. Recita infatti l’art. 19 (comma due) «qualora un’area marina protetta sia istituita in acque confinanti con un’area protetta terrestre, la gestione è attribuita al soggetto competente per quest’ultima». Ed è proprio il caso di Tremiti, la cui riserva marina ricade appunto in area parco del Gargano. Non è possibile nemmeno agganciarsi al caso della riserva marina di Ventotene (provincia di Latina, basso Lazio) evocato dal sindaco diomedeo Fentini, dal momento che è sì gestita direttamente dal Comune che riceve i fondi direttamente dal ministero, ma le acque non confinano con nessuna area protetta terrestre: non vi è nessun parco, insomma. Non solo. Alle Tremiti il Comune è impegnato in un faticoso plano di rientro a causa di un dissesto del bilancio di sette milioni di euro – una cifra enorme per un Comune che conta meno di 500 residenti – una condizione quest’ultima che di fatto renderebbe impraticabile anche la ipotesi pure questa ventilata dagli amministratori comunali di gestire l’area marina protetta con i fondi comunali propri. Peraltro la richiesta non è inedita. Vanta un precedente, risalente ai tempi di Antonio Greco sindaco più di tre lustri fa. Come finì? Non se ne fece nulla .. Tutto rimase a Monte Sant’Angelo, sede e competenze.
Francesco Trotta