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GLI UOMIMINI DELLE COSCHE CALABRESI PUNTAVANO SUGLI APPALTI A VIESTE

Dopo l’arresto dei presunti affiliati alla ‘ndrangheta e di un ex consigliere comunale PD a Milano
L’affare giusto per “riciclare” in Puglia il denaro della ‘ndrangheta. La costruzione in project financing dell’aeroporto turistico di Vieste ma anche i parcheggi nel centro cittadino. Opere da “40 milioni di euro” che facevano gola agli affiliati alla cosca Galati, finiti l’altro ieri in un maxi blitz della Direzione distrettuale antimafia di Milano.
Il retroscena è contenuto negli atti dei carabinieri del Ros della Lombardia, i cui accertamenti hanno consentito al procuratore aggiunto milanese Ilda Bocassini di mandare in carcere 13 persone, tra le quali il presunto boss Antonio Galati e Luigi Addisi, ex consigliere comunale del Pd a Rho e sposato con la nipote di Pantaleo Mancuso, il capo cosca di Limbadi. E non è un caso che tra le accuse, assieme all’associazione mafiosa ed al concorso esterno, figuri il reimpiego di capitali illeciti.
Perché l’obiettivo della ndrina, ben radicata in Lombardia era secondo l’accusa di “lavare” il denaro sporco per reimmetterlo nel mercato. Il trampolino di lancio sarebbero stati i “contatti – come è annotato negli atti – con esponenti del mondo politico , istituzionale, imprenditoriale” e “bancario”, così da aggiudicarsi appalti un po’ in tutta Italia.  
Ed è in questo quadro che negli atti si parla dei project financing (mai portati a termine) dal Comune di Vieste, sui quali si era concentrato l’interesse dell’associazione Infrasud Gargano, capeggiata da Angelo Giammario, ex sottosegretario dell’allora presidente della Regione lombarda Roberto Formigoni, non indagato in questo fascicolo ma citato nelle informative dei Ros e nella requisitoria al processo milanese «Infinito» sulla ‘ndrangheta come un soggetto vicino alle cosche calabresi. Un politico che – per l’accusa – avrebbe ottenuto un “tesoretto di voti» grazie al sostegno dell’organizzazione mafiosa.
Gli atti dell’operazione dell’altro ieri svelano alcuni retroscena. E, in particolare, le telefonate tra Franco Monzini, imprenditore sospettato di riciclare i soldi della ‘ndrangheta, e il presunto boss Antonio Galati. Scrivono gli investigatori: «Monzini (usa un’utenza intestata a tale Giovanni Stanca di Foggia) racconta del viaggio fatto a Roma con Vellone (Luigi, imprenditore, ndr), dove ha incontrato dei conoscenti di quest’ultimo con cui ha discusso la proposta per un grosso appalto pubblico da fare a Vieste e che comprende anche la costruzione della pista per un aeroporto». «Antonio – diceMonzini – c’era un impresario lì di Foggia, un signore abbastanza giovane, con due figli… avevano bisogno… la progettazione… c’era il finanziamrnto che dovrebbe procurare i soldi tramite una banca di giù… quaranta milioni di euro, cioè non due euro, perche c’è da costruire una pista d’aeroporto a Vieste». L’imprenditore aggiunge al presunto boss che «il Comune ha già le aree e quello che serve, però il Comune non ha un euro e allora si affida a dei bandi per vedere di trovare le sinergie per poter fare, sono tutte opere pubbliche, l’aeroportino da fare con una pista di due chilometri».
Inoltre, racconta che c’è anche un altro progetto: «C’è un grosso parcheggio in centro a Vieste, da fare interrato come quello che abbiamo noi, un po’ più piccolo di questo ma… abbastanza grande col mercato, le postazioni per il mercato fisso». Quei project financing (l’aeroporto da 28 milioni, il parcheggio e i mercati scoperti da 2,5 milioni ciascuno) non sono mai stati aggiudicati.

(Ivan Cimmarusti – La Gazzetta del Mezzogiorno)