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Turismo Puglia/ Quello che le cifre non dicono

Nessuno si azzardi.a dire che la Puglia turistica non tira più. Ci ha provato Bankitalia, fotografando un (troppo?) lieve incremento del turismo internazionale in Puglia – con un calo delle presenze nazionali- per beccarsi gli strali della Regione: «ma quale calo, – abbiamo il +6% degli arrivi e +2% delle presenze nel 2014 rispetto al 2013».  Con, in aggiunta, tanto di contestazione sui metodi di rilevazione adottati dalla Banca centrale rispetto ai – criteri che l’Osservatorio regionale sul turismo segue: non indagini a campione ma censimento di tutte le strutture ricettive. Tutto bene e inutile dirlo, tutto lecito: ogni statistica ha il suo peso. Ma qualcuno si è chiesto quanto pesa nell’eco­nomia del territorio – e soprattutto nel turismo – il sommerso? Le statistiche ufficiali sul movimento turistico, infatti, non considerano mai il peso del turismo che non appare, ovvero quello generato dall’affitto delle seconde case, dagli affit­ta-camere e, fianche, dalle stesse – spesso piccole strutture­che su 10 arrivi ne «imboscano» qualcuno. E il paradosso è che a sostenerlo è la stessa Pugliapromozione, l’agenzia della Regione che nei giorni scorsi battagliava con Bankitalia sui dati. In uno studio della Mercury srl, pubblicato sul sito dell’agenzia sin dal 2013, venivano riportate in dettaglio le rilevazioni – per quanto possibili – degli afflussi«sommersi». Ebbene, a fronte di 13.357 milioni di presenze turistiche ri­levate nel 2011 dagli uffici di statistica regionale, lo studio censiva ben 62,119 milioni di presenze non rilevate (non censite o sommerse). In pratica, appena tre anni fa, per ogni presenza turistica ufficiale in Puglia se ne contavano 5,60: un moltiplicatore decisamente più alto rispetto a quello rilevato nella media nazionale (3,0) e che la dice la su quanta economia sommersa regni nel settore. Basti dire che nelle mete per eccellenza dell’ormai fami­gerato «brand Puglia» di turisti, già allora, ne transitavano ben di più di quelli che vengono censiti come presenze uf­ficiali. Vieste (2,087 milioni), preceduta da Ugento con 2,769 milioni e da Gallipoli con 2,114 milioni, si collocava in base allo studio Mercury regina delle presenze turistiche som­merse. E il risultato, com’è ovvio, è che quelle mete estive ­che nelle statistiche ufficiali incidevano per il 25,8% sugli afflussi di tutta la regione- considerato il sommerso scen­devano al 13,4%. È la prova che il fenomeno è ben spalmato e largamente diffuso in tutta la Puglia turistica. Dunque, a conti fatti, altro che turismo in crisi o turismo in crescita, altro che immagine scalfita del «brand Puglìa- o crisi precipitosa del settore. Ogni polemica (e ogni statistica che si rispetti) non potranno che rivelarsi un esercizio inutile sinché non verrà considerato quello che è sotto gli occhi di tutti, ma che nessuno ha il coraggio di dire. C’è un’economia che gira, tanto e più di quella nota ai sondaggisti, e che sfuggirà sempre allo Stato (tar)tassatore. Lo sanno alla Regione (e Pugliapromozione ne pubblica perfino gli studi) e lo sanno a Bankitalia.