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Imu sui terreni agricoli «Un ko per le aziende»

Il colpo del ko per l’agricoltura pugliese e lucana. Come se non fossero sufficienti le alluvioni devastanti, le grandinate, l’embargo di Putin, i furti di olive, la Xylella Fastidiosa, la mosca olearia, la peronospora e l’abigeato, il governo tira dal cilindro un altro «coniglietto». Entro il 16 dicembre, salvo rettifiche in extremis, molti proprietari di terreni, dopo un ventennio di esenzione da imposte patrimoniali, dovranno versare nelle casse comunali, peraltro in un’unica soluzione, l’Imu relativa al 2014. L’articolo 22, comma 2 del decreto 66 del 2014 (convertito nella legge 89 del 2014), infatti, per garantire ai Comuni un maggiore gettito, ha previsto l’emanazione di un decreto ministeriale, di imminente pubblicazione, che individui le città nelle quali, a decorrere dall’anno di imposta 2014, si applichi l’esenzione Imu ai terreni agricoli (già prevista ai fini Ici) sulla base dell’altitudine riportata nell’elenco dei centri italiani predisposto dall’Istat, diversificando, eventualmente, tra terreni posseduti da coltivatori diretti o imprenditori agricoli professionali iscritti nella previdenza agricola e gli altri.

Sulla base della bozza del citato decreto, preparata dal ministero dell’Economia e delle Finanze, la cui pubblicazione è solo questione di ore, è stato, al momento, stabilito che, a decorrere dal 2014, (cambiando le carte in tavola in corso d’anno e stravolgendo la geografia delle aree esentate, fino al 2013 individuate dalla circolare 9 del 14 giugno 1993 del ministero), continueranno a non pagare l’Imu solo i possessori di terreni che si trovano nelle città ad oltre 600 metri sul livello del mare o situati in centri aventi un’altitudine compresa fra i 281 e i 600 metri, solo se posseduti da coltivatori diretti o imprenditori agricoli professionali iscritti nella previdenza agricola. Per tutti gli altri terreni agricoli, ricadenti in comuni aventi un’altitudine non superiore a 280 metri, si dovrà, invece, pagare l’intero importo del tributo.

Con riferimento ai 258 comuni pugliesi, l’esenzione Imu, fino al 2013 prevista per i terreni agricoli situati in ben 145 centri, sarà confermata in 17 cittadine, tutte in provincia di Foggia, in quanto aventi un’altitudine superiore ai 600 metri. In altri 39 paesi pugliesi, in quanto aventi un’altitudine compresa fra i 281 e i 600 metri, l’esenzione resterà in vigore, a condizione che i terreni siano posseduti da coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali iscritti nella previdenza agricola.

Riguardo ai 131 comuni lucani, l’esenzione Imu, fino al 2013 prevista per i terreni agricoli situati nella quasi totalità dei centri (più esattamente in ben 129), sarà destinata a permanere unicamente (si guardi la tabella) in 75 cittadine, in quanto aventi un’altitudine superiore ai 600 metri. In altri 51 centri della regione (fino al 2013 «graziati»), l’esenzione sarà confermata, in quanto aventi un’altitudine compresa fra i 281 e i 600 metri, solo, tuttavia, se i terreni siano posseduti da coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali iscritti nella previdenza agricola.

«Appare subito evidente – afferma Antonio Quercia, dottore commercialista in Bari, autore di testi di diritto tributario e societario – l’enorme penalizzazione connessa al suddetto provvedimento. Basti pensare che se in Puglia, fino al 2013 il 56% dei comuni godeva dell’esenzione ai fini Imu per i terreni agricoli, dal 2014 solo il 6% degli stessi potrà godere dell’esenzione in modo automatico ed il 15% limitatamente ai terreni posseduti da coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali iscritti nella previdenza agricola».
Il professionista passa poi a mettere sotto la lente il fronte penalizzazione: «Se in Basilicata, fino al 2013 il 98,5% dei centri godeva dell’esenzione ai fini Imu, dal 2014, solo il 57% degli stessi potrà godere dell’esenzione in modo automatico ed il 39% limitatamente ai terreni agricoli posseduti da coltivatori diretti ed imprenditori agricoli professionali iscritti nella previdenza agricola».
«Tutti i terreni agricoli delle cittadine della provincia di Lecce – rivela Quercia – saranno assoggettati all’Imu e ciò a fronte di ben 61 centri che, invece, fino al 2013 erano considerati montani e pertanto esentati dal tributo».questione di centimetriÈ opportuno tenere presente che l’elenco Istat tiene conto dell’altitudine sul livello del mare di ogni comune calcolata in corrispondenza delmunicipio. Una beffa di stampo fantozziano, pertanto, per tutti quei proprietari di terreni agricoli situati ad un’altitudine superiore ai 600 metri (ovvero a 281 metri), ma ricadenti nel territorio di un centro riportato nel suddetto elenco con un’altitudine inferiore ai 600 metri (ovvero a 281 metri).

Singolare e tipicamente italiano il caso, in provincia di Bari, di Sammichele, con un’altitudine di 280 metri, dove i proprietari di terreni, anche se coltivatori diretti o imprenditori agricoli professionali iscritti nella previdenza agricola, per qualche centimetro in meno di altitudine rispetto alla soglia dei 281 metri, dovranno pagare l’Imu dal 2014.Barile e Muro LucanoIn provincia di Potenza, a Barile e Muro Lucano, rientranti fra i paesi con un’altitudine di 600 metri, i proprietari di terreni agricoli, se non aventi la qualifica di coltivatori diretti o imprenditori agricoli professionali iscritti nella previdenza agricola, anche in questo caso per pochi centimetri, perderanno il beneficio dell’esenzione dall’Imu con effetto dal 2014.

«Non va sottaciuto – sottolinea Quercia – che il provvedimento in arrivo dal ministero dell’Economia e delle Finanze violerebbe, per l’ennesima volta, il principio sancito nello “Statuto del contribuente” in relazione al quale le disposizioni tributarie non possono prevedere adempimenti a carico dei contribuenti la cui scadenza sia fissata prima del sessantesimo giorno dalla data dell’entrata in vigore o dell’adozione dei provvedimenti di attuazione in esse previsti».

«Giova sottolineare – aggiunge il dottore commercialista – che, considerata la mancata pubblicazione del decreto a poco più di 15 giorni dalla scadenza di pagamento, fissata per il 16 dicembre 2014, laddove il contribuente non dovesse rispettare il citato termine, potrebbe avvalersi dell’istituto del "ravvedimento operoso", la procedura con cui il contribuente potrebbe riconoscere la propria inadempienza (ritardo o pagamento inferiore, ndr) e sanare la situazione, se non già rilevata dal fisco, versando l’importo dovuto con una sanzione ridotta rispetto a quella ordinaria del 30%».

Come per le altre imposte, anche per l’Imu esistono tre tipi di ravvedimento. Sprint: pagamento fino al 14° giorno successivo alla scadenza (quindi entro il 30 dicembre 2014), che comporta il pagamento di una sanzione pari allo 0,2% per ogni giorno di ritardo; breve: pagamento dal 15° al 30° giorno dalla scadenza (quindi dal 31 dicembre 2014 al 15 gennaio 2015), che comporta il pagamento di una sanzione pari al 3% dell’importo dovuto; lungo: pagamento dopo il 30° giorno e comunque entro il termine di presentazione delle dichiarazione Imu del 2014, ad oggi fissato al 30 giugno 2015 (quindi dal 16 gennaio 2015 al 30 giugno 2015), che comporta il pagamento di una sanzione pari al 3,75% dell’importo dovuto.
Il versamento della sanzione «ridotta» deve essere eseguito insieme alla regolarizzazione del pagamento del tributo o della differenza, nonché a quello degli interessi moratori calcolati al tasso legale (dall’1 gennaio 2014 all’1%), con maturazione giorno per giorno (quindi con l’applicazione degli interessi per ogni giorno di ritardo dalla scadenza fino al giorno di pagamento compreso). Il versamento della somma dovuta (tributo più sanzione più interessi) va eseguito con modello F24, barrando la casella «ravvedimento». Le sanzioni e gli interessi sono versati assieme al tributo dovuto, impiegando lo stesso codice tributo dell’imposta.
«L’auspicio – conclude Quercia – è che il governo intervenga con urgenza per evitare che il provvedimento possa avere ulteriori ripercussioni negative sull’agricoltura, già pesantemente dilaniata da una pluralità di eventi dannosi».

Forte preoccupazione anche per le aziende agrituristiche. «Gli effetti dell’Imu colpiranno i terreni e, quindi, anche le aziende agrituristiche collegate», afferma Antonio Pandolfi dell’azienda agrituristica «Calivino» di Rotonda, nel Potentino.

«Le strutture – conclude – rischieranno di “morire”: non riusciranno più a far fronte al peso fiscale. Ed il rischio sarà ancora più elevato per le aziende, come la mia, che rispettano alla lettera la legge».

Marco Mangano
Gazzetta del Mezzogiorno