Esattamente come Medioevo niente aggravante articolo 7
La sentenza di condanna arrivata, ieri per i tre membri del clan dei Notarangelo di Vieste, giunge ad un anno di distanza dalla conclusione di un altro processo che vedeva coinvolto anche in quel caso Angelo Notarangelo, noto criminale viestano fatto fuori in un agguato del 26 gennaio scorso. Racket, estorsioni, intimidazioni anche nel processo Medioevo – così venne chiamata l’operazione che portò in manette ben sette persone, poi condannate a svariati anni – dove ad essere imputati erano membri dell’efferato clan garganico. E anche in quel caso, non venne riconosciuta agli imputati poi condannati l’aggravante mafiosa. Tanti sono i punti in comune tra i due processi in cui spicca il nome soprattutto di Cintaridd, contro cui la corte foggiana non ha potuto esprimere sentenza di condanna o assoluzione ieri mattina in quanto, come ripetuto dallo stesso giudice Carlo Protano, il diretto interessato è deceduto due mesi fa. A legare i due procedimenti a carico della associazione criminale garganica e viestana, oltre al nome del boss di Vieste, freddato a gennaio, anche le intimidazioni per estorcere denaro rivolte agli imprenditori turistici della cittadina garganica e le denunce, soprattutto, da parte delle stesse vittime, che hanno permesso agli inquirenti di ricostruire un piano di accusa che portasse all’arresto collettivo di numerosi esponenti del clan garganico. L’operazione dei Carabinieri era stata definita Medioevo proprio per indicare che nella splendida cittadina garganica, meta di turismo internazionale, è davvero finito un periodo di oscurantismo dove il clan Notarangelo, per anni, ha taglieggiato con violenza inaudita gli imprenditori, in modo particolare, turistici. "Una violenza a cui si sono ribellati nel dicembre del 2009 alcune vittime dell’estorsione che stanchi di subire continue vessazioni, minacce patti intimi datori da parte degli affiliati al clan locale" commentarono i militari dell’Arma quando resero pubblica l’operazione. L’ultimo episodio estorsivo si era verificato, nel febbraio 2011 quando è andata completamente incenerita dalla fiamme una delle strutture turistiche più prestigiose della zona, il ristorante Scialì. In quel caso, gli inquirenti non avevano escluso che la scelta di colpire la struttura era dovuta anche al fatto che "il proprietario gestore aveva deciso di aderire al’’associazione Antiracket".
G.F. Ciccomascolo
L’attacco