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La cucina dei borghi medievali. Vico del Gargano rivendica il primato

Il turismo enogastronomico apre interessanti spazi di captazione, come dimostra una recente indagine “Pangea” effettuata in Spagna, Germania, Regno Unito, Italia e Francia. Il turista gastronomico è un attento viaggiatore che sceglie la località sulla base di precisi indicatori e diventa sostegno economico più e meglio del turista culturale. Si prevede una considerevole crescita, a breve, intorno al 40%. Sono questi dati che hanno messo in moto il mondo della gastronomia e dei cibi di nicchia, legati al cordone ombelicale del territorio e dei piccoli borghi antichi, alla loro cucina, ricette, cibo sano. Il recente viaggio, di raffinati golosi,  nei Borghi medievali d’Italia alla scoperta delle antiche e gustose ricette, di antiche pietanze e vini da palati esperti, ha costruito un rosario di dieci tappe, da Nord a Sud, interessante ma non esaustivo, soprattutto se viene saltata o dimenticata la cucina del borgo medievale per eccellenza, Vico del Gargano.
Si parte da Taggia, in provincia di Imperia, con l’oliva taggiasca per raggiungere Cortemilia, in provincia di Cuneo, borgo della nocciola piemontese, prodotto IGP. Poco distante, per assaggiare i vini delle cantine di Nieve. Si raggiunge Arquà Petrarca, Padova, dove emana il profumo del “ brodo di Giuggiole “. Ad est verso Venzone, Udine, con la “ zucca di Venzone “ e poi nel borgo di Bobbio, Piacenza, per la “ zuppa del Pellegrino “.
Si inizia a scendere, San Gimignano, nella Valdelsa per lo zafferano. San Gemini e le acque. Gli stringozzi di Casperia, in provincia di Rieti e si chiude con il pane di Altamura.
Un po’ poco, per la verità.
Si inalbera l’orgoglio toccato di Vico del Gargano, il borgo antico per eccellenza, percorso in lungo e largo da Gae Aulenti, miracolosamente nei Borghi più Belli d’Italia, nel cuore e nei pensieri della Regione Puglia che l’ha voluto nei 20 comuni selezionati per il progetto ( ? ) Hospitis.
A difesa dell’onore e della cucina chiama un suo illustre concittadino, Giovanni Nino Arbusti, ricercatore e studioso di enogastronomia, “ Cordon d’oro “ e membro dell’Accademia Gastronomica Italiana, autore del libro Cucina del Gargano, per la collana Cucine regionali, prefazione di Guido Pensato, editore Franco Muzzio: “ …Una cucina schietta e pastorale, quasi rude all’inizio come tutte le altre cucine primitive, ma poi incline alle preziosità degli aromi, della menta e dell’origano, del finocchietto selvatico, della rucola, del rosmarino, così copiosi e di fragranza unica all’interno e lungo la costa, da Rodi a Monte Pucci e da Peschici a Mattinata…”
Nelle 220 pagine di ricette ci spiega l’incontro con lagane e ceci;  le seppie con gli “ ntroccioli “; le manteche e i “ plus “; celatelli e crustoli; taralli annasprati.
I golosi viaggiatori dei borghi medievali sono attesi per l’undicesima tappa.

Michele Angelicchio