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Vieste/ Non solo omicidi, la paura di infiltrazioni mafiose nell’economia locale.

Le mafie di Capitanata rischiano di distrug­gere l’economia di una delle località balneari più belle d’Italia, Vieste”, L’allarme arriva dal procu­ratore di Bari, Giuseppe Volpe, dopo l’operazione “Coast to coast” che ha portato all’arresto di 13 persone per traffico di droga proveniente dall’Alba­nia con scalo a Baia San Fe­lice, Vieste. Gli omicidi di mafia, al pari dei traffici illeciti, mettono a rischio il settore turistico viestano che, grazie alla presenza di circa due mi­lioni dì turisti l’anno, si aggiudica il primato regiona­le superando abbondante­mente località rinomata del Salento come Gallipoli (ha sfiorato il milione di presenze). Turismo con­cretato nella stagione bal­neare compresa- tra fine maggio e metà settembre. Lo stesso periodo in cui vi­ge la pax mafiosa: “È chiaro che parliamo dello stesso periodo in cui fa affari an­che la criminalità” esordi­sce Gigi Manzionna, tra i più importanti imprendi­tori turistici del Gargano che ha contributo anche al­la nascita dell’asso­ciazione Antiracket nella città di Vieste. “Le parole del magistrato barese fan­no riflettere -dice Man­zionna -. Anche se mi con­centrerei sulle infiltrazioni economiche nel tessuto produttivo del territorio. Una organizzazione che può disporre di elevate somme di denaro contan­te, derivante da traffici ille­citi come quello della droga, può destabilizzare l’economia territoriale”. Concentra le sue attività imprenditoriale a Vieste ma parla sempre di territo­rio: “Prima eravamo abi­tuati con gli omicidi di Monte Sant’ Angelo, adesso c’è Vieste ma non dobbia­mo dimenticare altre realtà come Mattinata, Manfre­donia. L’intera provincia di Foggia è sotto lo schiaffo della criminalità. L’ultimo esempio è l’intransitabilità della statale 16 bis (dove si stanno consumando rapi­ne agli automobilisti e as­salti a tir e blindati)”, in pra­tica la mafia garganica ra­giona, con logiche di im­prenditorialità territoriale utilizzano anche legami con altre associazioni cri­minali. Per salvare il turi­smo, quindi l’economia della città, occorre salvare la città stessa. Liberarla dalle logiche e dalla pre­senza della mafia: “Non è accettabile che si spari in città come nel far west. Vie­ste non è il far west! Poten­ziare gli organici di polizia e carabinieri-continua l’im­prenditore – sarebbe certamente un segnale chiaro. Non chiediamo l’esercito ma un’ attività di intelligen­ce e di controllo del territo­riale per prevenire e finalmente garantire un colpe­vole alla giustizia, cosa che ad oggi non avviene”. Il ter­ritorio è vasto, si estende dalle colline ed abbraccia il mare: “Loro (la criminalità) non sono un esercito ma riescono ad avere il con­trollo senza avere i mezzi che ha lo Stato. Devono es­sere messi all’angolo. A Foggia non abbiamo un processo di mafia”. Manzionna non accetta neanche l’idea che “finché si ammazzano tra di loro va tutto bene. Chi pensa que­sto commette un errore im­perdonabile. Per attimo immaginiamo che la vitti­ma-potenziale sia armato e­ risponda al fuoco dei sicari nel centro città, un macello!”. Se all’interno dei clan mafiosi, in special modo in quelli che agiscono nelle località turistiche, scop­piano guerre è chiaro che gli affari vanno bene, i traffici reggono, sia quello della droga che quello del racket: “Nel primo caso è chiarissimo, nel secondo – denuncia Manzionna – purtroppo c’è ancora qual­cuno che paga il pizzo. Due mercati che producono de­naro da tenere lontano dal­le imprese locali”. Imprenditori quindi tra le categorie più a rischio e certamente più esposte: “Molto esposti – commen­ta Gino Notarangelo, an­che lui imprenditore turi­stico viestano -. La nostra categoria ha dimostrato di saper reagire, la nascita dell’ associazione Antirac­ket di Vieste è modello che stanno seguendo in diverse zone d’Italia. È una catego­ria, quella degli imprendi­tori, che ha dimostrato di non essere omertosa. Adesso tocca anche i citta­dini”. Resta il dubbio, c’è ancora qualche imprendi­tore che paga il pizzo? “C’è ancora gente che ha paura, un imprenditore più debo­le può pensare che pagare il pizzo sia una soluzione, evidentemente così non è”. La preoccupazione di altri imprenditori come Manzionna è una possibile in­filtrazione della criminali­tà nell’economia turistica: “Condivisibile. Se dovesse accadere tante realtà im­prenditoriali rischierebbe­ro il tracollo. Quelle strut­ture gestite dalla criminali­tà sarebbero nelle condi­zioni di applicare prezzi bassi impossibili per chi agisce nella legalità. Con­correnza sleale e molto pericolosa. Lo Stato non deve abbandonarci – è l’appello di Notaragelo -. Non ci deve abbandonare. Le imprese riscuotono grande interes­se della mafia non capisco perché non debbano ri­scuoterlo anche nello Sta­to”. Il turismo è a rischio: “Più che il turismo, direi che sono le aziende turisti­che ad essere in pericolo. Distinzione obbligata visto che è interesse di tutti, quindi anche della crimi­nalità, far arrivare turisti a Vieste”. Qual è la risposta che lo Stato potrebbe dare immediatamente: “Da tempo, anche insieme al sindaco Giuseppe Nobilet­ti, chiediamo l’istituzione di un Commissariato di Po­lizia a Vieste. Capiamo be­ne che non sarebbe la solu­zione a tutto ma sarebbe un segnale importante per la città e per gli imprenditori turistici”, ha chiosato No­tarangelo.

Michele Gemma
L’attacco

 

 

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