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Pensioni/ La Puglia perde 1.686 medici con l’introduzione di quota 100

L’introduzione di «Quota 100» per le pen­sioni metterà in ginocchio il Sistema Sanitario Na­zionale: nel 2025 si stima che porterà ad una carenza di 16.700 specialisti in tutti gli ospedali italiani e servizi territoriali, 1686 solo in Puglia. L’allarme arriva dal sindacato Anaao-Assomed, che calcola quanti medici andranno in pensione in ogni regione per ogni branca specialistica con i parametri di “Quota 100” rispetto alle regole della Riforma Fornero, e quanti giovani potranno sostituirli in base al numero di contratti di formazione specialistica previsti dal Ministero dell’Istruzione e dalle regioni. La Puglia è così quinta per deficit di personale sa­nitario dopo Sicilia (2251 medici), Piemonte (2004), Lombardia (1921) e Toscana (1793 unità): andranno in quiescenza 3292 medici a fronte di 2422 neo specialisti. Dei 1686 medici mancanti, le principali carenze ri­guarderanno la medicina d’emergenza e d’urgenza (498 unità), pediatria (216), cardiologia (104), chirurgia ge­nerale (97), anestesia (93), ginecologia (73), medicina interna (78), ortopedia (64) e radiodiagnostica (77). Lo studio nota che sulla base del confronto tra i fabbisogni dichiarati dalla Regione Puglia ed i pen­sionamenti stimati, c’è “un’incongrua richiesta” di specialisti: ad esempio nella medicina fisica e ria­bilitativa si prevedono 16 specialisti l’anno e 10 per la medicina d’urgenza, che porterebbero ad un surplus di 66 fisiatri nel 2025, mentre i pronto-soccorso resterebbero sguarniti. Secondo Anaao, a fronte del blocco del turnover e dell’ attuale carenza dì organico di oltre 10mila medici, i prepensionamenti si aggiungono ai “gravi errori nel­la programmazione della formazione specialistica che si protraggono da anni”, ragione per cui il sindacato chiede di portare i contratti di specializzazione a 10mi­la l’anno e di avviare una campagna di assunzioni nel Ssn, sbloccando i vincoli di spesa, di prolungare la validità delle graduatorie e permettere agli specializzandi a fronte dei concorsi che vanno deserti – di lavorare già dall’ultimo anno. Mentre aumentare oggi gli ingressi a Medicina e Chirurgia “rappresenta una scelta irrazionale e uno spreco di risorse pubbliche, perché – si spiega – per quando saranno formati la curva dei pensionamenti sarà già in calo”.