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Manfredonia/ I pescatori tornano in mare ma resta lo stato di agitazione

Il mondo della pesca sipontino è tornato al lavoro. Ha sospeso la protesta protrattasi per una ventina di giorni con il blocco dell’attività di pesca con manifestazioni tenute anche a Bari, dopo rincontro al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, tra il mi­nistro Teresa Bellanova con la quale era la struttura tecnica dello stesso ministero, e le associazioni di categoria della pesca. “Un incontro costruttivo – annota il portavoce della marineria di Manfredonia, avvocato Pierpaolo Fischetti – nel quale sono state esposte al ministro le problematiche che a vario titolo rendono il lavoro dei pescatori complicato, difficile, oneroso e incerto. Abbiamo trovato la ministro Bellanova ben disposta ad ascoltare e a prendere in seria considerazione la situazione che minaccia di mettere in ginocchio la marineria pe­schereccia pugliese della quale quella di Manfredonia è la più rappresentativa”. Il “tavolo” con la Bellanova era stato preceduto nei giorni scorsi da un incontro con la struttura tecnica del Mipaaf nel quale è stato messo a punto un promemoria da sottoporre al Ministro che nei giorni scorsi ha ufficializzato la disponibilità dei fondi necessari per la copertura delle in­dennità per il fermo biologico obbligatorio 2019: 30 euro per ogni giorno del fermo. “Ho voluto l’insediamento di questo Tavolo – ha affermato la ministro Bellanova – per fa­vorire un momento di ascolto con l’intero settore e definire un percorso di lavoro comune. La nostra attenzione verso il settore è grande e noi dobbiamo essere capaci di valorizzare sempre di più e meglio il pescato. Il che equivale anche per la tracciabilità dal mare alla tavola. I consumatori devono sapere cosa hanno nel piatto perché hanno un ruolo strategico nella valorizzazione dei nostri prodotti e possono essere i nostri migliori alleati”. Le organizzazioni sindacali di categoria hanno ribadito la necessità di rivedere le regole fissate da Bruxelles per la pesca in generale che non tengono conto – ha ri­badito Fischetti – delle diversità strutturali e biologiche fra le varie e diverse zone marine. Non tener conto delle diversità naturali, è un atteggiamento privo di senso logico e lontano dalla realtà. Le gravi conseguenze che ne derivano colpiscono le attività di pesca che si praticano in mari come l’Adriatico e per la relativa com­posita filiera. Si tratta di migliaia di la­voratori di un settore strategico per l’eco­nomia. Statuire normative uguali per cia­scuna zona di mare – è stato fatto presente – è profondamente errato. A maggior ra­gione lo sono quando si pensa di applicare un unico regolamento per tutti gli Stati membri e per tutte le situazioni particolari.

Michele Apollonio