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Rischio dissesto a Manfredonia dopo lo scioglimento per mafia. La città continua ad essere epicentro dei clan malavitosi del Gargano. I tre commissari tracciano il bilancio dei 7 mesi di gestione

A sette mesi dal suo insediamento la Commissione straordina­ria al comune di Manfredonia inviata dal ministero dell’Interno dopo lo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni criminali, traccia un primo bilancio del lavoro svolto.

I tre commissari Vittorio Piscitelli, Francesca Crea e Alfonso Soloperto hanno tracciato il quadro della situazione, tutt’altro che edificante: «E’ un comune in condizioni di numerose criticità. Abbiamo ereditato una situazione abba­stanza complessa che stiamo affrontando con una serie di misure per far fronte alla debitoria in cui è stato lasciato il comune con un Piano di riequilibrio finanziario con molte lacune tant’è che il Ministero ci ha chiesto di integrarlo con una serie di chia­rimenti per le quali è stato necessario fare delle indagini approfondite. Siamo impe­gnati in una sfida ardua», dicono i com­missari che non escludono il dissesto eco­nomico finanziario per il Comune di Man­fredonia, altra tegola dopo lo scioglimento per mafia: «E’ un pericolo che incombe.

Fino a quando non avremo visto gli esiti dell’at­tività avviata. Gli effetti si vedranno da adesso in poi. Dobbiamo augurarci che i cittadini paghino con sollecitudine cartelle che riceveranno. Il Piano di rientro è ancora sotto esame: non è stato respinto ma nean­che approvato». Insomma, la spada di Damocle continua a pendere sul Municipio.

In una città già alle prese con gravi problemi di ordine sociale ed economico e con una ripresa enorme dell’immigrazione soprattutto giovanile, per mancanza di lavoro certamente, ma anche per le condizioni complessive di vivibilità della città sipontina epicentro, peraltro, della violenta mafia garganica con Vieste, Mattinata e Monte Sant’Angelo. Pro­prio i commissari si rivolgono ai giovani: «I giovani devono dimostrare più attenzione e interesse per la res pubblica, verso la po­litica, verso tutto quello che riguarda il loro futuro. Devono scendere in campo, ci de­vono mettere la faccia. Non rassegnarsi, non essere spettatori ma essere protagonisti del proprio tempo».