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18 marzo/ NON INVECCHIARE

C’è una certa rassegnazione che ti rende la vita spenta e inerte di fronte agli avvenimenti. Bisogna non colmare l’anima di rimpianti, ma conservarla giovane, fresca, aperta alla vita e all’avvenire. Il nostro grande privilegio di creature umane, la nostra luce interiore è che noi stessi possiamo decidere di non invecchiare.

Emmanuel Mounier

Così scriveva a sua sorella il 19 giugno 1929 il filosofo francese Emmanuel Mounier. Ho voluto proporre queste righe per due ragio­ni. La prima riguarda un atteggiamento diffuso nei nostri giorni così grigi, difficili, capaci di generare insoddisfazione ma non reazione, rassegnazione e non impegno. La vita si fa appunto «spenta e iner­te» e questo è terribile, perché vuol dire in un certo senso dare le di­missioni dalla vita.

La rassegnazione cristiana è un affidarsi fiducio­so all’azione divina, e quindi è pur sempre un atto di speranza. La rassegnazione attuale è, invece, una sorta di apatia, che cancella ogni impegno e ignora ogni aiuto, è una resa, un cedimento, una ca­pitolazione, della quale alcuni possono anche approfittare.

L’altra indicazione che vorrei sottolineare è nella frase: «noi stessi possiamo decidere di non invecchiare», ed è una conseguenza del precedente ragionamento. Si usa dire, con la Bibbia, che «la vec­chiaia non si calcola dalla longevità e dal numero degli anni» (Sa­pienza 4,8), anche perché abbiamo tutti sotto gli occhi molti giovani già vecchi.

A differenza degli animali, l’uomo, che cronologicamente invecchia come loro, può mutare il ritmo dello spirito (talora in sin­tonia con quello del corpo) e conservare una freschezza, una giovi­nezza interiore, un gusto di vivere, un senso vivo dell’attesa e della ricerca. È questo l’augurio che dobbiamo farci, sull’esempio di quei vecchi che sanno vivere in pienezza la loro stagione senza comples­si, malinconie, rimpianti e rassegnazione.

Gianfranco Ravasi