Menu Chiudi

Vieste/ È UNO SPORCO LAVORO MA QUALCUNO LO DEVE PUR FARE

Riceviamo e pubblichiamo

Come i tanti che avranno letto le agenzie che annunciavano l’intervista di Renzi anch’io sono sobbalzato sulla sedia ed ho esclamato: è impazzito!
Immaginando però che Renzi non poteva aver semplicemente detto: “riapriamo”, sono andato a leggermi l’intervista.
E dopo averla letta continuo a chiedermi cosa abbia detto di così scandaloso da provocare le reazioni sdegnate dei tanti che le stanno commentando sul web.

Andiamo per ordine.

1) Renzi ha detto che non bisogna stare a casa e bisogna riaprire tutto? No.
Renzi ha detto che con questo Virus dovremo conviverci un anno o forse due. E che è inimmaginabile pensare ad una quarantena che duri fino a quando non sarà trovato il vaccino.

2) Renzi ha detto che domani dobbiamo riaprire tutto? No.
Renzi ha solo detto che dobbiamo ripartire. “Piano piano ma ripartire. Gradualmente, a macchia di leopardo”.

3) Renzi ha detto che dobbiamo mettere in conto la possibilità di ammalarci tutti? No.
Renzi ha detto che nel frattempo “dovremo inventarci una nuova normalità. Dovremo abituarci a fare i controlli della febbre per andare al supermercato e a scuola. Dovremo cambiare la vita nelle fabbriche e negli uffici”.

4) Renzi ha detto che possiamo considerare finita l’emergenza? No.
Renzi ha detto, non solo oggi ma anche a gennaio quando invitava a dare retta a Burioni, che “dobbiamo seguire la scienza”. Il punto è che va trovato un modo per non morire né di Covid né di fame.

5) Renzi ha detto che bisogna tornare subito a scuola? No.
Renzi dice che “piano piano bisogna riaprire anche le scuole. Bisogna fare l’esame del sangue a tutti i nostri studenti o almeno il test sierologico. Potremmo scoprire che molti dei nostri figli hanno già contratto il virus Covid. Fatti gli esami medici, dobbiamo pensare di riaprire gradualmente le scuole magari iniziando da chi deve fare la maturità o l’esame di terza media. Naturalmente con tutte le verifiche sanitarie del caso”.

6) Renzi ha detto riapriamo subito le fabbriche? No.
Renzi ha detto che ci sono alcuni settori che possono partire. “Le persone devono avere mascherine, distanze di sicurezza, controlli. Ma devono lavorare. Lo fanno le cassiere, devono farlo gli architetti e gli operai, i parlamentari e i tecnici”. “Le strade sono deserte? Rimettiamole a posto, adesso. Alla ripresa ci saranno meno buche e più PIL. Nei cantieri della lotta contro il dissesto, sui fiumi, perché non agire immediatamente? Si può lavorare a distanza di sicurezza come dimostra l’esempio di Genova”.

Come avrete letto il ragionamento di Renzi è un pò più articolato. Il limite di questo ragionamento, per molti ma non per tutti, è che lo ha fatto Renzi.
Ma tempo dieci giorni, come spesso è accaduto, e queste riflessioni diventeranno patrimonio comune.

Lo dico io che pure non ho difficoltà a riconoscere che si tratta di un ragionamento che non mi convince del tutto, e mi riferisco alla parte sulla scuola.
Perchè se è vero che i ragazzi godono, per fortuna, di maggiori protezioni è anche vero che il mondo della scuola è composto anche da docenti e collaboratori scolastici che hanno un’età che li fa considerare tra le persone a maggior rischio. E sopratutto perché i ragazzi una volta tornati a casa si ritrovano a tavola con genitori e nonni.

Ma il punto è un altro.
Mentre noi restiamo a casa qualcuno deve preoccuparsi di organizzare il dopo. E per dopo intendo tra qualche settimana.

Non possiamo permetterci quello che è accaduto all’inizio di questa emergenza sanitaria quando ci veniva detto che eravamo “prontissimi” per poi scoprire che i nostri operatori sanitari erano senza i dispositivi di protezione individuale o che negli ospedali mancavano i ventilatori o che nel Paese mancava l’amuchina.

Quando cioè pensavamo che l’aver bloccato i voli diretti con la Cina ci metteva al riparo da qualsiasi pericolo senza pensare che dalla Cina ci arrivi anche, o meglio soprattutto, con i voli da Francoforte, Parigi o Istanbul.

Noi continuiamo a restare a casa. Mentre la scienza continua nella ricerca di una cura.
Ma la politica pensi a come rimettere in piedi questo Paese.

Aldo Ragni