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“I soldi dei clan garganici nel turismo”. Gli effetti dell’emergenza Covid-19 nell’analisi dell’ex questore Piernicola Silvis: “la società foggiana potrebbe cavalcare la fame”.

L’ex questore di Foggia Piernicola Silvis – oggi brillante scrittore e al momento al lavoro sul nuo­vo libro – conosce bene la criminalità organizza­ta della provincia di Foggia. A capo della Questura del capoluogo daunio dal 2014, il poliziotto ha poi rico­perto gli incarichi di dirigente dei commissariati di pub­blica sicurezza di Vasto e Senigallia, capo delle squa­dre mobili di Vicenza e Verona, capo di gabinetto del­la questura di Ancona, vice questore vicario di Mace­rata e questore di Oristano.

Per Silvis le mani sulle imprese – del comparto turistico-ricettivo in primis – potrebbero essere messe in questo momento di estrema crisi in particolar modo dai clan garganici. Mentre la Società foggiana potreb­be prestare denaro a strozzo, dare soldi e spesa a la­voratori in nero rimasti senza entrate. L Attacco lo ha intervistato.

La direzione anticrimine della Polizia di Stato ha messo in allarme le Questure rispetto al rischio che in questa fase pezzi di economia legale siano infettati dalle mafie. Come potrebbe avvenire?

Le forze di polizia sono molto impegnate sul fronte Covid-19, da cui dipende la stessa esistenza delle per­sone. Ma in questo momento le organizzazioni crimi­nali possono mettere in atto piani molto pericolosi e delicati sul piano economico.

Nel mese di marzo i nu­meri della delittuosità sono crollati ovunque in Italia, con percentuali che arrivano a superare in alcune re­gioni il 70%. Una conseguenza sia delle restrizioni che dell’impiego massiccio in strada degli organici delle forze di polizia.

Ma dall’altro lato c’è il serio pericolo che le organizza­zioni criminali agiscano come hanno sempre dimo­strato di saper fare: una delle maggiori loro capacità è adeguarsi alle situazioni esistenti. Nulla, dunque, vie­ta che anche in questa situazione emergenziale per coronavirus la criminalità organizzata si adegui allo stato attuale. Ad esempio, immettendo liquidità nelle imprese in crisi, diventando soci o imprenditori.

L’im­prenditore vede un fiume di soldi e si lancia per pren­derli. I capi delle organizzazioni sono intelligenti e quando si tratta di clan di grosso calibro hanno molto denaro da investire, frutto di traffici di stupefacenti, estorsioni, rapine. –

Qualcuno ritiene che le mafie possano anche fo­mentare disperati e approfittatori in rivolte contro le istituzioni, in proteste organizzate. E’ possibile anche in Capitanata?

Sì, quello è un altro rischio. Le Organizzazioni crimi­nali possono sobillare disordini e rivolte. Ricordiamo che esistono qualcosa come 4-5 milioni dì persone che lavorano in nero. Si tratta anche di situazioni che possono essere viste sotto il profilo mafioso, cioè è possibile ritenere che ì sobillatori siano legati alla ma­fia.

Dunque non bisogna stare attenti solo all’immissione di soldi. I clan possono approfittare dello stato di biso­gno delle imprese oppure prestare denaro ai com­mercianti a secco di liquidità, lo non sono nessuno ma ritengo che le pattuglie della Guardia di Finanza deb­bano essere sottratte al controllo delle persone in stra­da e occupate nello studio delle economie illegali che possono svilupparsi in questa fase. Senza dimentica­re che SCO e ROS dell’Arma continuano a fare inda­gini, quindi non si occupano di Covid-19.

Rispetto alla Capitanata, c’è un altro scenario possi­bile: quando il lavoro nero crolla – oltre a probabili fur­ti, rivolte e rapine – la criminalità organizzata si può av­vicinare a chi lavorava in nero e aiutare queste perso­ne dando loro denaro o spesa. Lo vedo come un ri­schio molto “foggiano”: le organizzazioni diventano una sorta di “madre” che aiuta i figli facendo proseliti­smo e assicurandosi visibilità.

Ecco, se le organizzazioni criminali più grandi posso­no immettere capitali nelle imprese qui a Foggia, do­ve prospera la Società foggiana, ritengo invece più possibile questo altro scénario.

Quattro le principali mafie italiane, diversi i clan della cosiddetta Quarta mafia della provincia di Foggia. Sulla base delle loro peculiarità, come ri­tiene che possano muoversi in questi mesi?

In Capitanata c’è la mafia di Cerignola che è quella specializzata nella gestione degli assalti ai blindati e che al momento è fuori gioco, perché tutte le forze di polizia sono in strada a controllare il rispetto delle mi­sure di contenimento.

La Società foggiana potrebbe, invece, come ho detto, cavalcare la fame delle persone, con spesa e soldi. Mentre la mafia garganica potrebbe, a mio avviso, mettere gli occhi su quella miriade di alberghi, di ri­storanti e dì strutture ricettive in genere che al mo­mento sono chiuse sul Gargano. Temo che possano essere a rischio di una impropria rivitalizzazione da parte dei clan.

Teme che ci siano intimidazioni o prensioni su sin- daci e amministratori in genere, magari da parte di chi “pretende” di accedere a sussidi e contributi pubblici per l’emergenza?

Bisogna stare molto attenti quando si paria di intimidazioni, con tutti questi agenti in strada non credo si possano realizzare. Ma c’è da stare attenti a dare quello che tocca ai cittadini e controllare cosa avvie­ne.

Con l’emergenza Covid che assorbe così tanto le forze di polizia, le indagini e il contrasto alle mafie passano in secondo piano?

Proprio adesso che le persone sono chiuse in casa credo che sia un momento propizio per lavorare alle indagini con maggiore serenità, i reparti investigativi, cosi come le procure, continuano a svolgere il proprio lavoro. Nessuna distrazione.

L’allarme lanciato nei giorni scorsi dal direttore dell’Anticrimine si è tradotto in particolari misure sollecitate alle Questure?

So che il capo della Polizia ha scritto all’Anticrimine, alle Questure e ai prefetti. Ci sono segnalazioni dell’intelligence girate ai prefetti per prevenire le situa­zioni che potrebbero verificarsi. E’ stato detto di stare attenti alle iniziative della criminalità organizzata, tut­ti devono tenere gii occhi ben aperti in questo mo­mento.

Il rischio riguarda solo settori criminali o anche gruppi politici estremisti? Qualcuno potrebbe approfittarne per destabiliz­zare in funzione antigovernativa?

Il pericolo riguarda solo gruppi criminali, non gruppi politici. Non mi risulta che ci siano rischi eversivi nel nostro Paese. L’azione dei gruppi politici si nota facil­mente, mentre la criminalità organizzata non si fa sco­prire e lavora sott’acqua.

Mi permetto di aggiungere che quando si gratta i problemi veri vengono fuori. Il pericolo vero è che le organizzazioni criminali avanzi­no e cerchino di fare di cavalcare l’onda, mentre non ha niente a che fare con i barconi degli immigrati. Il mio auspicio è che, quando si uscirà fuori dall’emer­genza, ciò non venga dimenticato e si faccia una guer­ra ancora più serrata alla criminalità organizzata e al­l’evasione fiscale.

Lucia Piemontese

l’attacco