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GARGANO, sotto il vestito niente.

La pandemia ha messo nell’angolo le scadenze elettorali. Ma ha messo nell’angolo il dibattito politico nei territori. Il processo di avvicinamento al rinnovo del governo della Regione Puglia e del nuovo Governatore ci appare alquanto silenzioso, quasi distaccato, indifferente.

Come se il Gargano e le sue ragioni non appartenessero a questo mondo pugliese, oppure appena sfiorato dal circolo politico ed economico, la cui qualità e quantità segnerà il destino e la prosperità di circa 4.200.000 abitanti. Ad oggi siamo interessati, non tutti per fortuna, solo da qualche spiffero gossippettaro senza senso e con poca o nulla sostanza.

Ad un livello ancora più misero ci viene scodellata una ribollita, trita e ritrita, sugli schieramenti in campo e sulle pedine da muovere al centro della scacchiera del consenso. Una bella e puntuale anticipazione ce l’ha fornita il quotidiano l’ATTACCO, di sabato 23 maggio, con un titolo ch’è già un programma e una vittoria: “Gli amici del giaguaro di Emiliano”. Tutto questo va bene per i curiosi ma, per il mondo che vive ed opera nel Gargano e per il Gargano, ci si aspetta un racconto diverso. In premessa, ad oggi, troviamo una pregevole (come sempre) riflessione del prof. Giuseppe Maratea “Al voto, al voto”, pubblicata il 23 maggio 2020 dal sito Fuoriporta.Info, preceduta da un mio articolo sulla pagina Fb, dal titolo”Il Gargano e le anime pie…inutili.”del 6 marzo 2020.

I due articoli si occupano di individuare un abito acconcio per probabili candidati alla competizione. Il tempo delle improvvisate e, come la pandemia ci insegna, il tempo della mediocrità, degli incompetenti, degli spicciafaccende è finito.

Un territorio così vario e complesso, un intreccio di mille piccole economie, un primato turistico da difendere, ritardi centenari da recuperare, mettersi al passo dei tempi, tutte queste cose hanno bisogno di essere rappresentate da candidati concordati e preparati. Profondi conoscitori di una realtà dai movimenti lenti, quasi impercettibili.

Questo è il tempo della rappresentanza reale, quelli della prossimità, quelli sul confine fra Istituzione e cittadini. Sono i Sindaci e amministratori, da San Nicandro a Mattinata, insieme alle altre istituzioni vive e dinamiche, che dovrebbero porsi il problema sullo stato di salute del Gargano. Il post/pandemia aprirà per tutti opportunità da cogliere con sapiente partecipazione.

Nessuno meglio di loro misura il peso della scarsa politica e dei scarsi risultati. Viabilità, ammodernamento infrastrutturale, rinnovo dell’offerta turistica, trasporto aereo, politica ambientale e culturale, sono temi che non possono essere delegati al candidato occasionale privo di cucina politica. I prossimi cinque anni sono troppo importanti, sia dal punto di vista della programmazione, sia per la mole degli investimenti previsti e il Gargano non può e non deve rinunciare al completamento di infrastrutture indispensabili al suo futuro: il completamento della strada a scorrimento veloce; il rilancio delle politiche ambientali del Parco Nazionale del Gargano; il trasporto aereo, con una parola definitiva sul futuro del Gino Lisa, con la stessa velocità decisionale adottata per il completamento e il restyling dell’Aeroporto di Grottaglie.

La Regione Puglia anticipando i tempi si attrezza proprio per questo. Il Governatore Michele Emiliano ha formato una squadra di sette personalità per cogliere tutte le opportunità della “ripartenza economica e sociale”, fra cui l’ex ministro della Cultura Massimo Bray, il presidente del Cnr Massimo Inguscio, il presidente di Telecom Salvatore Rossi, Pier Luigi Lopalco, Pasquale Preziosa, Alessandro Sannino, affidando la presidenza a Maria Grazia Chiuri, una donna di grande esperienza e capacità.

Il Gargano, a sua volta, deve attrezzarsi e arrivare a questo appuntamento scegliendo bene e unito se vuole giocare una buona partita con i cugini del Salento; i tempi sono maturi. L’alternativa, come dice il prof. Maratea, è morire di fame come l’asino di Buridano. Ma non perché indeciso fra due balle di fieno, ma solo perché non ci saranno balle da masticare.

Michele Angelicchio